Bon (Rafa) Nadal: viaggio nell’isola che ci ha regalato il campione maiorchino

Buon Natale? No, meglio. Bon Nadal, come dicono a Maiorca. Il primo per Rafa senza pensare alla stagione che verrà, all’Australia che l’aveva visto rinascere dopo l’ennesimo infortunio nel 2022, a come organizzare il calendario per arrivare al 100% sulla terra rossa. Il primo Natale senza tennis sul campo nel suo futuro. Ma per chi non può ancora pensare a un futuro del tennis senza Nadal ecco un viaggio dove tutto è iniziato. Nella sua Manacor. 40mila abitanti nel cuore di Mallorca. Immaginatelo bambino, 3/4 anni, camminare nella sua isola e andare con il papà Sebastian e con lo zio Toni al tenis club Manacor. E’ qui che inizia ad allenarsi 2 volte la settimana. E’ li’ che la leggenda ha inizio. Ed è proprio questa la frase che si legge sul muro del circolo, e anche se di Rafa qui oggi c’è poco, quel campetto l’ha visto crescere: attento, obbediente, dedito al lavoro. In una vetrina coi vetri un po’ sporchi, i suoi primi trofei da bambino. Tra le coppe articoli di giornale ingiallito che raccontano tutte le sfumature di un bambino un po’ timido che a 14 anni con i capelli a caschetto posa con il “petit As”, una sorta di Mundialito con tutti i ragazzi più promettenti del circuito. Ha deciso da poco di dedicarsi solamente al tennis Rafa e di lasciare il calcio io cui era un talento altrettanto promettente. “E’ un ragazzo che si applica, che sarebbe stato un bravo calciatore però il tennis lo ha attratto di più quando doveva scegliere tra le due direzioni dove per entrambe si prevedeva un grande futuro. Nadal è bravo due volte. Una gran fortuna la sua”. Antonio Mesquida, allenatore di calcio di Rafa Nadal “E’ abbastanza completo, il dritto e’ il suo miglior colpo, il colpo debole e’ il servizio, quello su cui stiamo lavorando con maggior insistenza, e vale anche la pena sottolineare la sua mentalità e il sapersi mettere costantemente nella lotta. Per quanto riguarda il futuro, ha un bel modo di porsi, punta in alto ma diamo tempo al tempo”. Toni Nadal, allenatore di tennis di Rafa Nadal Era il 22 febbraio del 2000 quando parlava così sul Diario de Mallorca lo zio Toni. Oggi, quasi 25 anni dopo, contiamo 14 Roland Garros, 4 Us Open, 2 Wimbledon e 2 Australian Open. 22 titoli slam. A questi si aggiungono 36 titoli 1000, 5 coppe Davis, 2 ori olimpici. Si possono quasi toccare al Museo Rafa Nadal dentro l’Accademia che ha aperto 8 anni fa e che adesso a Manacor è frequentata da giovani e adulti provenienti da tutto il mondo. Alla reception sui monitor ci sono le immagini delle sue vittorie più belle e quell’iconico “Gracias Rafa” che ormai è diventato uno slogan. C’è chi prenota un campo, chi è arrivato per una settimana di Christmas Camp, chi è socio e va in palestra o in Spa. E’ qui che Rafa si è allenato nell’ultima parte della sua carriera, qui oggi molti giocatori scelgono di andare per preparare la loro stagione. I campioni di oggi che si mescolano a quelli, forse, di domani. Ci sono circa 150 ragazzi dai 12 ai 18 anni, vengono da ogni parte del mondo, ce ne sono anche di italiani, come gli allenatori che si alternano. Vivono, si allenano e studiano in un collegio internazionale che c’è all’interno dell’Academia. “E’ importante che curino tanto la loro preparazione sportiva quanto quella scolastica”, racconta Antonio Arenas, direttore della Comunicazione dell’Accademia. “Ogni genitore vorrebbe che suo figlio diventasse il nuovo Rafa…ma se non accadrà dovrà avere la possibilità di proseguire gli studi e di essere formato come persona”. E’ una cosa a cui hanno sempre tenuto i genitori di Rafa che ha portato avanti i suoli studi al Colegio de Sant Vicente de Paul. Nel 2002, dopo aver vinto in aprile il suo primo match nell'Atp papà Sebastian gli disse che non avrebbe potuto partecipare al Roland Garros junior per non saltare gli esami scolastici. Rafa accettò, sapeva che quella era la strada corretta. Sarà forse un caso ma mentre parliamo di questo argomento appare proprio Sebastian Nadal: è al telefono, appoggiato a un tavolino del bar della Club House, vive la quotidianità dell’Accademia, gli piace guardare i ragazzini che si allenano. Aspetta che Rafa torni da Jeddah e nel frattempo controlla il regno di suo figlio. A pochi metri c’è la statua di Rafa, è sul lato corto del campo centrale, illuminata dal sole, pare che prenda vita. Ha appena chiuso il dritto, sembra di sentire il rumore di quella palla che scoppia. Lo immagini un attimo dopo a stringere il pugno e dire “Vamos”. Ci spostiamo ai campi e lungo il tragitto ci sono le foto delle vittorie di Nadal e le sue frasi “work hard. hard. hard”. Lo fanno i bambini, gli adulti appassionati e i campioni in off season alternandosi tra gli 8 in terra all’aperto e i 7 semi coperti e i 19 per allenarsi sul veloce, 16 all’aperto e 3 al coperto. La temperatura a Manacor anche d’inverno permette di sfruttarli tutti. Palestra, piscina, campi da squash, pallavolo, calcetto, pickleball e padel naturalmente . Zona relax, area medica , auditorium, l’Academia Nadal è una città. Ci sono lo Us Open Cafe’ e i ristoranti Wimbledon e Roland Garros. Sono tematizzati coi colori degli Slam con le foto di chi li ha vinti e naturalmente le gigantografie di Rafa con i trofei. I trofei, veri, si trovano nel Museo Rafa Nadal. Ci sono famiglie con bambini, appassionati di tennis o semplicemente turisti che comprano il biglietto per fare un viaggio nella storia di uno degli sportivi più vincenti di sempre. E’ un’esperienza interattiva legata al mondo dello sport in generale in cui si vive l’emozione di entrare in campo come faceva Rafa , scambiare qualche palleggio sulla terra rossa virtuale, passare dal simulatore di Formula 1 al basket, al calcio. Ci si può mettere alla prova come giudici di sedia e vedere se davvero si ha l’occhio di falco, guardare tutti i numeri della sua straordinaria carriera e vedere la storia del tennis attraverso l’evoluzione delle racchette regalategli da tanti colleghi e amici: dalla prima di Manolo Santana a quella con cui Rafa ha vinto l’ultimo slam parigino. L’esperienza interattiva diventa reale quando si scende nella sala dei trofei e ci si trova davanti a tutta la sua grandezza. Quelle teche che contengono le sue vittorie sembrano infinite. La vetrina degli Slam inizia e finisce con la coppa dei moschettieri. La prima del 2005 è leggermente ossidata l’ultima del 2022 sembra ricordarci tutta la sofferenza di quel Rafa che dopo aver vinto sullo Chatrier faticava quasi a camminare. C’è la carriera con la maglia della Spagna, quella Olimpica porta anche la firma di Alcaraz sulla camiseta roja di Parigi 2024. Tra queste coppe c’è anche il Rafa umano e si vede nella presenza di tanti amici che ha incontrato nel corso della sua carriera e che l’hanno voluto omaggiare a partire da Roger Federer, che ha donato il proprio completo di Wimbledon 2008, e poi i giocatori del Real Madrid, sua squadra del cuore, Marc Marquez, Valentino Rossi, Pau Gasol e tanti altri. Nei prossimi mesi tutta questa parte verrà riorganizzata perché fino a ora Rafa non voleva che ci fosse un museo a lui dedicato visto che era ancora in attività. Ora verrà ripensato proprio per dare la possibilità ai tanti abitatori che durante l’anno arrivano da ogni parte del mondo di vivere ancora più nel profondo ciò che è stato Nadal per il Tennis. Nadal per ora si dividerà tra la sua Academia e… la pesca… è il suo desiderio da sempre, lui che andava da bambino a pescare insieme con gli zii e che ad ogni intervista, quando gli si chiedeva “dove ti vedi tra 10 anni?” rispondeva “a pescare nella mia isola”. La sua villa da 7000 metri quadri a Porto Cristo si affaccia sulla baia che in questi giorni non è affollata di turisti come in estate. Attraccato al porto il suo Yacht nero cangiante. Un catamarano da 24 metri che si è regalato 4 anni fa. E’ il nuovo Natale di Nadal. Diverso, inusuale, forse unico perché il giocatore più dinamico di sempre starà sicuramente già progettando un nuovo futuro in movimento. Per ora, Bon Nadal!

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Bon (Rafa) Nadal: viaggio nell’isola che ci ha regalato il campione maiorchino

Eleonora Cottarelli