Tyra Grant: "L'Italia e Roma sono casa mia, so dove voglio arrivare"

Ora stai diventando famosa! Quindi dobbiamo ripartire: ci racconti bene da dove provieni, la tua storia? “Io nasco a Roma, sono cresciuta a Vigevano e ci sono rimasta fino a 7 anni: mia mamma è di lì. Lei è italiana, mio papà è americano, io ho un fratellino più piccolo. A 7 anni mi trasferisco da Piatti , rimango lì dai 7 fino ai 14 anni. Poi faccio un anno di Federazione in America, quindi torno in Italia, provo un paio di allenatori diversi. E a settembre dell’anno scorso mi stabilisco a Casale Monferrato, pur abitando sempre a Vigevano. E ora siamo qui…” E fortunatamente per il nostro tennis non hai fatto basket! Ti è mai stato posto questo bivio dalla tua famiglia? “Molti pensano che avessi avuto questa scelta, ma papà mi ha sempre spinto sul tennis e non sul basket. Meno male, direi” Sport di squadra, contro sport individuale… Che poi il tennis ha delle pressioni che magari il basket non ha. “Sì, sicuramente ci sono pro e contro tra gli sport individuali rispetto a quelli come il basket, o il calcio. Ma sono contenta di aver scelto il tennis perché ti dà l’opzione di giocare sia in singolo, sia in doppio. E penso sia una cosa molto carina” L’opzione di non fare sport probabilmente non l’hai mai avuta, no? Un papà campione di basket, una mamma maestra di tennis… L’ipotesi di fare la cantante forse è mancata. “Non è vero! C’è stato un periodo, avevo 3-4 anni, in cui facevo piano e canto. Ero bravina! C’era questa opzione, e infatti la mamma mi ha fatto scegliere se fare tennis o continuare con uno strumento e da lì siamo andati avanti. Se vinco i primi tornei suono qualcosa? No, impossibile, non suono niente! Non ricordo le note… Intonata? Una volta ero veramente, ora non più…” Ci parli del tuo tennis? Devi spiegare che tipo di giocatrice tu sia a chi non ti ha mai vista. “Sono molto aggressiva, mi piace andarmi a prendere il punto: gioco molto col diritto, col rovescio cambio tanto in back. Mi piacciono le smorzate, vengo tanto a rete… diciamo che faccio di tutto” Hai 17 anni ma dalla tua maturità ne dimostri… 37! Quanto pensi ti serva questa mentalità? “Molto. Vivendo tanto nello sport, viaggiando tanto, questa cosa che siamo costretti a maturare più in fretta è ovvia e la vedo anche con molti miei coetanei” Ma lo sai vero che non è stata banale la tua scelta? Come mai hai deciso per l’Italia e non gli Stati Uniti? E che effetto ti fa essere a Roma? “Il primo torneo l’ho fatto da americana, e fino a Madrid è stato così. Ma ho sempre avuto questo pensiero: e se cambiassi? Stando da Piatti vedevo tecnici federali, poi tutti i miei amici italiani viaggiavano sempre… Alla fine però è stata una mia scelta personale, legata a come io mi senta e a come viva in Italia. Ho tutta la mia vita qui. Roma? È bellissima: stando a Vigevano, che è molto vicina a Milano, sono abituata a vivere nelle grandi città. Ma Roma è Roma, sono contentissima di stare qui tanto tempo, tra partite singole e doppio: è top” Senti, ma non è che vincendo qualche torneo poi perderai questa tua simpatia? “No, assolutamente! Io voglio restare così. Ho un obiettivo, quello di diventare fortissima. Ma non di cambiare”

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