Leone XIV, il tennista dilettante e quel campo al Vaticano

"Mi considero un buon dilettante", diceva Robert Francis Prevost a chi gli domandava della sua grande passione per il tennis. Il cardinale missionario, oggi erede del Trono di Pietro e Pontefice con il nome di Leone XIV, aveva tuttavia un grande rimpianto: "Da quando ho lasciato il Perù ho avuto poche occasioni per allenarmi, quindi dentro di me non vedo l'ora di tornare in campo. Finora il nuovo lavoro non mi ha lasciato molto tempo libero". Ma probabilmente adesso ne avrà ancora di meno e questo lo costringerà ad appendere la racchetta al chiodo definitivamente. E la beffa più grande per l'uomo diventato Pontefice, è che la sua elezione a successore di Papa Bergoglio è avvenuta proprio nei giorni in cui a Roma è in corso il 'Masters 1000'. Tant'è che la sua ascesa al soglio Vaticano è stata salutata da una gigantesca ovazione anche al Foro Italico, dove forse nei suoi sogni da bambino avrà desiderato di giocare gli Internazionali d'Italia ed essere applaudito per una volée vincente. In realtà il colpo migliore lo ha esibito in Conclave, con uno smash che ha costretto anche il favoritissimo cardinale Pietro Parolin a cedere il punto finale. Un match ball pesantissimo da caricarsi da ora in avanti sulle spalle. Per quanto a un agostiniano di ferro non faccia paura rimettere Cristo e la Chiesa al centro del cammino e l'evangelizzazione del gregge davanti a tutto. Però, a ripensarci ancora, nel silenzio della sua piccola stanza in fondo al corridoio del Palazzo Apostolico, quanto era bello da giovane immaginarsi tennista in giro per il mondo. Eppure chissà, forse ancora nascosto da tutti, ben protetto dai servizi di sicurezza, in quel campo da tennis che è un gioiellino, incastonato fra le Mura discrete dei Musei Vaticani, tra gli alberi e i gazebo in un angolino dei giardini pontifici e parte di un’area destinata a un antico progetto ben più ampio delle decorazioni degli ambienti papali che partiva da Giulio III, qualcuno sentirà di buon mattino presto o tardi ancora risuonare il suono rimbombante della pallina da tennis che viaggia da una parte all'altra del perimetro... Con il tatto saggio di chi ha già fatto sapere che il senso del suo mandato sarà l'invisibilità e non il protagonismo. E intorno echeggerà un ticchettio anonimo e gentile... toc... toc... puff... spiff... E qualcuno udendolo si domanderà se dopo il Papa sportivo Giovanni Paolo II venuto da lontano , c'è di nuovo un Papa che ama - tra un'omelia e un Angelus - dedicarsi a se stesso e alla cura della mente sana in un corpo sano. Papa Leone XIV non conquisterà mai Wimbledon, ma per ora ha conquistato la curiosità di tutti. Nel tempo libero continuerà a studiare e leggere, a seguire in tv il suo amatissimo tennis e anche il baseball MLB e gli incontri dei Chicago White Sox di cui è un fan sfegatato . E poi, ricomponendosi tornerà a dedicarsi alle folle per la sua missione più grande, riportare la fede e la pace nel mondo. Fede e pace. Due parole che hanno molto a che fare anche con lo sport se bene utilizzate. In nome del suo magistero e del motto agostiniano che ne illuminerà il cammino, "In Illo uno unum”, che sant'Agostino pronunciò in un sermone, l'”Esposizione sul Salmo 127″, per spiegare che “sebbene noi cristiani siamo molti, nell'unico Cristo siamo uno”.

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Lucio Rizzica