Sorprese, certezze, terzi incomodi: il 2025 del tennis a Tennis Club

Hanno trasformato ogni finale, Sinner e Alcaraz, in un capitolo obbligato – potenza contro geometria, serenità contro tempesta – e ora che archiviano un anno da dominatori, il 2026 si apre con la domanda che hanno lasciato sospesa: chi osa inserirsi fra loro due? Di ‘terzi incomodi’ potenziali ne abbiamo visti passare parecchi, ma nessuno ha retto l’onda lunga dei due ragazzi prodigio. Tsitsipas è sparito, Draper è maturato e poi si è spaccato, Medvedev evaporato, Fritz congelato, Musetti rinfrancato. Poi c’è uno che nel 2025 ha messo la testa fuori con la sfrontatezza di chi non deve chiedere permesso: Flavio Cobolli. Il romano ha infilato la stagione migliore della carriera, un anno di crescita organica, match veri, qualche caduta e molte risalite. Best ranking da 18 Atp e quarti a Wimbledon, non male. Nel lungo filo della sua intervista di fine stagione – calma, quasi riflessiva – la frase che resta impressa è semplice: “Non voglio essere il terzo incomodo di nessuno. Voglio che qualcuno, semmai, sia il mio”. Non è arroganza: è autoconsapevolezza. È la generazione italiana che smette di stupirsi di sé stessa. Coach dell’anno Il premio di coach dell’anno inevitabilmente scivola verso chi ha saputo mantenere la rotta in un circuito che cambia ogni tre mesi. E nell’era del tennis ipertecnico, dove conta come respiri tra un colpo e l’altro, emergono i maestri della gestione emotiva. Vagnozzi-Cahill per distacco, Sinner non mente mai. Più psicologi che strateghi, più architetti che artigiani. Sorpresa dell’anno La sorpresa dell’anno? Senza troppe discussioni, la stagione refrattaria alle logiche del pronostico di chi ha trasformato un dettaglio in occasione. Il già citato Draper che sbanca Indian Wells. Mensik campione di Miami. Di lì in poi, poco altro. Una wild card che diventa tabellone pesante, un qualificato che diventa semifinale… poi finale, poi trionfo in un Masters1000. Da numero 204 del mondo: il tennis, per fortuna, non ha mai smesso di ricordarci che il ranking è solo una lista, non un destino. Partita dell’anno La partita più bella è stata, senza ironia, quella che nessuno avrebbe saputo prevedere, neanche i due attori principali. Fognini-Alcaraz a Wimbledon. Fabio che per un pomeriggio ha riavvolto la carriera, Carlos che ha dovuto improvvisamente giocare come se dall’altra parte ci fosse un campione ancora convinto di esserlo. Tennis puro, senza algoritmo. E poi c’è Djokovic, che nel 2025 ha continuato a inanellare semifinali di Slam, inseguendo cose che forse solo lui vede. “Sto ricostruendo la macchina”, ha detto. Nessuno sa con quali pezzi, né con quale carburante, ma nessuno si sente di escludere che la macchina, prima o poi, riparta davvero. Tennis d’Italia Sul fronte italiano, Jasmine Paolini ha firmato un’altra stagione straordinaria, non più sorprendente ma strutturale. È entrata nel tennis che conta e ci resta per convinzione, non per incidente. E poi, un’italiana che vince al Foro Italico, what else? Il 2025 si chiude però anche con un sentimento spezzato: la scomparsa di Nicola Pietrangeli. L’uomo, il campione, il monumento e, come tutti i monumenti, anche una figura spigolosa, discussa, contraddittoria. Come capita spesso a chi ha tanto carattere e zero ipocrisia in sé. La sua assenza pesa, perché Nicola incarnava un ponte col tennis che non esiste più, ma da cui tutti proveniamo. Il 2026 riparte da qui: due soli davanti a illuminare il circuito, qualche pianeta che prova a entrare nell’orbita, e un cielo che – nonostante tutto – continua a generare storie. E noi, come sempre, pronti a raccontarle.

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Stefano Meloccaro