Il tennis che sarà

Troppo facile adesso sarebbe indugiare sulla stagione onnicomprensiva del tennis italiano, finanche eccessiva per numero di trofei vinti, continuità, profluvio di giocatori e giocatrici, coppe, medaglie, ricchi premi e cotillon. Davvero sentiamo il bisogno di cercare altre parole ridondanti per definire il giovanotto altoatesino sudtirolese che la Madonna del Divino Amore ci ha regalato e che infiniti lutti adduce a chiunque tenti di avvicinarsi al suo raggio d’azione? C’è qualcosa di lui che non è stato ancora sviscerato e - per certi versi - eviscerato? Francamente no. Pensiamo invece sia da rimarcare ulteriormente quanto l’ultima Grande Insalatiera annessa sia cosa da attribuire in parti eguali tra lui e il gigantesco uomo di Nuovo Salario. Lo si sa, avere Sinner in squadra è meglio che non averlo, il Catalano di arboriana memoria sarebbe assai felice della menzione implicita. Ma senza la compartecipazione dell’altro colosso, la questione sarebbe potuta essere parecchio più macchinosa. E così, il ritorno di Matteo Berrettini rappresenta la vera grande bella novità di fine anno. Per meglio dire, il nostro Saldo di Fine Stagione preferito. Proprio così: Saldo, con la esse maiuscola. Nel senso di solido, affidabile, forte. Ha lavorato indomito per un anno, è stato cazzuto nelle semifinali bolognesi, poi granitico nei giochi finali di Andalusìa. Nessuno l’ha meritata più di lui questa zuppiera, perché nonostante i dolori e le battute d’arresto che ha dovuto affrontare nello scorso tribolato biennio, ha perseverato. Pertinace. Che è cosa umana e diabolica al tempo stesso. Quando si ama qualcosa tanto quanto il riccioluto ama il tennis - per inciso, lo amava anche ai tempi di Melissa Satta, sia chiaro - giammai si smette di adoperarsi perché tutto si compia. E tutto si è compiuto, come i ragazzi del Dream Team si erano riproposti un anno fa a Malaga, quando il rossocrinito evoluiva sul rettangolo e il moro si applicava da capitano aggiunto non giocatore in panca. Parafrasando il miglior Fred Bongusto, Il nostro amore è nato a Malaga, poi è cresciuto a dismisura, fino a riempire il cuore di tutti gli amanti del tennis. E di tutti quelli che lo sono diventati cammin facendo, o che hanno riscoperto una passione sopita per questo sport. Merito ulteriore dei ragazzi diversamente gemelli e di tutti gli altri protagonisti e protagoniste che non stiamo qui a citare, tanto sono noti a tutti. Per cui adesso ci godiamo qualche settimana di meritata vacanza e poi ci rituffiamo in una nuova annata trionfale . Punto di domanda obbligatorio. Sarebbe molto bello e tranquillizzante poterlo scrivere a caratteri cubitali, ma non è proprio così assodato. Analizziamo dunque - con malcelati intenti apotropaici - le possibili criticità. Innanzi tutto, la vicenda Clostebol, che - come sappiamo - aleggia ancora sulla testa nel nostro numero uno. Il ragazzo dovrà dimostrare al Tas di non essere stato negligente, nella arcinota questione pomatosa. Incrociamo le dita, ma la storia è ancora da definire e non priva di sfaccettature. Fermo restando che qualunque dovesse essere l’esito, Jannik lo archivierà alla sua maniera. Se sarà dichiarato innocente, ringrazierà e tornerà a vincere. Ove il verdetto fosse diverso, attenderà il tempo necessario poi tornerà a stravincere. Lo stile sinneriano è questo, ormai lo abbiamo imparato bene. Così come abbiamo imparato che delle giunture, dei tendini e dei muscoli di Berrettini ci possiamo fidare, punto. L’auspicio è che Matteo abbia imparato a gestire il suo corpaccione una volta per tutte. Se lo meriterebbe, non fosse altro per la determinazione e il sacrificio che ha profuso per tornare a livelli di classifica che gli competono. E che potranno presto divenire ancor più interessanti, a patto di mantenere la macchina efficiente come negli ultimi tempi. Per Berrettini l’antico adagio quando c’è la salute c’è tutto assume un significato particolare. Dopodiché, restando nel pianeta dei maschietti, solo cose belle. Musetti tornerà a deliziarci con le sue mirabilie da torneo, in attesa di lasciarle fluire anche quando veste i panni azzurri. Cobolli cercherà conferme nella stagione più difficile, la seconda dopo l’esplosione, ma ha carattere e colpi per riconfermarsi e volare. Arnaldi, la sua seconda dopo l’exploit l’ha appena vissuta, ora può rilassarsi e salire ancora più su. Sonego sfrutterà le sue meditate vacanze - è in Sri Lanka tra templi e silenzi - per ripartire focoso come lo sappiamo. Darderi è un caterpillar, i caterpillar non conoscono ostacoli. Fognini avrà ancora voglia di giocare e divertirsi, cosa niente affatto banale per uno che ha passato la vita a dare l’impressione al prossimo di non averne. Ma chi conosce Fabio sa che era tutta una maschera. Nardi dovrà superare le sue incertezze e le sue riluttanze a capire che può essere top 30, a patto di convincersene lui per primo. Quelli sotto prendano esempio da quelli dei piani alti, perché con questi chiari di luna dieci italiani nei primi cento sono ancora pochi. E poi ci sono le signorine. Capitanate dal più acclarato esempio di abnegazione e fiducia nei propri mezzi che mai si sia mosso su un rettangolo da gioco. Jasmine Paolini, tennista per certi versi più rimarchevole di Sinner per quanto ottenuto in stagione. La notizia più bella e inaspettata degli ultimi 365 giorni, a patto di non chiederle il bis a tutti i costi. Un Mille, due finali di Slam e una BJK Cup con chiusura al numero quattro. Assestarsi su questi livelli di eccellenza dovrà essere l’obiettivo, fare meglio sarà dura. Ma il grande coach Renzo Furlan lo sa benissimo. Lo stesso dicasi per la prosecuzione del romanzo di Sara Errani, che però ha il vantaggio di essere imparentata con Dorian Gray. Il tema centrale è ben noto: ottenere e mantenere la giovinezza eterna; Sara ci è riuscita. Tutti gli altri protagonisti e protagoniste del tennis italiano faranno bene a chiederle come fa.