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NBA, la miglior squadra a Est? Gli Wizards!

NBA

Stefano Salerno

John Wall e Bradley Beal hanno ritrovato l'intesa (in campo e fuori) dopo i dissidi di questa estate (Foto Getty)

Dal 1 dicembre a oggi, gli Washington Wizard hanno il miglior record NBA tra le squadre della Eastern Conference. E non è un caso

Se la regular season fosse iniziata il primo dicembre, l’NBA vedrebbe gli Washington Wizards veleggiare in testa alla Eastern Conference (21-9 negli ultimi due mesi), lasciandosi alle spalle sia Boston (20-10) che Cleveland (19-12). I capitolini sono l’unica squadra dell’Est ad aver vinto più del 70% delle gare negli ultimi 60 giorni, quinti per Net Rating (+4.9) alle spalle delle potenze dell’Ovest. Meglio di loro fanno i Toronto Raptors, certo, il cui rendimento è però precipitato nelle ultime sette gare (1-6), facendoli ripiombare nel calderone della corsa a un secondo posto che sembrava ormai dato per scontato. Gli Wizards sono lì, a una partita e mezzo di distanza dai canadesi che nei primi giorni di marzo incroceranno la strada con loro per ben due volte nel giro di tre giorni. Due sono anche gli scontri che mancano con Cavaliers e Pacers, mentre il calendario riserva ancora una sfida contro gli Hawks e soprattutto i Celtics, in quella che ha assunto sempre più i contorni di una vera e propria rivalità. Il total black “da funerale” sfoggiato nella gara di settimana scorsa ha portato bene, in un match dominato da Washington sin dalla palla a due, padrona del campo contro quella che al momento è la seconda forza a Est.

Wall&Beal, pace fatta – Tra i tanti fattori che hanno permesso a John Wall e compagni di rilanciarsi in una stagione partita a singhiozzo (2-8 dopo le prime tre settimane) ci sono di certo la condizione fisica e l’armonia ritrovata. Dalla vittoria datata 5 dicembre contro i Brooklyn Nets infatti, Bradley Beal è sempre sceso in campo, giocando la miglior pallacanestro della sua carrier e mettendo a referto il record personale sia alla voce punti realizzati (21.8) che percentuale dal campo (46%). Un mix letale per gli avversari se unito allo straordinario lavoro fatto dallo stesso Wall, definitivamente consacratosi in una stagione in cui viaggia con quasi 23 punti, 10.3 assist e il 46% abbondante al tiro (tutti massimi anche per lui). “Noi ci consideriamo il miglior backcourt dell’NBA – commenta il numero 3 –, dobbiamo soltanto continuare a dimostrarlo a noi stessi, ritenerci reciprocamente responsabili dell’andamento della squadra”. Beal si è anche detto infastidito da chi continua a tirar fuori le polemiche estive legate alle dichiarazioni del playmaker nei suoi confronti: “Credo che le cose stiano andando bene, molto bene. Ormai è una storia vecchia, ma le persone continuano a ripetere che non andiamo d’accordo o che non c’è intesa. Noi invece scendiamo sul parquet e dimostriamo il contrario”. A questo proposito, c’è davvero poco da obiettare visti i risultati di personali e di squadra. La point guard ex Kentucky è stata infatti selezionata per il quarto anno consecutivo tra le riserve dell’All-Star Game, traguardo ancora mai raggiunto in carriera da Beal: “Beh, di certo sono stato amareggiato per questa scelta – racconta il diretto interessato riguardo l’esclusione dalla partita del 19 febbraio a New Orleans –, ma non è la fine del mondo. Non è questa la ragione per cui gioco a basket. Lo faccio soltanto per amore. Poi certo, se mi si chiede se voglio diventare un All-Star la mia risposta è sì”. Lui sì, io no? Le discussioni ormai sono acqua passata e Beal non cade nel tranello: “Sono molto contento per John; ormai è al suo quarto All-Star Game. È migliorato sempre più da quando stiamo giocando insieme e rappresenterà al meglio la nostra squadra”. È davvero pace fatta.

Porter e Morris, gregari di lusso – A far andare le cose per il verso giusto ci hanno pensato anche i risultati, con gli Wizards che cavalcano una striscia aperta di 14 successi casalinghi consecutivi e con la sfida alle porte contro i Knicks che sembra riservare loro l’ennesima vittima sacrificale. Sono cambiati i risultati rispetto ai primi 40 giorni, non l’approccio o il sistema. “Non ci siamo mai fatti prendere dal panico” racconta Wall, mentre Markieff Morris aggiunge: “In realtà siamo andati a 2-3 tiri di distanza dall’essere 5-5 o addirittura 6-4. Non sono entrate delle conclusioni che stiamo costruendo nello stesso modo, ma che adesso stiamo segnando con continuità”. Il numero 5 è uno dei motivi della crescita di tutto il quintetto degli Wizards: negli ultimi due mesi infatti il suo Net Rating è migliore anche di quello del playmaker numero 2 (+8.2), con la squadra che crolla a -1.3 quando va a sedersi. Nelle ultime 15, il fratello di Marcus (uno dei pochi a dare un dispiacere ai capitolini in questo periodo, uscito vincitore dallo scontro fratricida con i suoi Pistons) sta viaggiando a quasi 17 di media tirando col 41.5% da tre, garantendo lo spacing necessario a un attacco a che ha trovato in Otto Porter il 3&D perfetto. Il prodotto di Georgetown è il miglior tiratore da tre punti della lega con il suo 46.8% dall’arco, testa e spalle il suo massimo in carriera (tirava con il 19% nella stagione da rookie) su un volume di tiri raddoppiato negli ultimi due anni. Tira di più, e lo fa meglio, senza perdere di efficacia a difesa del proprio canestro, a formare con Beal la miglior coppia per Net Rating della squadra negli ultimi due mesi (+11.8).

Obiettivo secondo posto - Jason Smith, uno dei giocatori più criticati nel difficile avvio degli Wizards, non ha dubbi: “Quando sono arrivato in questa squadra, ero certo del fatto che Wall e Beal sarebbero stati l’ago della bilancia. Con loro due in salute, le cose andranno sempre per il verso giusto”. Tutto vero, anche perché la panchina di Washington resta il vero punto debole della squadra. Ventisettesima per Net Rating (-6.2) stagionale e migliorata soltanto in parte dal fatidico primo dicembre (21^ a quota -3), a gara in corso coach Brooks non sembra davvero poter disporre di valide alternative. Kelly Oubre e Marcus Thornton sono gli unici a meritare un minutaggio superiore al quarto d’ora, con tutti e cinque i titolari ben al di sopra dei 30 minuti di utilizzo. Le attese però a questo punto restano alte, soprattutto in un momento di incertezza in cui né Cavs né Raptors appaiono imbattibili: “Non ho di certo paura delle aspettative che si sono create attorno alla squadra – commenta coach Scott Brooks –, mi piace l’idea che ci venga riconosciuto il nostro valore. Non possiamo rilassarci e dire: ‘Oh, sai cosa c’è? Siamo arrivati dove volevamo’, perché non è così”.