I campioni in carica perdono in casa contro gli Hawks che lasciano a riposo tutti i titolari. Toronto mette nei guai Miami, ora 9^ nella Eastern Conference. Vincono in casa Memphis, Utah e Los Angeles, successi esterni per San Antonio e Detroit
Cleveland Cavaliers-Atlanta Hawks 100-114
Sembrava tutto apparecchiato per una comoda vittoria dei Cavs: un giorno di riposo alle spalle dopo aver battuto i Boston Celtics per riprendersi il primo posto nella conference; un avversario in back-to-back che aveva deciso di far riposare tutti e cinque i titolari; la possibilità, con una vittoria, di chiudere il discorso sul fattore campo per tutti i playoff a Est e far riposare LeBron James e Kyrie Irving fino alla fine della regular season. Dopo essere andati sotto anche in doppia cifra nel primo tempo, i Cavs sembravano aver rimesso a posto le cose prendendosi 9 punti di vantaggio nel terzo quarto, ma da lì in poi sono completamente crollati finendo sotto anche di 20 punti nell’ultimo quarto, sotto i colpi di Tim Hardaway Jr. (15 dei suoi 21 punti nell’ultimo quarto) e l’ex Mike Dunleavy (20 guidando una panchina che ha stravinto lo scontro con i diretti avversari 55-21) per una sconfitta definita da una fonte dei Cavs a ESPN come “di gran lunga la più imbarazzante della stagione”, concedendo 39 assist su 45 canestri segnati dagli Hawks che con questo successo sono tornati al quinto posto nella Eastern Conference.
“Ovviamente è stata una brutta prestazione” ha dichiarato un furente Ty Lue. “Avevamo appena battuto Boston in quel modo: tornare qui e non legittimarla contro una squadra che nemmeno ha fatto giocare i suoi migliori giocatori… Stasera non abbiamo avuto rispetto per loro. Abbiamo giochicchiato fino a quando non è stato il momento di chiuderla, ma a quel punto loro erano già in fiducia. Questo è quello che siamo stati e quello che siamo, e lo odio”. Sentimento condiviso anche da un Kevin Love da 15+15 ma con 6/17 al tiro (“Avevamo bisogno di questa vittoria, era importantissima per noi e abbiamo perso. Questa è la cosa più frustrante, disturbante e odiosa”) e da LeBron James, come al solito il migliore dei suoi con 27 punti, 8 rimbalzi e 7 assist con 12/15 al tiro (“Non avevamo alcuna energia come squadra. Non ho idea del perché. Ci si aspetterebbe che noi migliorassimo e lo stavamo anche facendo, poi stasera abbiamo fatto un paio di passi indietro”). Ad aggiungere cattive notizie a una serata già pessima di suo, Kyrie Irving ha chiuso con 18 punti e 7 assist ma uscendo brevemente nel terzo quarto per mettere a posto un ginocchio sinistro che continua a dargli noie, infiammandosi continuamente. “Giovedì è stata una giornataccia, ho provato a fare di tutto per recuperare ma all’intervallo è andato fott*******e in fiamme”. Un motivo in più per rimpiangere l’occasione persa di farlo riposare per le ultime tre partite di regular season, tra cui la prossima di nuovo con gli Hawks ma sul campo di Atlanta.
Toronto Raptors-Miami Heat 96-94
In un’altra partita con implicazioni di playoff, sono i 38 punti di DeMar DeRozan a guidare i Raptors nell’ultima partita di regular season all’Air Canada Centre, respingendo il tentativo disperato di rimonta degli Heat. La sua 31^ partita stagionale con almeno 30 punti (superato il record di Vince Carter nel 2000-01) non è particolarmente efficiente (14/32 dal campo e 6 palle perse), ma estremamente necessaria vista la serata storta di Kyle Lowry (12 punti con 5/14 e 5 palle perse) alla seconda gara dopo le 21 saltate per un infortunio al polso. Le prestazioni altalenanti delle due stelle avevano permesso agli ospiti di rientrare da -18 grazie alla doppia doppia da 22+10 dell’ex James Johnson e i 18 di Goran Dragic, ma dopo aver pareggiato a 4:43 dalla fine hanno subito un parziale di 10-2 che ha di fatto chiuso i giochi. Ora gli Heat sono fuori dalla zona playoff con una partita da recuperare su Indiana e Chicago: la partita a Washington di sabato sera sarà cruciale per le loro speranze di playoff.
Houston Rockets-Detroit Pistons 109-114
In tono minore rispetto a quello dei Cavs, ma anche la sconfitta casalinga dei Rockets è a suo modo sorprendente: i Pistons non sono ancora matematicamente fuori dai playoff ma poco ci manca, eppure sono andati a vincere sul campo del candidato MVP James Harden (33 punti, 9 rimbalzi e 12 assist ma con 10/25 dal campo) grazie a un eccellente ultimo quarto da 39 a 22. Il protagonista inatteso è stato il gigante Boban Marjanovic, che ha segnato il suo massimo in carriera con 27 punti e 12 rimbalzi, oltre al giovane Stanley Johnson che ha segnato la tripla a 32.4 secondi dalla fine che ha spezzato la parità. “È stato bello vedere in campo un gruppo di ragazzi che davvero avevano voglia di giocare” ha commentato Stan Van Gundy, che ha avuto anche 20 punti da Ish Smith e una doppia doppia dal rookie Henry Ellenson (15+11). Coach D’Antoni, che ha ritrovato Ryan Anderson dopo 9 partite di assenza, aveva tenuto a riposo il centro Clint Capela per farlo riposare in vista dei playoff, tattica che verrà utilizzata anche per altri giocatori tranne Harden e Patrick Beverley (massimo in carriera da 13 rimbalzi), che hanno rifiutato la possibilità.
Memphis Grizzlies-New York Knicks 101-88
Chi invece non ha avuto problemi a battere una squadra rimaneggiata è Memphis, che grazie a 31 punti di Mike Conley (12/17 al tiro nonostante un taglio sotto il sopracciglio) ha avuto facilmente ragione di New York priva di Anthony e Porzingis. Con questa vittoria i Grizzlies sono matematicamente certi del settimo posto nella conference, che li vedrà opporsi ai San Antonio Spurs nel primo turno ai playoff. A decidere la sfida è stato un parziale di 16-2 nell’ultimo quarto, con 13 punti per Wayne Selden (massimo in carriera) e 12 per Vince Carter ad accompagnare la doppia doppia da 16+10 di Marc Gasol. Con un roster privo di stelle, il migliore per i Knicks è stato Courtney Lee con 16 punti, mentre Maurice Ndour (partito in quintetto) si è tolto la soddisfazione di realizzare il suo career-high con 15 punti e 7 rimbalzi.
Dallas Mavericks-San Antonio Spurs 89-102
Dallo scontro tra le panchine di Mavs e Spurs esce un solo inatteso protagonista: Bryn Forbes, autore di 27 punti con 10/19 al tiro quando il suo precedente massimo in carriera era stato di 8 punti. E dire che i Mavs avevano chiuso il primo tempo avanti di 11 punti, prima di lasciare a riposo quasi tutti i titolari come Gregg Popovich aveva già deciso di fare dalla palla a due facendo ruotare solo 8 giocatori. In questo modo il secondo tempo che si è trasformato in un incontro dominato dalle riserve degli Spurs, capaci di battere 25 a 8 gli avversari nel solo terzo quarto e 52-28 in tutto il secondo tempo. A dare una mano a Forbers ci sono stati anche i 19 di Davis Bertans (5/9 da tre punti) e le doppie doppie dei lunghi Dewayne Dedmon (10+13) e David Lee (16+13 con 5 assist), mentre i Mavs hanno mandato a referto 12 dei 13 giocatori schierati ma nessuno sopra i 12 punti di Dwight Powell e gli 11 di Yogi Ferrell.
Utah Jazz-Minnesota Timberwolves 120-113
Di tutt’altra prolificità la sfida tra Jazz e T’Wolves in cui ben cinque giocatori sono andati sopra quota 20: per i padroni di casa sono stati Gordon Hayward (dominatore con il massimo in carriera da 39 punti e 14/22 dal campo con 4 triple) e Joe Johnson (22 con 8/10), mentre per gli ospiti i soliti Karl-Anthony Towns (32 con 13 rimbalzi) e Andrew Wiggins (25) sono stati accompagnati dai 26 di un Ricky Rubio che ha aggiunto anche 12 assist a un perfetto 11/11 dalla lunetta. I Jazz hanno recuperato uno svantaggio di 11 punti nel primo tempo grazie a un terzo quarto da 40-28, vincendo in attacco una partita in cui la difesa ha fatto fatica a produrre i consueti risultati (16 punti con 5 rimbalzi e 2 stoppate per il candidato difensore dell’anno Rudy Gobert). Con questa vittoria i Jazz salgono a otto consecutive in casa (miglior striscia stagionale) e soprattutto vincono la Northwest Division per la prima volta dal 2007-08.
Los Angeles Lakers-Sacramento Kings 98-94
Ci sono volte in cui vincere fa più male che perdere: sembra un paradosso, ma i Lakers ormai dovrebbero esserci abituati, visto che da tre anni a questa parte devono “battagliare” per mantenere la prima scelta al Draft entro le prime tre posizioni. La recente striscia di tre vittorie consecutive, però, mette a rischio le loro possibilità di riuscirci, visto che i Suns hanno una partita e mezza “di vantaggio” per avere il secondo peggior record della lega alle spalle degli imprendibili Nets. Sembra poco ma fa tutta la differenza del mondo, perché basta che una delle altre undici squadre in Lottery li sopravanzi per far perdere loro non solo la scelta del 2017 a favore di Philadelphia, ma anche quella del 2019 che andrebbe a Orlando. I gialloviola quindi ringraziano solo fino a un certo punto i 25 punti di Julius Randle e la rubata decisiva di Corey Brewer a 5 secondi dalla fine di una vittoria che non conta nulla e che invece, in base a come andranno le palline della Lottery, potrebbe aver fatto malissimo al loro futuro.