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NBA, LeBron James e Cavaliers nella storia: che rimonta contro Indiana

NBA

Dopo uno dei peggiori primi tempi giocati da Cleveland negli ultimi anni, LeBron James guida i suoi al successo recuperando 25 punti di svantaggio dopo l’intervallo: non era mai accaduto nella storia dei playoff NBA

Mettere al tappeto un peso massimo come LeBron James non è facile, ma quando chiudi il primo tempo in vantaggio sul +25, segnando 74 punti (record di franchigia per i Pacers ai playoff) tirando con il 56.8% dal campo, il 58.8% da tre e facendo sostanzialmente tutto ciò che vuoi nella metà campo avversaria, tendi a pensare che la partita sia chiusa. Che la serie sia in parte riaperta e che i campioni NBA dovranno riflettere sulle crepe evidenti che hanno mostrato, tanto in attacco quanto soprattutto in difesa (cosa che succederà a prescindere dal risultato). Beh, tutto vero, se non fosse che il numero 23 dei Cavaliers non molla veramente mai, neanche quando c’è da compiere la più grande rimonta nella storia dei playoff NBA. E così letteralmente trascinata dai 28 punti, 6 rimbalzi e 7 assist nel solo secondo tempo messi a referto da James, Cleveland chiude sul 70-40 la seconda parte di gara e porta a casa il successo per 119-114, il terzo di una serie ormai definitivamente chiusa dai Cavaliers. Un’impresa titanica essenziale per Cleveland, capace così di completare la più grande rimonta della storia dei playoff (26 punti, come i Clippers nel 2012) e di ricucire uno strappo all’intervallo che mai nessuno era stato in grado di rimontare. Forse perché nessuna squadra poteva disporre di LeBron James.

Tutti i record della notte di LeBron

 Per il numero 23 alla sirena sono 41 punti, 13 rimbalzi e 12 assist, la 17^ tripla doppia della sua carriera ai playoff, secondo soltanto alle 30 collezionate da Magic Johnson. A quota 20 invece  raggiunge proprio lo storico playmaker dei Lakers per vittorie consecutive in un primo turno di playoff: James non perde infatti una partita nella prima serie di post-season dal 2012. Un imperatore che governa il suo regno, uno da 14 gare ai playoff con almeno 30 e 10 assist (secondo soltanto a Michael Jordan), diventato recordman per partite chiuse in tripla doppia con almeno 30 punti nei match giocati da aprile inoltrato in poi (9, Oscar Robertson secondo è a quota 8) e capace di generare 73 dei 119 punti realizzati dalla sua squadra attraverso un canestro o un assist. "LeBron James è la migliore squadra della Eastern Conference" penseranno in molti; difficile dargli torto dopo questa impressionante ed ennesima conferma nella serata in cui il numero 23 diventa il terzo miglior realizzatore della storia dei playoff NBA (5,669 punti), superando Kobe Bryant e puntato dritto a Kareem Abdul Jabbar (2°) e Michael Jordan (1°), sempre meno distanti dal Prescelto: il posto nell'Olimpo del Gioco è già prenotato.

Le scelte di Lue: fuori Irving e Love nel 4° quarto

A tenere banco nei prossimi giorni però, oltre alla super prestazione di James, saranno le scelte drastiche fatte da coach Tyronn Lue il quale, dopo la disastrosa prima metà di gara, manda in campo Kyrie Irving e Kevin Love rispettivamente per 7 e 9 minuti nel terzo periodo (in cui i Cavs piazzano un parziale da 35-17), per poi lasciarli in panchina per tutto il decisivo quarto quarto, affidandosi a un quintetto dal centro di gravità ben definito (e ci mancherebbe), con tanti satelliti pronti a ruotare attorno a lui sull’arco in attesa dello scarico con metri di spazio. Deron Williams veste i panni di Norris Cole e Kyle Korver quelli di Ray Allen, in una rievocazione ben riuscita della second unit dei Miami Heat versione 2013, quelli che ripresero per i capelli la serie di finale contro San Antonio grazie al quintetto panchina + LeBron James. In fondo la somma ha sempre un risultato positivo se nell’equazione metti il numero 23, unico assieme a Korver e Frye a prendere un tiro dal campo nel quarto periodo, con la difesa dei Pacers costretta a girare a vuoto provando a fermare un attacco tornato così a essere magicamente rodato e funzionale. A Irving e Love toccherà vestire i panni dei Wade dei e dei Bosh di turno: a mali estremi ci pensa James. E il quintetto con cui giocare lo decide lui.  

Indiana, stagione finita

Dall’altra parte invece resta il rammarico degli sconfitti, la tristezza di chi sa di essere entrato nella storia dalla parte sbagliata, una squadra incapace di raccogliere e concretizzare quanto avrebbe meritato sul campo, più volte in vantaggio e in controllo nell’arco delle tre partite, ma nonostante questo inspiegabilmente sotto 3-0 in una serie che adesso può davvero considerarsi chiusa. Paul George come l’ultimo dei mohicani combatte anche nella terza frazione di gioco, non riuscendo però a trovare il fondo della retina (0/5), in una sfida che fino a quel momento gli aveva riservato grandi soddisfazioni. Il numero 13 infatti chiude il match con 36 punti, 15 rimbalzi e 9 assist, a un passo dalla sua seconda tripla doppia in carriera ai playoff. In quel caso sarebbe potuta essere la prima partita della storia della post-season con due giocatori uno contro l’altro che mettono a referto una tripla doppia; sarebbe potuta essere la sfida che riapriva una serie più combattuta di quanto il record non lasci immaginare. Sarebbe potuta essere davvero tante cose per Indiana, che avrebbe preferito di gran lunga qualsiasi altro tipo di scenario rispetto a una stagione conclusa il 21 aprile.