Intervista al campione texano dopo l'annuncio che correrà in Italia. ''C'è la possibilità che il Giro sia l'unica gara a tappe di 3 settimane che disputerò. Ancora oggi al Tour ci sono dei dubbi. Io Governatore del Texas? Forse nel 2014''. IL VIDEO
"Vengo per vincere il Giro". Lance Armstrong un mese fa ha annunciato il ritorno all'attività agonistica, oggi, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, conferma di aver accolto l'invito di Rcs Sport e che correrà il prossimo Giro d'Italia. Il fuoriclasse statunitense, vincitore di sette Tour de France consecutivi, correrà con il Team Astana il Giro del Centenario.
"L'ho deciso la settimana scorsa, però l'idea l'avevo in testa da molto tempo. Era uno dei grandi rimpianti della carriera - spiega Armstrong alla Gazzetta dello Sport -. Ma io amo la routine: vinsi in Francia la prima volta senza venire al Giro e così non volli modificare un programma già collaudato. Anche nella vita sono molto metodico: i cambiamenti mi rendono insicuro. Adesso è diverso e colmerò questa lacuna, è il Giro del Centenario, in Italia ho vissuto per quasi cinque anni, ho tanti amici. C'è la possibilità di sensibilizzare ancora di più il vostro Paese sulla lotta al cancro, sono davvero felice. Vengo sicuramente per provare a vincere, c'è la possibilità che il Giro sia l'unica gara a tappe di tre settimane che disputerò. Ancora oggi al Tour ci sono dei dubbi con i problemi che ho con organizzatori, giornalisti e tifosi, potrei essere distratto dalla mia missione: focalizzare l'attenzione mondiale sulla battaglia contro il cancro".
Il rischio che i francesi non invitino il texano c'è. "Lo troverei incredibile, una sorta di autogol. A Parigi voglio esserci ma in una situazione di serenità". Armstrong spiega che ha deciso di tornare dopo aver chiesto il "permesso" alla sua famiglia e, sul tema doping, spiega che verrà testato non solo dal ricercatore Don Catlin (che dovrà garantire la sua trasparenza), ma anche da "Usada, Wada, Uci, Cio e Usoc, sarò a disposizione di tutti, in qualsiasi momento. La Wada è venuta qui due giorni fa, i risultati saranno resi pubblici su internet".
I casi di doping non finiscono mai e Armstrong si rende conto che "si è persa la fiducia: fra corridori, manager, organizzatori, giornalisti, sponsor e ovviamente tifosi. Ma noi veniamo testati molto più che in altri sport. Più facile, dunque, avere più casi di positività. A me piacerebbe che ci fossero gli stessi controlli anche in altre discipline. Ma secondo lei i calciatori accetterebbero di farsi testare come noi?". Armstrong parla anche di Ivan Basso. "L'ho incontrato la prima volta nel '93 a Como, era giovanissimo, abbiamo sempre cercato di prenderlo con noi. Poi è venuto alla Discovery Channel, ma a noi dell'Operacion Puerto non disse nulla, così abbiamo fatto un po' la figura degli idioti. Adesso, però, ha ammesso le sue colpe, ha pagato, mi sembra giunto il momento di farlo correre e lasciarlo in pace. Lo vedrò in Giappone e poi al Giro: lo metto fra i miei favoriti".
Da Ivan Basso a Marco Pantani. "Un personaggio tragico, molto più di un corridore: in Italia è una sorta di icona - dice Armstrong -. Stile di vita sbagliato, sempre circondato da brutta gente, io non ci andavo d'accordo. Una relazione tempestosa che abbiamo più volte cercato di ricucire, ma non ci siamo mai riusciti. Un uomo solo, ha fatto una fine terribile". Armstrong parla anche di politica ("mi piace Obama, ma anche McCain. Io Governatore del Texas? Forse nel 2014, è certamente qualcosa che ho in testa") e chiude parlando del buon vino. "Quelli francesi? Non li conosco bene, diciamo che adoro i Sassicaia e i vini toscani. Magari ne stapperò uno per festeggiare la maglia rosa, non vedo l'ora che arrivi il giorno della partenza".