L'ippica ha una febbre da cavallo, addio scommesse

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Da quasi un mese è tutto bloccato. Scioperano fantini, allevatori, gestori di ippodromi: la serrata va avanti dall'8 ottobre, sono già saltati 22 gran premi compreso il derby di Roma. Nasce tutto dal crollo delle scommesse

Dalla febbre da cavallo, al febbrone dell'ippica italiana il passo è breve. Da quasi un mese è tutto bloccato. Scioperano fantini, allevatori, gestori di ippodromi: la serrata va avanti dall'8 ottobre, sono già saltati 22 gran premi compreso il derby di Roma.

Nasce tutto dal crollo delle scommesse, meno 40 per cento negli ultimi 8 anni, e dal buco dell'Unire che ammonta a 350 milioni di euro. Insomma, l'ippica italiana rischia di restare al palo, e pensare che nel resto del mondo va a gonfie vele: negli States Better Than Honour, mamma di molti campioni, è stata venduta all'asta per 14 milioni, e le corse fanno il tutto esaurito. Guardare per credere l'ultima Breeders Cup in California, vinta da Frankie Dettori: non consola granché il fatto che il fantino diventato leggenda abbia origini italiane.

Pienone anche in Australia per la Melbourne Cup, disputata nella notte: la gara è stata condotta per lunghi tratti da Alessandro Volta, cavallo inglese dal nome italiano in omaggio all'inventore della pila, che però sull'ultimo rettilineo manco a dirlo ha finito le batterie: così è stato un testa a testa mozzafiato tra Viewed e Bauer: ha deciso il fotofinish, e dopo avere visto e rivisto le immagini - sarà un caso - ma ha vinto il cavallo chiamato Viewed, visto. Battuto così Bauer, purosangue irlandese ma allenato dal nostro Luca Cumani: no, per l'ippica italiana non è proprio un periodo fortunato. E sul suo futuro, non scommette proprio più nessuno.