Lance aerodinamico solo in gondola. Quante vedove in Rai
Altri SportCRISTIANO GATTI racconta il Giro del texano Armstrong attraverso i commenti dei media. Quanti superlativi per il campione: prontissimo, scaltrissimo, sveglissimo. Ma la classifica lo vede sempre più lontano
di CRISTIANO GATTI
inviato de Il Giornale
da Alpe di Siusi (BZ)
Giornata drammatica al Giro. Sarà difficile rimuovere dalla memoria le immagini ad alta intensità umana registrate sull'Alpe di Siusi. Mai visto in Giro un simile campionario di mortaccioni depressi, senza più nulla da chiedere alla vita, con un’irresistibile propensione al consumo incontrollato di barbiturici. No, non è davvero facile riferire in quale stato siano ridotte le vedove di Armstrong. L'avevano portato al Giro in un tripudio di superlativi. Il gigantesco regime mediatico non si era risparmiato niente, men che meno il pudore. La "Gazzetta" aveva cominciato a parlare di un Armstrong in grande spolvero già alla presentazione ufficiale in Piazza San Marco, a Venezia: la sua posizione in gondola era subito apparsa molto aerodinamica.
Poi, al pronti via, eccolo dipinto come quel vecchio treno di una volta, capace con le sue tirate di portare la squadra ad un grande cronoprologo (solo terza, ma per colpa dei compagni). Inutile dire che la Rai, da parte sua, non ha fatto mancare il suo generoso contributo di superlativi. Non potendo elaborare concetti propri, eccola comunque assecondare in pieno la linea dell'organo ufficiale rosa.
Nella tappa di trasferimento verso Trieste Armstrong appare prontissimo, sveglissimo, scaltrissimo, tant'è vero che non resta attardato di 13'' per una caduta in mezzo al gruppo, come quel tordo di Basso. E il giorno dopo, verso Valdobbiadene, non ne parliamo: complici gli ottani del locale prodotto tipico, eccoli raccontare un Armstrong prontissimo, decisissimo, cattivissimo guardare verso le prime montagne con sguardo indomito, lasciando presagire chissà quali imprese d'altri tempi (per loro, che a quarant'anni sono già coetanei di Zavoli, qualunque cosa dev'essere d'altri tempi: per i loro propri tempi d'oggi non sono pronti, ci arriveranno tra quarant’anni).
Poi purtroppo si sa com'è andata. Prima salitella a San Martino di Castrozza, prima bambola per Armstrong. Non fa nulla, avverte il Minculpop, era solo un po' ingolfato: domani all'Alpe di Siusi già sarà più sciolto. Difatti, porta a casa tre minuti, con un'espressione da cristoincroce che mobilita subito tutti i reparti di terapia intensiva dell'enclave ladina.
E' il dramma. Il Giro d'Italia è ormai ridotto ad un pietoso Giro di vedove inconsolabili. Con pianti da prefiche, non riescono a darsi una spiegazione per una simile, precoce, irreparabile dipartita. Mica possono vedere che la colpa del disastro non sta nelle gambe del povero Armstrong, ma dentro le loro zucche.
inviato de Il Giornale
da Alpe di Siusi (BZ)
Giornata drammatica al Giro. Sarà difficile rimuovere dalla memoria le immagini ad alta intensità umana registrate sull'Alpe di Siusi. Mai visto in Giro un simile campionario di mortaccioni depressi, senza più nulla da chiedere alla vita, con un’irresistibile propensione al consumo incontrollato di barbiturici. No, non è davvero facile riferire in quale stato siano ridotte le vedove di Armstrong. L'avevano portato al Giro in un tripudio di superlativi. Il gigantesco regime mediatico non si era risparmiato niente, men che meno il pudore. La "Gazzetta" aveva cominciato a parlare di un Armstrong in grande spolvero già alla presentazione ufficiale in Piazza San Marco, a Venezia: la sua posizione in gondola era subito apparsa molto aerodinamica.
Poi, al pronti via, eccolo dipinto come quel vecchio treno di una volta, capace con le sue tirate di portare la squadra ad un grande cronoprologo (solo terza, ma per colpa dei compagni). Inutile dire che la Rai, da parte sua, non ha fatto mancare il suo generoso contributo di superlativi. Non potendo elaborare concetti propri, eccola comunque assecondare in pieno la linea dell'organo ufficiale rosa.
Nella tappa di trasferimento verso Trieste Armstrong appare prontissimo, sveglissimo, scaltrissimo, tant'è vero che non resta attardato di 13'' per una caduta in mezzo al gruppo, come quel tordo di Basso. E il giorno dopo, verso Valdobbiadene, non ne parliamo: complici gli ottani del locale prodotto tipico, eccoli raccontare un Armstrong prontissimo, decisissimo, cattivissimo guardare verso le prime montagne con sguardo indomito, lasciando presagire chissà quali imprese d'altri tempi (per loro, che a quarant'anni sono già coetanei di Zavoli, qualunque cosa dev'essere d'altri tempi: per i loro propri tempi d'oggi non sono pronti, ci arriveranno tra quarant’anni).
Poi purtroppo si sa com'è andata. Prima salitella a San Martino di Castrozza, prima bambola per Armstrong. Non fa nulla, avverte il Minculpop, era solo un po' ingolfato: domani all'Alpe di Siusi già sarà più sciolto. Difatti, porta a casa tre minuti, con un'espressione da cristoincroce che mobilita subito tutti i reparti di terapia intensiva dell'enclave ladina.
E' il dramma. Il Giro d'Italia è ormai ridotto ad un pietoso Giro di vedove inconsolabili. Con pianti da prefiche, non riescono a darsi una spiegazione per una simile, precoce, irreparabile dipartita. Mica possono vedere che la colpa del disastro non sta nelle gambe del povero Armstrong, ma dentro le loro zucche.