Ciclismo nel caos e non è certo colpa del circuito di Milano

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Il conflitto d'interessi regna all'interno del Sindacato dei Ciclistii Professionisti Italiani
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PIER AUGUSTO STAGI analizza i problemi del mondo del pedale dove il conflitto d'interessi è all'ordine del giorno. Nel gruppo divampa la protesta e il sindacato dei corridori professionisti (ACCPI) non sa nulla, anzi attacca i suoi assistiti. Ecco perchè

di PIER AUGUSTO STAGI
direttore Tuttobici
da Milano



Nel gruppo divampa la protesta e il sindacato dei corridori professionisti (ACCPI), non sa nulla. I corridori procedono a ritmo lento, gambe molli e lingua tagliente. La città di Milano attende lo spettacolo, i corridori ne offrono uno molto particolare: raccapricciante. I corridori confabulano, tra le strade della città ricolme di appassionati. Amedeo Colombo, il Sergio Campana del ciclismo, si dissocia: «Io non so nulla, questa è un’azione che non ha nessun senso».

E’ spiazzato, frastornato e irritato con quelli che dovrebbero essere i suoi assistiti: «Io dare le dimissioni? No, cari miei, saranno loro a dover dare spiegazioni ed eventualmente togliere il disturbo». Il capo del sindacato che attacca i suoi assistiti, i corridori che si pongono in contrasto con il loro referente: il ciclismo è questo ragazzi. Un circo Barnum a cielo aperto. Tutti pronti a volteggiare, a dire la loro: senza rete.

E dire che il ciclismo per anni è stato all’avanguardia. Nel ciclismo nasce il controllo antidoping: primo sport della storia. Nel ciclismo nascono le sponsorizzazioni: primo sport della storia. Nel ciclismo nasce il sindacato: primo sport nella storia. A questo punto temiamo che nel ciclismo possa nascere quel desiderio un po’ sadomaso di distruggere tutto in un sol colpo: primo sport nella storia.

Il problema però è dato anche da un sindacato che è un agglomerato di conflitti d’interesse. Amedeo Colombo, persona rispettabilissima e preparata è però il signor Shimano in Italia. Insomma, sponsorizza squadre, corridori e corse: come può fare gli interessi dei corridori se ha da fare del business con gli organizzatori? Vice-presidente dell’associazione è Gianni Bugno, grande grandissimo corridore degli anni Novanta, persona degna e onesta, ma lavora come elicotterista per la Rai, qui al Giro. E Silvio Martinello? Consigliere dell’associazione, anche lui si dissocia «una protesta imbarazzante e priva di buon senso», con un contratto Rai in tasca come opinionista e aiuto alla regia. E poi il segretario, l’avvocato Federico Scaglia, serissimo professionista, persona estremamente perbene e preparata, ma pur sempre nipote del presidente Colombo che dice: «Oggi i corridori non li ho proprio capiti, sono imbarazzato per loro». Insomma, il ciclismo è nel caos e non c’è nemmeno bisogno di chiedersi il perché.