Blockhaus, la rabbia di Di Luca contro l'Infame Garzelli
Altri SportIl nostro inviato PAOLO PAGANI racconta gli umori dei protagonisti dopo la 17esima tappa del Giro vinta da Pellizotti. Le scintille tra i due corridori italiani e la calma della maglia rosa Denis Menchov: "E' stata una giornata comunque positiva"
di PAOLO PAGANI
inviato a BLOCKHAUS (Chieti)
Nel giorno della polemica contro il governo dei sindaci e dei Vigili del Fuoco (il dibattito sul Decreto per la ricostruzione slitta a metà giugno e Il Centro, giornale-Vangelo dell’Abruzzo, titola in prima pagina sulla paura del futuro: pochi i soldi e troppo tardi), il simbolo di una terra ferita prova a incendiare il Giro, ma si trova suo malgrado nei panni del pompiere perché a malapena produce uno scintillìo.
Danilo Di Luca, insomma, finisce terzo in cima a questo Blockhaus fasciato nella nebbia. Lui, che ha avuto parole calde di solidarietà sincera verso la sua gente e che alla vigilia prometteva sfracelli gladiatorii in nome loro; lui, osannato da striscioni e folla lungo i 16 km della rampa che ha chiuso questa tappa tanto attesa; lui, scivolando via in una bolla di cori pazzi dei tifosi, si fa battere sì da Franco Pellizotti (il primo, e pazienza, in 2h21’06”), ma soprattutto ce l’ha da matti contro Stefano Garzelli. Che sprinta sul finale, lo batte per la seconda piazza e gli scippa così 4 (preziosissimi) secondi dell’abbuono: adesso Di Luca, si sa, ne ha 26 di ritardo dal russo Menchov maglia rosa, fischiatissimo anche lui dal pubblico, come il “dannatissimo” e vituperatissimo Garzelli.
Proprio il Danilo genius loci, l’eroe del posto, color ciclamino in volto come la sua giubba, sibila subito frasi diplomatiche. Ma si capisce, appunto, che la testa pelata del Garzelli lui la farebbe rotolare volentieri giù dal Blockhaus. Dice, sui fischi al secondo arrivato: “Eh, questi sono i miei tifosi. Cercate di capirli: allo stadio si vede anche di peggio, no? Io sono soddisfatto, Menchov alla fine era al gancio. Ha ceduto. Era un po’ in difficoltà. Adesso c’è il Vesuvio… Devo fare come oggi, attaccare. Sarà una salita dura, meno lunga, ma impegnativa. Devo recuperare un minuto sul russo da qua alla fine. Io ci provo, garantito. Anche ad Anagni. Anche se sarà difficile. Comunque, ripeto: non ho parole per questo mio pubblico magnifico, da Chieti a qua tutto un coro… Garzelli? Doveva difendere la sua maglia, lui fa la sua corsa. Alleati non ne ho, e lo sapevo. Ma io corro su Menchov, solo Menchov mi interessa”. E chiude qua. Ma anatema, tremendo anatema contro il nemico calvo.
Lui, l’Infame Garzelli, commenta così: “A me non ha mai regalto niente nessuno, sia chiaro. Perché dovrei farne io? La mia squadra tra l’altro è abruzzese…”. Come dire: che volete, ragazzi? Tocca a Menchov: “Comprendo la reazione delle gente. Quando un corridore è amato come Di Luca qua in Abruzzo, sono il primo a capire. Ma è stata una giornata tutto sommato positiva. Al Giro va così, i secondi un giorno si guadagnano e l'altro si perdono”. Sulla questione doping, invece, nessuna risposta. E va, maglia rosa cucita adosso un giorno in più.
Sbuca alla fine Basso (ora e oramai a 3’28” dal primo) che prima mente (“Eh, ci proverò a vincere. Ci provo sul Vesuvio”). Poi ammette l’evidenza: “Grande giornata per noi Liquigas. Ora la mia priorità assoluta è vincere una tappa…”.
inviato a BLOCKHAUS (Chieti)
Nel giorno della polemica contro il governo dei sindaci e dei Vigili del Fuoco (il dibattito sul Decreto per la ricostruzione slitta a metà giugno e Il Centro, giornale-Vangelo dell’Abruzzo, titola in prima pagina sulla paura del futuro: pochi i soldi e troppo tardi), il simbolo di una terra ferita prova a incendiare il Giro, ma si trova suo malgrado nei panni del pompiere perché a malapena produce uno scintillìo.
Danilo Di Luca, insomma, finisce terzo in cima a questo Blockhaus fasciato nella nebbia. Lui, che ha avuto parole calde di solidarietà sincera verso la sua gente e che alla vigilia prometteva sfracelli gladiatorii in nome loro; lui, osannato da striscioni e folla lungo i 16 km della rampa che ha chiuso questa tappa tanto attesa; lui, scivolando via in una bolla di cori pazzi dei tifosi, si fa battere sì da Franco Pellizotti (il primo, e pazienza, in 2h21’06”), ma soprattutto ce l’ha da matti contro Stefano Garzelli. Che sprinta sul finale, lo batte per la seconda piazza e gli scippa così 4 (preziosissimi) secondi dell’abbuono: adesso Di Luca, si sa, ne ha 26 di ritardo dal russo Menchov maglia rosa, fischiatissimo anche lui dal pubblico, come il “dannatissimo” e vituperatissimo Garzelli.
Proprio il Danilo genius loci, l’eroe del posto, color ciclamino in volto come la sua giubba, sibila subito frasi diplomatiche. Ma si capisce, appunto, che la testa pelata del Garzelli lui la farebbe rotolare volentieri giù dal Blockhaus. Dice, sui fischi al secondo arrivato: “Eh, questi sono i miei tifosi. Cercate di capirli: allo stadio si vede anche di peggio, no? Io sono soddisfatto, Menchov alla fine era al gancio. Ha ceduto. Era un po’ in difficoltà. Adesso c’è il Vesuvio… Devo fare come oggi, attaccare. Sarà una salita dura, meno lunga, ma impegnativa. Devo recuperare un minuto sul russo da qua alla fine. Io ci provo, garantito. Anche ad Anagni. Anche se sarà difficile. Comunque, ripeto: non ho parole per questo mio pubblico magnifico, da Chieti a qua tutto un coro… Garzelli? Doveva difendere la sua maglia, lui fa la sua corsa. Alleati non ne ho, e lo sapevo. Ma io corro su Menchov, solo Menchov mi interessa”. E chiude qua. Ma anatema, tremendo anatema contro il nemico calvo.
Lui, l’Infame Garzelli, commenta così: “A me non ha mai regalto niente nessuno, sia chiaro. Perché dovrei farne io? La mia squadra tra l’altro è abruzzese…”. Come dire: che volete, ragazzi? Tocca a Menchov: “Comprendo la reazione delle gente. Quando un corridore è amato come Di Luca qua in Abruzzo, sono il primo a capire. Ma è stata una giornata tutto sommato positiva. Al Giro va così, i secondi un giorno si guadagnano e l'altro si perdono”. Sulla questione doping, invece, nessuna risposta. E va, maglia rosa cucita adosso un giorno in più.
Sbuca alla fine Basso (ora e oramai a 3’28” dal primo) che prima mente (“Eh, ci proverò a vincere. Ci provo sul Vesuvio”). Poi ammette l’evidenza: “Grande giornata per noi Liquigas. Ora la mia priorità assoluta è vincere una tappa…”.