Fenomeni si nasce? Una ricerca spiega come e perché

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Uno studio britannico ha cercato di mettere in luce le differenze nel processo neurale e in quello cognitivo tra gli sportivi. Lo scopo? Capire se i segreti della successo si celano nella mente e aprire la strada a metodi per migliorare le performance

Eventi come il torneo di Wimbledon e le Olimpiadi fanno impennare la fama dei super-atleti, quelli che si guadagnano regolarmente coppe o medaglie. Ma che cosa succede a questi campioni, al di là di quello  che il pubblico può vedere? Una recente ricerca britannica ha cercato di mettere in luce le differenze nel processo neurale e in quello  cognitivo tra gli sportivi esperti e i novellini, per capire finalmente se i segreti del successo anche in questo campo si celano nella mente.

Secondo lo studio firmato da Kielan Yarrow della City University di Londra (GB), che sarà pubblicato ad agosto su "Nature Reviews Nauroscience", lo spionaggio nella mente dei super-atleti è utile per spiegare l'eccellenza sportiva di questi campioni. E potrebbe addirittura aprire la strada a metodi per migliorare la performance. I ricercatori hanno utilizzato modelli computazionali e biologici per analizzare le caratteristiche dell'apprendimento e del controllo del movimento a livello di sistema nervoso centrale.

Scoprendo così che queste abilità correlano con modificazioni strutturali nelle aree di senso nel cervello e in quelle associate con il movimento. In pratica, la "materia grigia" dei grandi sportivi si modifica in vista di una migliore performance. Le immagini funzionali hanno mostrato che gli atleti fanno un uso più efficiente e concentrato di queste particolari regioni del cervello. Cosa che potrebbe spiegare la loro abilità nei movimenti mirati, ma anche nell'attenzione, nelle valutazioni millimetriche e nel prendere decisioni rapidissime. Capacità esaltate al massimo in alcuni atleti proprio dopo un periodo di allenamento intenso. Come dire, grazie alla plasticità cerebrale, la pratica - nello sport - rende perfetti.

Gli autori evidenziano anche il ruolo di un particolare sistema di controllo automatico presente nel cervello, e la capacità di elaborare in parallelo le informazioni, per migliorare la precisione del movimento, prendere decisioni giuste in un lampo anche sotto pressione, e prevedere le conseguenze sportive del gesto atletico. Insomma, secondo i neurologi britannici il cervello dei super-atleti si trasforma in una sorta di computer disegnato per dare il massimo, proprio grazie all'allenamento.