Ciclismo, paradosso Valverde: la squalifica? Solo in Italia

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Alejandro Valverde, campione al di sotto di ogni sospetto, è uno dei favoriti ai Mondiali
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Verso i Mondiali di Mendrisio (domenica 27). Strana storia quella del 29enne spagnolo che ha conquistato la Vuelta: dal maggio 2009 è stato squalificato per doping, ma il provvedimento vale solo nel nostro Paese. Un assurdità incomprensibile

Strana storia quella di Alejandro Valverde. Il ventinovenne corridore murciano ha conquistato (ieri) la sua prima Vuelta di Spagna, succedendo al trono del connazionale Alberto Contador, e si presenta ai Mondiali di  Mendrisio di domenica prossima come uno dei grandi favoriti.

Fin qui niente di strano. Se non che, nel 2007, il nome di Valverde è comparso nella lista degli atleti seguiti dal dottor Fuentes, al centro dell'inchiesta della Guardia Civil su doping e pratiche ematiche proibite. E dal maggio 2009, sempre in seguito all'Operacion Puerto, il corridore spagnolo è stato squalificato dalla Procura del Coni per alcune sacche di sangue trattato all'epo.

Una squalifica che però è valida solo sul suolo italiano: così, quest'anno, Valverde non ha potuto partecipare al Giro d'Italia, e ha dovuto rinunciare al Tour de France perché scollinava in Valle d'Aosta; ma in tutte le altre occasioni ha gareggiato e vinto, come alla recente Vuelta.

La situazione è paradossale: per la prima volta un corridore squalificato da un organismo anti-doping può continuare a correre. L'Uci, la federazione internazionale, potrebbe, e dovrebbe,  estendere la squalifica di Valverde a tutte le federazioni ciclistiche. Invece temporeggia e sta a guardare. Nel frattempo Piti (questo il suo soprannome) potrebbe vincere i Mondiali, mettendo in dubbio ancora una volta la credibilità del ciclismo, già minata dai numerosi casi di doping degli ultimi anni.

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