Mondiali, Evans canguro d’oro castiga l’Italietta a pedali
Altri SportL'australiano Cadel Evans ha vinto per distacco il Mondiale di ciclismo su strada a Mendrisio. Argento per Kolobnev, bronzo a Rodriguez. Cunego, primo degli azzurri, è ottavo; solo quinto l'idolo di casa Fabian Cancellara. VIDEO E FOTOGALLERY
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di PAOLO PAGANI
da Mendrisio (Svizzera)
Mamma mia, che legnata sui craponi azzurri. L’Italietta a pedali, slombata, evapora al sole di Mendrisio davanti a 120mila spettatori (dato della pignola Polizia cantonale). Miglior viatico per il Mondiale dell’anno venturo a Melbourne, in Australia, non poteva esserci. Perché il campione del mondo Elite su strada è, per la prima volta in assoluto, un australiano del Northern Territory, Cadel Evans, due volte secondo al Tour, nato il 14 febbraio del ’77, sposato alla signora Chiara Passerini di Gallarate diplomata in pianoforte e, soprattutto, residente a Stabio (una manciata di km da Mendrisio, qua dietro l’angolo, e infatti gli svizzeri applaudivano tutti e piangevano come vitelli per un idolo del quartiere).
Occhio ceruleo ma gamba forte assai, Evans si è reso protagonista di un’azione irresistibile nel finale della corsa che ha sparigliato i giochi nel gruppo dei nove più forti al comando. E ha tagliato solo soletto il traguardo (col tempo di 6h56’26” per i 262 km del tracciato, un circuito da ripetere 19 volte) davanti al russo Aleksandr Kolobnev (già argento a Stoccarda) e allo spagnolo Joaquim Rodriguez. Il migliore degli azzurri, figurarsi, è stato Damiano Cunego: ottavo (dietro di lui Alejandro Valverde, il vincitore dell’ultima Vuelta, campione dopato secondo la giustizia italiana, ma per il resto del mondo invece no).
La delusione di Cancellara - Per restare nel gotha di giornata, l’altro spagnolo Samuel Sanchez ha battuto lo svizzero Fabian Cancellara, il campione del mondo a cronometro, nella volata per il quarto posto. Delusissimo lo svizzero a orologeria, che sperava di bissare il successo della crono di giovedì e invece chiude quinto. “Ho rotto la catena negli ultimi km, ho avuto dei problemi, non è stato facile, è andata così… Pazienza. Ho cercato di anticipare sull’ultima salita, ma non c’è stato niente da fare. Mi hanno marcato a uomo e non ce l’ho fatta a staccarmi…”, ha spiegato sincero e col fiatone di chi, nell’ultimo giro, ha acceso il fuoco e poi lanciato fiamme nella compagnia dei cercatori d’oro.
E la gioia del campione del mondo - “Che bello andare così verso il Mondiale a casa mia”, singhiozza Evans col fiatone, mentre nell’aria gorgheggia il suo inno nazionale. “Avevo tutto il mondo contro. Ho già sette medaglie mondiali a casa, mancava questa, la più importante. La considero una grande rivincita contro tutti quelli che dicevano e scrivevano che io non sono capace di vincere una medaglia seria… Ho avuto più sfortune di quanto meritassi in questa stagione. E ho perso l’occasione di vincere il Mondiale a Stoccarda quando trionfò Bettini. Beh, oggi la fortuna è girata…”.
Un’Italia alle vongole - Si interrompe così, signora mia, la striscia dei trionfi italiani. Due volte Paolo Bettini (oggi impegnato al volante dell’Ammiraglia italica, al fianco del ct Ballerini) e una Alessandro Ballan lo scorso anno a Varese. Doveva essere il derby Italia-Spagna, nazioni orgogliosamente titolari di 4 vittorie mondiali a testa nell’ultimo decennio; doveva essere il quarto trionfo azzurro consecutivo (dopo Salisburgo, Stoccarda e Varese, annate dal 2006 al 2008), in virtù della geometrica potenza dei Basso, dei Cunego, dei Ballan. E compagnia bella, anzi piuttosto bruttina a dire il vero. Ciccia. Ivan Basso sedicesimo, Filippo Pozzato ventunesimo. Roba da piangere. Senza un leader vero come il Grillo Bettini, cercavamo di inventarci un clone con Damiano Cunego. E’ andata come si sa.
Le azioni (a salve) degli azzurri - L’Italietta a pedali è dunque sparita quando la lotta per le medaglie è entrata nel vivo. Cioè quando serve, sennò la domenica stai a casa a guardare la tv. E, probabilmente, ha finito per pagare gli sforzi compiuti in mattinata. Gli azzurri hanno provato a dare una scossa al plotone nel corso del quinto giro ma, vista la scarsa collaborazione fornita dalle nazionali degli altri big, sono evaporati rapidamente. Il forcing guidato da Marzio Bruseghin, Giovanni Visconti e Michele Scarponi aveva prodotto risultati tra il nono e il decimo giro. Poi, negli ultimi tre giri, ha trovato posto l’azione di altri due italiani: il campione del mondo uscente Alessandro Ballan e Luca Paolini. Fino all’inserimento di Cunego nei nove in lotta per la maglia iridata, nell’ultimo giro: ma il Piccolo Principe non ha avuto la forza di recitare un ruolo da protagonista, e la montagna mendrisiotta ha partorito il classico topolino. Piccola Italia per il Piccolo Principe. Ivan Basso, del resto, non pervenuto. Gli azzurri si sono letteralmente afflosciati soprattutto nell'ultimo giro e mezzo, quando Cancellara ha fatto il diavolo a quattro per entrare nella leggenda dello sport svizzero e gli spagnoli sono finalmente venuti allo scoperto, nella speranza di portare avanti Samuel Sanchez o Alejandro Valverde. Adesso scatterà il Processo. Solo che bisogna aspettare un annetto per la sentenza d’appello.
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Mamma mia, che legnata sui craponi azzurri. L’Italietta a pedali, slombata, evapora al sole di Mendrisio davanti a 120mila spettatori (dato della pignola Polizia cantonale). Miglior viatico per il Mondiale dell’anno venturo a Melbourne, in Australia, non poteva esserci. Perché il campione del mondo Elite su strada è, per la prima volta in assoluto, un australiano del Northern Territory, Cadel Evans, due volte secondo al Tour, nato il 14 febbraio del ’77, sposato alla signora Chiara Passerini di Gallarate diplomata in pianoforte e, soprattutto, residente a Stabio (una manciata di km da Mendrisio, qua dietro l’angolo, e infatti gli svizzeri applaudivano tutti e piangevano come vitelli per un idolo del quartiere).
Occhio ceruleo ma gamba forte assai, Evans si è reso protagonista di un’azione irresistibile nel finale della corsa che ha sparigliato i giochi nel gruppo dei nove più forti al comando. E ha tagliato solo soletto il traguardo (col tempo di 6h56’26” per i 262 km del tracciato, un circuito da ripetere 19 volte) davanti al russo Aleksandr Kolobnev (già argento a Stoccarda) e allo spagnolo Joaquim Rodriguez. Il migliore degli azzurri, figurarsi, è stato Damiano Cunego: ottavo (dietro di lui Alejandro Valverde, il vincitore dell’ultima Vuelta, campione dopato secondo la giustizia italiana, ma per il resto del mondo invece no).
La delusione di Cancellara - Per restare nel gotha di giornata, l’altro spagnolo Samuel Sanchez ha battuto lo svizzero Fabian Cancellara, il campione del mondo a cronometro, nella volata per il quarto posto. Delusissimo lo svizzero a orologeria, che sperava di bissare il successo della crono di giovedì e invece chiude quinto. “Ho rotto la catena negli ultimi km, ho avuto dei problemi, non è stato facile, è andata così… Pazienza. Ho cercato di anticipare sull’ultima salita, ma non c’è stato niente da fare. Mi hanno marcato a uomo e non ce l’ho fatta a staccarmi…”, ha spiegato sincero e col fiatone di chi, nell’ultimo giro, ha acceso il fuoco e poi lanciato fiamme nella compagnia dei cercatori d’oro.
E la gioia del campione del mondo - “Che bello andare così verso il Mondiale a casa mia”, singhiozza Evans col fiatone, mentre nell’aria gorgheggia il suo inno nazionale. “Avevo tutto il mondo contro. Ho già sette medaglie mondiali a casa, mancava questa, la più importante. La considero una grande rivincita contro tutti quelli che dicevano e scrivevano che io non sono capace di vincere una medaglia seria… Ho avuto più sfortune di quanto meritassi in questa stagione. E ho perso l’occasione di vincere il Mondiale a Stoccarda quando trionfò Bettini. Beh, oggi la fortuna è girata…”.
Un’Italia alle vongole - Si interrompe così, signora mia, la striscia dei trionfi italiani. Due volte Paolo Bettini (oggi impegnato al volante dell’Ammiraglia italica, al fianco del ct Ballerini) e una Alessandro Ballan lo scorso anno a Varese. Doveva essere il derby Italia-Spagna, nazioni orgogliosamente titolari di 4 vittorie mondiali a testa nell’ultimo decennio; doveva essere il quarto trionfo azzurro consecutivo (dopo Salisburgo, Stoccarda e Varese, annate dal 2006 al 2008), in virtù della geometrica potenza dei Basso, dei Cunego, dei Ballan. E compagnia bella, anzi piuttosto bruttina a dire il vero. Ciccia. Ivan Basso sedicesimo, Filippo Pozzato ventunesimo. Roba da piangere. Senza un leader vero come il Grillo Bettini, cercavamo di inventarci un clone con Damiano Cunego. E’ andata come si sa.
Le azioni (a salve) degli azzurri - L’Italietta a pedali è dunque sparita quando la lotta per le medaglie è entrata nel vivo. Cioè quando serve, sennò la domenica stai a casa a guardare la tv. E, probabilmente, ha finito per pagare gli sforzi compiuti in mattinata. Gli azzurri hanno provato a dare una scossa al plotone nel corso del quinto giro ma, vista la scarsa collaborazione fornita dalle nazionali degli altri big, sono evaporati rapidamente. Il forcing guidato da Marzio Bruseghin, Giovanni Visconti e Michele Scarponi aveva prodotto risultati tra il nono e il decimo giro. Poi, negli ultimi tre giri, ha trovato posto l’azione di altri due italiani: il campione del mondo uscente Alessandro Ballan e Luca Paolini. Fino all’inserimento di Cunego nei nove in lotta per la maglia iridata, nell’ultimo giro: ma il Piccolo Principe non ha avuto la forza di recitare un ruolo da protagonista, e la montagna mendrisiotta ha partorito il classico topolino. Piccola Italia per il Piccolo Principe. Ivan Basso, del resto, non pervenuto. Gli azzurri si sono letteralmente afflosciati soprattutto nell'ultimo giro e mezzo, quando Cancellara ha fatto il diavolo a quattro per entrare nella leggenda dello sport svizzero e gli spagnoli sono finalmente venuti allo scoperto, nella speranza di portare avanti Samuel Sanchez o Alejandro Valverde. Adesso scatterà il Processo. Solo che bisogna aspettare un annetto per la sentenza d’appello.
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