Niente Cho Oyu: la Cina caccia gli alpinisti dal Tibet

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"La Dea Turchese", il Cho Oyu
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L’avventura di Simone Moro, Emilio Previtali, Hervé Barmasse e Lizzy Hawker finisce oggi a causa di provvedimenti restrittivi presi da Pechino. Chiuse le frontiere col Tibet in vista del 60° della Repubblica popolare il 1° ottobre

TUTTO SULLA SPEDIZIONE SOSPESA AL CHO OYU

L’avventura di Simone Moro, Emilio Previtali, Hervé Barmasse e Lizzy Hawker, atleti del Global Team The North Face, impegnati nella Cho Oyu Trilogy Expedition 2009 finisce oggi a causa di provvedimenti restrittivi presi dal governo cinese. In vista delle celebrazioni organizzate a Piazza Tienanmen per il 60° anniversario della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese il 1° ottobre 1949, la Cina ha infatti imposto in modo improvviso, perentorio, e non negoziabile la chiusura delle frontiere con il Tibet con riapertura prevista, ma non assicurata, il 10 ottobre.

La spedizione è pertanto stata sospesa. A disposizione del team restavano infatti solo 15 giorni per scalare la 'Dea Turchese' (Cho Oyu) e completare l'impresa con il rientro nella capitale nepalese. La The North Face Cho Oyu Trilogy Expedition 2009, un’ambiziosa spedizione multisportiva sulle montagne dell’Himalaya tibetana che avrebbe dovuto prevedere quattro diverse discipline: alpinismo d’alta quota, discesa in snowboard, corsa endurance e mountain biking, era partita il 15 di settembre alla volta del Cho Oyu.

“Siamo ovviamente tristi sul lato sportivo ed esplorativo ma fieri di aver trovato in questa decisione un accordo comune e totale. In 41 spedizioni non mi era mai capitato di farmi dettare le condizioni in questo modo.” dichiara Simone Moro “Ringrazio vivamente The North Face per aver supportato tutto il nostro progetto e rispettato le decisioni, (anche quest’ultima) che abbiamo preso. Ringrazio tutto il team della Cho Oyu Trilogy Expedition per aver dimostrato unità ed amicizia in ogni secondo di questa avventura. La nostra esplorazione di gruppo subisce solo una posticipazione temporale, probabilmente l’autunno 2010, mantenendo integra l’anima ed il rispetto per le regole e della propria persona. Seppur un po’ triste e mortificante, questo pezzo di vita che porto a casa mi regala ed insegna anche qualcosa di prezioso e non negoziabile, proprio come l’improvvisa chiusura del Tibet”.