Roberto Saviano: quelle Sfide che mi hanno cambiato la vita
Altri SportLo sport come via d'uscita. Dal Napoli di Maradona, a Calciopoli, alla boxe, alla pallanuoto e al basket (lo scudetto a Caserta): l'autore di Gomorra, che vive sotto scorta, si confessa a 360 gradi nel programma di Rai3
Lo sport come via d'uscita. Per lui, costretto a una prigionia che non è solo metaforica. Per la sua terra, che nello sport trova l'ossigeno per non smettere di respirare. Firmato: Roberto Saviano, l'autore di Gomorra. La Gazzetta dello Sport riprende l'intervista a Sfide, programma di Rai3, un titolo che gli si addice anche più di quanto si possa pensare.
Sfide che hanno segnato la sua vita. Sfide grandi, a volte impossibili. Sfide anche nello sport, quando giocava a basket, a pallanuoto e provava a sfondare anche nella boxe. "Nel pugilato ho avuto uno dei migliori allenatori al mondo, Mimmo Brillantino, che alla fine mi ha detto 'robbè mi sa che devi soltanto scrivere". Ci scherza su Saviano, che comunque il pugilato non l'ha chiuso in un cassetto: "Se non mi allenassi sarei finito, essere attivo è l'unico modo che ho per sentirmi reale".
Reale come tanti altri sogni, come la passione per il Napoli, lui che a Napoli ci è nato, nel mito di Maradona, cullato dal sogno che certe prodezze possano davvero cambiare il mondo. "Diego dovrebbe pagare ma bisogna farlo tornare, trovando un compromesso. E' uno di quei grandi personaggi che non lasciano una traccia solo nella loro arte". Che restano insomma, che vanno oltre i propri errori e che hanno dimostrato che ce la si può fare. Anche se bisogna lottare.
Un insegnamento appreso fin da bambino, quando a 12 anni la sua passione era il basket: "Lo scudetto di Caserta ci cambiò tutti: capimmo che il talento poteva avere uno sbocco". Crederci insomma, anche quando viene fuori il marcio. Nella vita come nello sport. Ecco perché il pensiero di Saviano va a Calciopoli, "che è partita proprio da Napoli, una centrale per accedere al calcio che conta . Con De Laurentiis le cose sembrano cambiate, speriamo". Un calcio al pallone, insomma, per dare un calcio a tutto quello non funziona. Una via d'uscita, ma non l'unica.
Sfide che hanno segnato la sua vita. Sfide grandi, a volte impossibili. Sfide anche nello sport, quando giocava a basket, a pallanuoto e provava a sfondare anche nella boxe. "Nel pugilato ho avuto uno dei migliori allenatori al mondo, Mimmo Brillantino, che alla fine mi ha detto 'robbè mi sa che devi soltanto scrivere". Ci scherza su Saviano, che comunque il pugilato non l'ha chiuso in un cassetto: "Se non mi allenassi sarei finito, essere attivo è l'unico modo che ho per sentirmi reale".
Reale come tanti altri sogni, come la passione per il Napoli, lui che a Napoli ci è nato, nel mito di Maradona, cullato dal sogno che certe prodezze possano davvero cambiare il mondo. "Diego dovrebbe pagare ma bisogna farlo tornare, trovando un compromesso. E' uno di quei grandi personaggi che non lasciano una traccia solo nella loro arte". Che restano insomma, che vanno oltre i propri errori e che hanno dimostrato che ce la si può fare. Anche se bisogna lottare.
Un insegnamento appreso fin da bambino, quando a 12 anni la sua passione era il basket: "Lo scudetto di Caserta ci cambiò tutti: capimmo che il talento poteva avere uno sbocco". Crederci insomma, anche quando viene fuori il marcio. Nella vita come nello sport. Ecco perché il pensiero di Saviano va a Calciopoli, "che è partita proprio da Napoli, una centrale per accedere al calcio che conta . Con De Laurentiis le cose sembrano cambiate, speriamo". Un calcio al pallone, insomma, per dare un calcio a tutto quello non funziona. Una via d'uscita, ma non l'unica.