Golf, il New York Times: i Molinari come i fratelli Miliband
Altri SportLungo profilo dedicato dal New York Times a Edoardo e Francesco Molinari, per gli amici Dodo e Chicco, i due ragazzi d'oro del golf italiano impegnati in Galles per la loro prima Ryder Cup. Sono paragonati ai fratelli del Labour inglese. GUARDA LE FOTO
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L'intervista doppia ai fratelli Molinari: il video
La loro rivalità ricorda quella dei fratelli David e Ed Miliband, in lotta per la leadership del partito laburista inglese. Ma il golf non è la politica. E se uno vince, l'altro non è costretto a lasciare la gara. Inizia così un lungo profilo che il New York Times dedica a Edoardo e Francesco Molinari, per gli amici Dodo e Chicco, i due ragazzi d'oro del golf italiano, impegnati in Galles per la loro prima Ryder Cup.
Dopo aver ripercorso le tappe più importanti della loro carriera, il giornale intervista Denis Pugh, il loro allenatore, convinto che proprio questa rivalità sia il segreto del loro successo: "La ragione della forza di questi ragazzi - osserva Pugh - sta nel fatto che se uno fa un brutto tiro, l'altro vuole superarlo. E se uno ne fa uno buono, l'altro vuole subito imitarlo".
Assieme a Matteo Manassero, appena 17enne, scrive il giornale, questi giovani eleganti e poliglotti possono rilanciare definitivamente la pratica del golf in Italia. Il Nyt sottolinea gli sforzi che la nostra federazione sta facendo per aumentare il numero dei praticanti, avvicinando i giovani e il ceto medio a questo sport. Grazie ad alcuni programmi federali, osserva il giornale americano, il numero dei giocatori nel nostro Paese è cresciuto passando negli ultimi 20 anni da 20mila agli attuali 100mila.
"Penso che da quando hanno vinto la World Cup, gli italiani abbiano imparato a conoscerli - aggiunge Pugh - e ha capito il valore di questi campioni. Ogni paese si esalta con le imprese dei propri sportivi. Ora tutto quello che può venire dalla Ryder Cup può solo aiutare il golf italiano. Tuttavia - conclude sorridente - Francesco è più conosciuto a Londra che a Torino. Del resto, lo stesso accade con Langer e Ballesteros, molto più noti in Inghilterra che in Germania o in Spagna".
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Dopo aver ripercorso le tappe più importanti della loro carriera, il giornale intervista Denis Pugh, il loro allenatore, convinto che proprio questa rivalità sia il segreto del loro successo: "La ragione della forza di questi ragazzi - osserva Pugh - sta nel fatto che se uno fa un brutto tiro, l'altro vuole superarlo. E se uno ne fa uno buono, l'altro vuole subito imitarlo".
Assieme a Matteo Manassero, appena 17enne, scrive il giornale, questi giovani eleganti e poliglotti possono rilanciare definitivamente la pratica del golf in Italia. Il Nyt sottolinea gli sforzi che la nostra federazione sta facendo per aumentare il numero dei praticanti, avvicinando i giovani e il ceto medio a questo sport. Grazie ad alcuni programmi federali, osserva il giornale americano, il numero dei giocatori nel nostro Paese è cresciuto passando negli ultimi 20 anni da 20mila agli attuali 100mila.
"Penso che da quando hanno vinto la World Cup, gli italiani abbiano imparato a conoscerli - aggiunge Pugh - e ha capito il valore di questi campioni. Ogni paese si esalta con le imprese dei propri sportivi. Ora tutto quello che può venire dalla Ryder Cup può solo aiutare il golf italiano. Tuttavia - conclude sorridente - Francesco è più conosciuto a Londra che a Torino. Del resto, lo stesso accade con Langer e Ballesteros, molto più noti in Inghilterra che in Germania o in Spagna".