"Era inesperto". Perizia choc sulla morte di Kumaritashvili
Altri SportLa relazione del pubblico ufficiale incaricato dell'inchiesta sullo slittinista georgiano morto per uno schianto a 145 km l'ora sulla pista di Vancouver, in Canada, alle ultime Olimpiadi invernali. GUARDA LE FOTO E IL VIDEO DELLO SCHIANTO
Le foto: le prime pagine di tutti i giornali del mondo
La "relativa scarsa esperienza" in competizione di Nodar Kumaritashvili, oltre alla "grande pressione" alla quale era sottoposto per l'importanza dell'evento hanno avuto un ruolo significativo nella morte dell'atleta georgiano nel corso delle prove sulla pista dello slittino di Whistler alle ultime Olimpiadi invernali di Vancouver 2010 (in Canada).
E' quanto ha scritto nella sua relazione il coroner Tom Pawloski (LEGGI IL PDF), il pubblico ufficiale incaricato dell'inchiesta avviata dalle autorità dello stato di British Columbia per appurare le responsabilità dell'incidente occorso 235 giorni fa a Kumaritashvili, 21 anni appena. Viene così definita accidentale la morte del georgiano, finito contro un palo di sostegno sistemato a pochi metri dal traguardo della pista alla velocità di 145 km all'ora e - sempre secondo quanto si legge nel rapporto - deceduto sul colpo.
Non sono previste ulteriori inchieste. Il rapporto invita però anche le autorità ed i dirigenti delle federazioni di slittino, bob e skeleton a prestare una sempre maggiore attenzione ai design delle piste, alla loro costruzione e alle certificazioni necessarie per renderle omologate.
Prima delle Olimpiadi i dirigenti della federazione internazionale di slittino avevano espresso dei dubbi circa le velocità che si potevano raggiungere sul tracciato di Whistler, molto più alte rispetto al previsto, un problema in più per gli atleti delle nazioni che avevano avuto meno tempo di altri per provarlo prima del via dei Giochi. E poi nelle prime
due giornate dedicate alle prove ufficiali più di una dozzina di atleti furono protagonisti di incidenti. L'11 febbraio l'australiana Hannah Campbell-Pegg ammise che "forse si va troppo forte" e si chiese se gli atleti fossero stati usati come "i pupazzi dei crash test", poco dopo avere perso il controllo del suo mezzo.
La mattina del giorno dopo, Kumaritashvili perse la vita. Il georgiano aveva provato la pista per 26 volte, 16 delle quali dalla partenza più in alto: ben 4 gli incidenti che lo hanno visto protagonista, incluso quello fatale. Nel rapporto, il coroner Tom Pawlowski non dimentica di segnalare come sia stato "provata la pericolosità del tracciato di Whistler, sul quale si sono verificati frequenti e seri incidenti, a dispetto delle misure di sicurezza, considerato comunque adeguate". Sulla pista canadese non sono previste quest'anno prove di coppa del mondo di slittino.
La "relativa scarsa esperienza" in competizione di Nodar Kumaritashvili, oltre alla "grande pressione" alla quale era sottoposto per l'importanza dell'evento hanno avuto un ruolo significativo nella morte dell'atleta georgiano nel corso delle prove sulla pista dello slittino di Whistler alle ultime Olimpiadi invernali di Vancouver 2010 (in Canada).
E' quanto ha scritto nella sua relazione il coroner Tom Pawloski (LEGGI IL PDF), il pubblico ufficiale incaricato dell'inchiesta avviata dalle autorità dello stato di British Columbia per appurare le responsabilità dell'incidente occorso 235 giorni fa a Kumaritashvili, 21 anni appena. Viene così definita accidentale la morte del georgiano, finito contro un palo di sostegno sistemato a pochi metri dal traguardo della pista alla velocità di 145 km all'ora e - sempre secondo quanto si legge nel rapporto - deceduto sul colpo.
Non sono previste ulteriori inchieste. Il rapporto invita però anche le autorità ed i dirigenti delle federazioni di slittino, bob e skeleton a prestare una sempre maggiore attenzione ai design delle piste, alla loro costruzione e alle certificazioni necessarie per renderle omologate.
Prima delle Olimpiadi i dirigenti della federazione internazionale di slittino avevano espresso dei dubbi circa le velocità che si potevano raggiungere sul tracciato di Whistler, molto più alte rispetto al previsto, un problema in più per gli atleti delle nazioni che avevano avuto meno tempo di altri per provarlo prima del via dei Giochi. E poi nelle prime
due giornate dedicate alle prove ufficiali più di una dozzina di atleti furono protagonisti di incidenti. L'11 febbraio l'australiana Hannah Campbell-Pegg ammise che "forse si va troppo forte" e si chiese se gli atleti fossero stati usati come "i pupazzi dei crash test", poco dopo avere perso il controllo del suo mezzo.
La mattina del giorno dopo, Kumaritashvili perse la vita. Il georgiano aveva provato la pista per 26 volte, 16 delle quali dalla partenza più in alto: ben 4 gli incidenti che lo hanno visto protagonista, incluso quello fatale. Nel rapporto, il coroner Tom Pawlowski non dimentica di segnalare come sia stato "provata la pericolosità del tracciato di Whistler, sul quale si sono verificati frequenti e seri incidenti, a dispetto delle misure di sicurezza, considerato comunque adeguate". Sulla pista canadese non sono previste quest'anno prove di coppa del mondo di slittino.