Sci, Innerhofer argento e Fill bronzo. Combinata a Svindal

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Innerhofer (a sinistra) sul podio con il vincitore Svindal e il connazionale Peter Filli (Ansa)
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Mondiali di Garmisch: vince il norvegese, ma è grande festa italiana coi due atleti altoatesini sul podio. Terza medaglia per Christof. Gli azzurri avevano protestato per presunte irregolarità nel cronometraggio dopo la discesa, ricorso respinto. LE FOTO

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Due italiani sul podio nella supercombinata ai mondiali di sci alpino: Christof Innerhofer ha vinto la medaglia d'argento, davanti all'altro azzurro Peter Fill, bronzo. L'oro è andato al norvegese Aksel Svindal che ha dunque vinto la supercombinata mondiale di Garmisch.

Con la terza medaglia conquistata nella supercombinata, Christof Innerhofer diventa l'azzurro più medagliato a un Mondiale di sci alpino ed eguaglia il leggendario Zeno Colò che ai mondiali di Aspen nel 1950 salì sul podio tre volte (due ori e un argento) in tre gare diverse.

L'Italia dello sci se la ricorderà insomma a lungo la supercombinata mondiale di San Valentino in terra tedesca ma con temperature mediterranee: due medaglie in un colpo solo, argento a Christof Innerhofer e bronzo a Peter Fill. Così, a metà Mondiali, Inner si ritrova a celebrare uno storico tris e festeggiare più di un record, perché è l'atleta sinora più medagliato di tutta la manifestazione: tre gare e tre medaglie con oro in supergigante, bronzo in discesa e argento in supercombinata. E se poi si va a sfogliare gli annali, l'altoatesino è l'azzurro più medagliato a un mondiale di sci eguagliando, come detto, le tre medaglie che il leggendario Zeno Colò vinse ad Aspen nel 1950. Allora la combinata era la sommatoria dei risultati delle singole gare discesa gigante e slalom, senza una prova specifica, per premiare l'atleta più completo.

L'eroe sulle piste di Garmisch è dunque Innerhofer ma con lui altro grande campione è stato Fill da Castelrotto, classe 1982, gran talento e gran carattere. Due anni fa, ai Mondiali di Val d'Isere, vinse l'argento in supercombinata. Pochi mesi dopo in allenamento si procurò uno strappo dei legamenti dell'inguine che pareva dovergli far chiudere la carriera. Lui - una vittoria ed otto podi in cdm - tenne duro. Fill ha avuto un inizio di stagione al rallentatore, turbato anche per una malattia di papà che lo teneva in ansia. Da un paio di settimane invece questo fronte si è schiarito ed ora Peter è a Gap 2011, medaglia di bronzo. I due compagni di stanza, gli amiconi che in ogni trasferta azzurra sono insieme a condividere la loro gran passione per lo sci, stavolta hanno superato le loro migliori ambizioni: salire insieme sul podio iridato.

Per l'Italia è una sorpresa che in qualche modo si ripete, in una disciplina mai adeguatamente coltivata. Alle Olimpiadi Albertville 1990, con gli avversari che improvvisamente annaspavano, l'Italia vinse l'oro con Josef Polig e l'argento con Gianfranco Martin. Ma se si guarda in coppa del mondo, l'ultimo successo è del mitico Gustav Thoeni nel lontano 1977 a Kitzbuehel, anche allora secondo la vecchia formula. A questi mondiali, l'assenza del croato Ivica Kostelic e dello svizzero Carlo Janka, ha così indirettamente portato agli azzurri un pizzico di fortuna che proprio ci voleva.

E pensare che stamani la prima parte della gara - la discesa - era stata nel segno del giallo. In testa il norvegese Aksel Svindal (poi oro) davanti allo svizzero dell'Emmental Beat Feuz e terzo Inner ma con il sapore amaro di vedere un cronometraggio ballerino. Con fondo durissimo come piace a lui per le temperature fredde notturne, Inner era stato infatti il più veloce ai primi intermedi, pareva stracciare tutti come nel supergigante che gli aveva portato l'oro. Poi, senza apparenti errori, ad un intermedio centrale il cronometro lo ha dato misteriosamente in ritardo. E' così partito un ricorso - ci sono state varie lamentele per i cronometraggi intermedi e la gestione dei tabelloni elettronici in questi Mondiali - che però è stato inevitabilmente respinto: i tempi finali sono stati comunque corretti.

Così alla prova di slalom Inner ha tenuto la sua terza posizione, Fill la quarta, più indietro Dominik Paris e il trentino Paolo Pangrazzi. Proprio quest'ultimo - classe 1988, casa a Campiglio - ha stupito tutti scendendo leggero e preciso nel ripido slalom del Gudiberg con un fondo sempre piu' tenero e buchette che si formavano nelle curve, passaggio dopo  passaggio. Tanto da chiudere ottimo 6° mentre Paris finiva fuori.

Poi è arrivata la fase decisiva di una gara difficile. Il temutissimo austriaco Benjamin Raich si è portato in testa, ma senza un margine eccessivo. Sono andati in tilt gli americani Ted Ligety e Bode Miller, si sono impantanati gli svizzeri Silvan Zurbriggen e Beat Feuz. Peter e Inner, invece, hanno sciato leggeri come mai, un vero stato di grazia, trascinati a valle dalla loro amicizia e dalla grande fame di nuova gloria. Solo Svindal ha tenuto il passo  riconfermando il titolo che aveva vinto due anni fa in Val d'Isere. Ma per l'Italia è stato il giorno delle due medaglie in un colpo solo: indimenticabile.