Non solo una vita, non solo un mito è stato spazzato via dai quattro colpi di pistola che hanno ucciso Reeva Steenkamp. La tragedia ha cancellato anche il volto di Oscar Pistorius, scomparso tra le pieghe della disperazione e della colpa
di Alessandro Biolchi
Non solo una vita, non solo un mito è stato spazzato via dai quattro colpi di pistola di Oscar Pistorius. La tragedia ha cancellato anche il suo volto, scomparso tra le pieghe della disperazione e della colpa. I lineamenti gentili di un'espressione che comunicava immediata empatia, qualche volta distorta dallo sforzo che rendeva la sua storia così speciale, ora cercano l'oblio. E quel sorriso così luminoso lascia il posto a immagini surreali.
Nero, incappucciato, avvolto da un mantello tetro come l'incubo che ha costruito con le sue mani: così è apparso in quei pochi passi che lo dividevano dalla macchina che lo avrebbe condotto al Tribunale di Pretoria. Dove le telecamere hanno potuto attivarsi solo alla fine dell'udienza, ma dove gli scatti dei fotografi hanno cercato di abbattere il muro di nulla della sua espressione.
Ma il volto di Pistorius, le lacrime di Pistorius di fronte alla terribile accusa di omicidio premeditato hanno istintivamente cercato un altro sipario: le mani. Per coprire, per difendere, per porre un filtro tra i sogni spezzati e la realtà vestita di follia. Non c'è più, il volto di Pistorius. Già dal momento del suo arresto: sguardo a terra e una felpa con cappuccio grigio calato sugli occhi. Occhi con i quali ora dovrà guardare in faccia i suoi giudici. A partire dalla sua coscienza.
Non solo una vita, non solo un mito è stato spazzato via dai quattro colpi di pistola di Oscar Pistorius. La tragedia ha cancellato anche il suo volto, scomparso tra le pieghe della disperazione e della colpa. I lineamenti gentili di un'espressione che comunicava immediata empatia, qualche volta distorta dallo sforzo che rendeva la sua storia così speciale, ora cercano l'oblio. E quel sorriso così luminoso lascia il posto a immagini surreali.
Nero, incappucciato, avvolto da un mantello tetro come l'incubo che ha costruito con le sue mani: così è apparso in quei pochi passi che lo dividevano dalla macchina che lo avrebbe condotto al Tribunale di Pretoria. Dove le telecamere hanno potuto attivarsi solo alla fine dell'udienza, ma dove gli scatti dei fotografi hanno cercato di abbattere il muro di nulla della sua espressione.
Ma il volto di Pistorius, le lacrime di Pistorius di fronte alla terribile accusa di omicidio premeditato hanno istintivamente cercato un altro sipario: le mani. Per coprire, per difendere, per porre un filtro tra i sogni spezzati e la realtà vestita di follia. Non c'è più, il volto di Pistorius. Già dal momento del suo arresto: sguardo a terra e una felpa con cappuccio grigio calato sugli occhi. Occhi con i quali ora dovrà guardare in faccia i suoi giudici. A partire dalla sua coscienza.