Se Modì batte Gramsci. La politica che dà i nomi allo sport

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Gramsci 1927, Modigliani 3179: Livorno ha votato così...
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IL CASO. Livorno si è divisa per l'intitolazione del Palasport: l'ha spuntata il pittore. Per il filosofo più amato dalla sinistra italiana nulla di fatto. Viaggio fra gli impianti sportivi dedicati a leader democratici, re, principi e dittatori

di Lorenzo Longhi

È un po’ la storia della sinistra in Italia: bel gioco sì, vittorie zero. Così, anche stavolta, la gioiosa macchina da guerra non ce l’ha fatta: il palasport di Livorno sarà dedicato ad Amedeo Modigliani, livornese che invero la città non l’amava poi così tanto, e non ad Antonio Gramsci, che proprio a Livorno fondò il Pci nel 1921. 3179 voti per Modì, 1927 per Gramsci, ecco l’esito del ballottaggio nel referendum popolare per l’intitolazione del palazzetto che, sino a poche settimane fa, per un pugno di euro si chiamava come un gelato. Vittima dell’egemonia culturale, già.

Niente Gramsci, allora, sebbene in tanti ci avessero sperato. Se non altro, si eviterà che il passare del tempo e dello zeitgeist politico porti a cambiamenti e polemiche, come successo ad esempio allo stadio centrale Lenin di Mosca, il più grande della capitale ex sovietica, ribattezzato piattamente come Luzhniki nell’era del Corvo Bianco Eltsin. Un po’ quello che accadde anche al fascinoso stadio Petrovskij di San Pietroburgo, che sino al 1991 era lo stadio Lenin (e si trovava a Leningrado, intendiamoci). Uno stadio Lenin resiste ancora a Khabarovsk, un tempo Urss pura, essendo piazzata a pochi chilometri dal confine cinese. A Baku, in Azerbaigian, si è passati da un leader mondiale, per quanto dittatore, ad un guardalinee, rimasto peraltro nella storia per aver sbagliato una decisione: da Stalin a Tofik Bakhramov: sic transit gloria mundi.

I dittatori, del resto, non resistono al vento del cambiamento e crollano, con loro, statue e intitolazioni. Benito Mussolini si autodedicò il complesso del Foro Italico, ex Foro Mussolini, e lo stadio di Torino - l’attuale Olimpico - ma dalla Liberazione in avanti il suo nome venne cancellato pressoché ovunque, così come il complesso sportivo di Baghdad, da qualche anno, non si chiama più Saddam Hussein Gymnasium. Incredibilmente, rimane nel mondo uno stadio Muhammar Gheddafi, ma solo perché non si trova in Libia: il Gaddafi stadium è infatti il principale impianto per il cricket di Lahore, in Pakistan, e venne intitolato al leader libico che, nella Conferenza delle organizzazioni islamiche del 1974, proprio a Lahore affermò il diritto del Pakistan a sviluppare e possedere armi nucleari…

Legittimamente più condivisibile e condivisa, da larghe intese insomma, la scelta di Port Elizabeth, in Sudafrica, che ha intitolato il suo stadio principale a Nelson Mandela, e lo stesso si può dire per quanto riguarda il Rfk Memorial Stadium di Washington, ribattezzato in memoria di Robert Fitgerald Kennedy, mentre a John Fitzgerald Kennedy è dedicata l’arena di Rome, nello stato di New York. Bordeaux ha intitolato lo stadio a Jacques Chaban-Delmas, ex primo ministro francese, Guimaraes ad Alfonso I del Portogallo: democrazia o monarchia, anche qui è un segno dei tempi e delle sensibilità.

Persa l’occasione Gramsci, Livorno non potrà competere con Firenze, che il suo palasport l’ha dedicato anch’essa a Nelson Mandela (il Mandela Forum), e forse nemmeno - boom - con Pisa, perché lo stadio di casa dei nerazzurri, l’Arena Garibaldi, porta il nome dell’eroe dei due mondi. E, mentre il nome dello stadio di Lecce (il via del Mare), una decina di anni fa è stato intitolato, e non senza polemiche, all’ex sindaco Ettore Giardiniero, a Salerno spetta la palma dell’originalità, avendo dedicato lo stadio al principe e duca longobardo Arechi II. Che, vissuto addirittura nell’VIII secolo, di certo non urta la suscettibilità di nessuno.