Domenica tragica sul Gran Zebrù, sei vittime in parete

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Il massiccio dell'Ortles con il Gran Zebrù; a sinistra il costone con la via normale, dove il 5 agosto 1997 ci furono sette vittime in due diversi incidenti
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Stessa montagna. Le pareti del Gran Zebrù, la seconda vetta più alta del gruppo Ortles che si trova sul confine tra Alto Adige e Lombardia. 3.851 metri da scalare. Come nel 1997, quando il ghiaccio tradì sette alpinisti

Stessa montagna. Le pareti del Gran Zebrù, la seconda vetta più alta del gruppo Ortles che si trova sul confine tra Alto Adige e Lombardia. 3.851 metri da scalare. Due cordate. Una - di italiani - su, per la parete ovest, l'altra - invece - per la parete nord. A pochissime ore di distanza, stessa - identica - sorte.

Una domenica tragica, in cui hanno perso la vita 6 alpinisti, 3 altoatesini e 3 italiani di Parma e di Novara, 45, 55 ed un ragazzo di  22 anni. Solo nel 1997, sulla stessa montagna  il bilancio fu peggiore: 7 vittime. Anche allora a tradire fu il ghiaccio, e, forse, le temperature troppo alte. Ma anche la fatalità. Che ha portato i soccorritori, poche ore dopo la prima operazione di recupero, a tornare indietro. A soli 50 metri dal luogo del primo incidente. E non poter far altro che constatare il tragico epilogo anche della seconda spedizione.

Troppe, 6 persone perse in poche ore sullo stesso ghiacciaio. Troppi, gli incidenti che continuano a riproporre il dibattito. Quello, inutile quanto amaro, sul confine sottile tra passione ed inesperienza, competenza e improvvisazione. Troppo sottile, come il ghiaccio, del Gran Zebrù.