Doping e statistiche: se l'Italia fa più controlli degli Usa

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Migliaia e migliaia di controlli ogni anno: l'esercito di laboratori schierati contro il doping è imponente. Molte le differenze tra sport e sport e tra Paese e Paese
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Dopo la positività di Gay e di mezza squadra giamaicana della velocità, la Wada ha reso noti i numeri dei controlli svolti nel 2012. Il nostro Paese è all'avanguardia, mentre gli sport più "tartassati" sono calcio, atletica e ciclismo GUARDA L'INFOGRAFICA

di Stefano Rizzato

I numeri non spiegheranno tutto, ma aiutano a capire. Quelli sull’antidoping sembrano dire questo: chi cerca trova. Eh già perché gli sport più tartassati dai “vampiri” della Wada, l’agenzia mondiale dell’antidoping, sono anche quelli con il maggior numero di positività: ciclismo, atletica, calcio. Sport popolari, certo, ma non più di altri. E per sollevare qualche dubbio sull’equità nel trattamento delle varie discipline, basta un dato: circa 28mila i controlli annui sia per calcio che atletica, poco più di 13mila quelli per il nuoto e gli sport acquatici. Una differenza non da poco.

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Se poi guardiamo alla geografia dell’antidoping, cioè ai controlli svolti dalle singole federazioni nazionali, dai dubbi si passa alle certezze. La prima: l’Italia è all’avanguardia nella lotta al doping. Nel 2012, il Coni ha svolto 6.794 controlli sui nostri atleti. A questi bisogna aggiungere oltre 1.500 controlli fatti dal nostro Ministero della Salute, che a livello mondiale è l’ente non federale più attivo.

Insomma, da noi si fanno pochi controlli antidoping in meno che in Cina, una nazione che ha 22 volte la nostra popolazione e ha condotto 10.066 test in un anno. Addirittura ne facciamo più che negli Stati Uniti dominatori del medagliere olimpico di Londra 2012, dove le provette analizzate lo scorso anno sono state solo 4.051.

Si arriva così alla seconda certezza: ci sono nazioni dove l’antidoping non è – diciamo – una priorità. Sarebbe difficile infatti spiegare come nella Giamaica degli uomini e delle donne jet i controlli svolti nel 2012 siano stati solo 106. Le positività? Neppure una. Se si pensa che nel 2010 la Wada arrivò persino a smantellare l’agenzia antidoping giamaicana perché conteneva metà dei vertici della federazione atletica locale, i dati non sono una sorpresa. Stupisce molto di più lo scandalo piovuto su Asafa Powell e mezza squadra di atletica caraibica, trovati positivi ai trials giamaicani. Forse, è il segno di una maggiore attenzione al problema.