Il golf a squadre e i giovani: "Non siamo dei principini"
Altri SportAll'Open, premiati i ragazzi del Circolo Golf Torino, che si sono aggiudicati il campionato a squadre. Le parole del capitano, il 19enne Filippo Campani: "Tanti ci sfottono, ma il golf non è uno sport da ricchi"
All'Open d'Italia Lindt è stata premiata la squadra del Circolo Golf Torino, capitanata da Filippo Campani. Con lui: Luigi Botta, Edoardo Lipparelli, Costantino Peruzzi, Giovanni Cravioli. Questa vittoria nel campionato a squadre è fa del Circolo Golf Torino la "cantera" del golf italiano.
di Luca Corsolini
Facce da golf. Facce sporche di cioccolata, come è giusto che sia trattandosi di ragazzi che sono bravi come e più di altri a distinguere le palline da golf dalle palline di cioccolata che hanno inondato il 70° Open d'Italia Lindt. Filippo Campigni con i suoi 19 anni è il più vecchio, beato lui, di un gruppo di ragazzi anche sedicenni, sveltissimi nel delegare a lui quella scocciatura che è una chiaccherata con i giornalisti.
"È cambiata la percezione del golf in questi anni? La domanda me la faccio anch'io. Perché gli amici più vicini ormai non mi guardano più come un originale, ma a scuola, e ho finito solo da qualche mese le superiori, per tanti professori io che andavo a giocare a golf nel fine settimana e magari presentavo qualche giustificazione ero uno che si dava alla bella vita".
"Adesso - racconta ancora Filippo - qualcosa cambierà. Ho lasciato Biella, ho preso casa a Torino proprio con un mio compagno di squadra e così mi dividerò tra aule di economia e commercio e campo, il mio circolo. Mi alleno 3/4 volte a settimana. Il golf mi piace, perché mi piace stare in mezzo alla natura. E perché mi piace dipendere da me stesso anche se questa intervista arriva per un risultato di squadra. La squadra nel golf è l'eccezione, non la regola. È bello stare con gli altri, rispettare le regole. A me piace l'impianto del golf, l'idea che il campo su cui cammino sia il frutto di anni di lavoro. Ed è per questa forma di rispetto che se qualcuno maltratta il campo mi arrabbio, ci tengo alla forma".
"Non so se ci tengono allo stesso modo quelli che ci prendono in giro perché ancora attaccati a un certo stile. Il nostro stile è non prendere in giro gli altri. E siamo anche stufi del quadro che si fa del golf: non è uno sport riservato ai ceti alti, si sta aprendo sempre più. Lo dimostriamo noi ragazzi, lo si capisce in questi giorni. Avete visto quanta gente c'è tra le buche?".
Abbiamo visto, ma è bello e giusto chiudere con la visione di Filippo. Faccia da golf sporca di cioccolata, ma con le idee chiare:"Tra due anni al massimo decido se passare pro o meno. Ma prima la laurea. Magari quella breve. Prima di allora però golf e studio possono andare insieme".
di Luca Corsolini
Facce da golf. Facce sporche di cioccolata, come è giusto che sia trattandosi di ragazzi che sono bravi come e più di altri a distinguere le palline da golf dalle palline di cioccolata che hanno inondato il 70° Open d'Italia Lindt. Filippo Campigni con i suoi 19 anni è il più vecchio, beato lui, di un gruppo di ragazzi anche sedicenni, sveltissimi nel delegare a lui quella scocciatura che è una chiaccherata con i giornalisti.
"È cambiata la percezione del golf in questi anni? La domanda me la faccio anch'io. Perché gli amici più vicini ormai non mi guardano più come un originale, ma a scuola, e ho finito solo da qualche mese le superiori, per tanti professori io che andavo a giocare a golf nel fine settimana e magari presentavo qualche giustificazione ero uno che si dava alla bella vita".
"Adesso - racconta ancora Filippo - qualcosa cambierà. Ho lasciato Biella, ho preso casa a Torino proprio con un mio compagno di squadra e così mi dividerò tra aule di economia e commercio e campo, il mio circolo. Mi alleno 3/4 volte a settimana. Il golf mi piace, perché mi piace stare in mezzo alla natura. E perché mi piace dipendere da me stesso anche se questa intervista arriva per un risultato di squadra. La squadra nel golf è l'eccezione, non la regola. È bello stare con gli altri, rispettare le regole. A me piace l'impianto del golf, l'idea che il campo su cui cammino sia il frutto di anni di lavoro. Ed è per questa forma di rispetto che se qualcuno maltratta il campo mi arrabbio, ci tengo alla forma".
"Non so se ci tengono allo stesso modo quelli che ci prendono in giro perché ancora attaccati a un certo stile. Il nostro stile è non prendere in giro gli altri. E siamo anche stufi del quadro che si fa del golf: non è uno sport riservato ai ceti alti, si sta aprendo sempre più. Lo dimostriamo noi ragazzi, lo si capisce in questi giorni. Avete visto quanta gente c'è tra le buche?".
Abbiamo visto, ma è bello e giusto chiudere con la visione di Filippo. Faccia da golf sporca di cioccolata, ma con le idee chiare:"Tra due anni al massimo decido se passare pro o meno. Ma prima la laurea. Magari quella breve. Prima di allora però golf e studio possono andare insieme".