Mauro premiato con la Pallina d’oro: "Innamorato del golf"
Altri SportMASSIMO MAURO commenta il riconoscimento ricevuto al 70esimo Open d'Italia per la decennale attività nel mondo del golf. La Fondazione “coniuga sport, divertimento e solidarietà", raccogliendo fondi per la ricerca contro la Sla
di MASSIMO MAURO
La pallina d'oro dei giornalisti golfisti è un gran riconoscimento per la Fondazione Vialli&Mauro. Siamo premiati per la nostra attività decennale, per il contributo – è scritto nella motivazione dell'associazione italiana dei giornalisti golfisti - alla diffusione di un'immagine simpatica del golf. E con noi, devo dire, sono premiati i dilettanti, gli uomini d'azienda, i pro, insomma quanti abbiamo negli anni portato sul green per la nostra Pro Am.
È un premio che mi inorgoglisce, devo dire. Perché nel golf con il termine amateur sono definiti i dilettanti, io invece preferisco tradurre in modo personale perché mi sento un amante, un innamorato di questo gioco. Che noi usiamo per raccogliere fondi che destiniamo in gran parte alla ricerca sulla Sla, che abbiamo scoperto essere la malattia anche di tanti caddie: quest'anno abbiamo raccolto addirittura 170 mila Euro.
Sul green provo sempre adrenalina quando si tratta di puttare, sarà anche un surrogato, ma è la stessa sensazione che provavo prima di andare in campo. Io sono un handicap 4,2, gioco quando posso, cioè il più spesso possibile, perché quando non gioco sento proprio che mi manca il golf. Ma non mi verrebbe mai in mente di tentare l'impresa di Shevchenko, che vuole andare ai Giochi.
Proprio grazie alla Pro Am ho misurato la differenza tra i dilettanti e i professionisti: non c'è gara. E Sheva, detto senza offesa, può diventare un buon dilettante. Se vuole provare dei brividi può venire da noi, magari in futuro apriremo pure alle donne che sono cresciute tanto anche in questo gioco. Per il momento mi godo il premio: una pallina d'oro per una grande passione. Non è il pallone, ma è d'oro, il ricordo di dieci anni speciali con la chicca di Olazabal con noi nell'ultima edizione dopo i brividi che ci aveva regalato guidando il team europeo nella Ryder Cup dell'anno scorso.
La pallina d'oro dei giornalisti golfisti è un gran riconoscimento per la Fondazione Vialli&Mauro. Siamo premiati per la nostra attività decennale, per il contributo – è scritto nella motivazione dell'associazione italiana dei giornalisti golfisti - alla diffusione di un'immagine simpatica del golf. E con noi, devo dire, sono premiati i dilettanti, gli uomini d'azienda, i pro, insomma quanti abbiamo negli anni portato sul green per la nostra Pro Am.
È un premio che mi inorgoglisce, devo dire. Perché nel golf con il termine amateur sono definiti i dilettanti, io invece preferisco tradurre in modo personale perché mi sento un amante, un innamorato di questo gioco. Che noi usiamo per raccogliere fondi che destiniamo in gran parte alla ricerca sulla Sla, che abbiamo scoperto essere la malattia anche di tanti caddie: quest'anno abbiamo raccolto addirittura 170 mila Euro.
Sul green provo sempre adrenalina quando si tratta di puttare, sarà anche un surrogato, ma è la stessa sensazione che provavo prima di andare in campo. Io sono un handicap 4,2, gioco quando posso, cioè il più spesso possibile, perché quando non gioco sento proprio che mi manca il golf. Ma non mi verrebbe mai in mente di tentare l'impresa di Shevchenko, che vuole andare ai Giochi.
Proprio grazie alla Pro Am ho misurato la differenza tra i dilettanti e i professionisti: non c'è gara. E Sheva, detto senza offesa, può diventare un buon dilettante. Se vuole provare dei brividi può venire da noi, magari in futuro apriremo pure alle donne che sono cresciute tanto anche in questo gioco. Per il momento mi godo il premio: una pallina d'oro per una grande passione. Non è il pallone, ma è d'oro, il ricordo di dieci anni speciali con la chicca di Olazabal con noi nell'ultima edizione dopo i brividi che ci aveva regalato guidando il team europeo nella Ryder Cup dell'anno scorso.