Barche nelle reti, timoni rotti: ostacoli dell'Ocean Race

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Dopo la rottura del timone sulla barca del Team franco-cinese Dongfeng è stato necessario un "piccolo" intervento notturno (foto Yann Riou)
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A una settimana dalla partenza da Alicante, le squadre della regata più dura al mondo raccontanono i primi problemi. Dal Team Sca finito in una rete da pesca, al timone fuori uso di Dongfeng. La strada per Cape Town è ancora lunga. LO SPECIALE

A una settimana dalla partenza, la flotta di imbarcazioni della Volvo Ocean Race ha percorso poco più del 20% del tragitto verso Città del Capo. Il gruppo di testa è ancora molto compatto: è battaglia vera, condita da una lotta di strambate per posizionarsi al meglio e guadagnare miglia preziose per fare rotta più a ovest, verso le calme equatoriali prima e verso il cancello di Fernando di Noronha poi. Navigare sotto costa, però, comporta dei rischi. I franco/cinesi di Dongfeng Race Team, che avevamo mantenuto la testa della flotta fin dal mattino di giovedì 16 ottobre, nella notte tra venerdì e sabato, hanno urtato un oggetto non identificato e rotto un timone, cedendo il primo posto ad Abu Dhabi Ocean Racing.

Dongfeng, l’incidente - "Erano le 2.10 UTC (le quattro ora italiana), al timone c'era Thomas (Rouxel) e abbiamo urtato qualcosa", ha raccontato Yann Riou, onboard reporter di Dongfeng Race Team Yann Riou. "L'impatto è stato violento. Abbiamo controllato il timone sopravento, la chiglia, poi ci siamo resi conto di non avere più il timone sottovento, abbiamo verificato che non ci fossero vie d'acqua. Dieci minuti dopo, abbiamo strambato. Avevamo due opzioni: installare il timone di rispetto, oppure rimuovere quello che era rimasto del vecchio e sostituirlo con un nuovo. Abbiamo deciso di fare così. Abbiamo preparato il timone, abbiamo arrotolato la vela di prua, l'abbiamo ammainata e abbiamo ammainato anche la randa. Proprio in quel momento abbiamo visto Abu Dhabi Ocean Racing che ci passava vicino... Thomas ha indossato la muta e si è tuffato in acqua. Kevin (Escoffier) era nel compartimento di poppa e il resto dell'equipaggio in coperta. Abbiamo rimosso ciò che era rimasto del vecchio timone e posizionato quello nuovo. Poi abbiamo issato di nuovo le vele, e ora facciamo venti nodi di velocità".



Arriva il vento, ma non solo - Con grande sollievo degli equipaggi le barche sono entrate in un buon flusso di vento da nord-nordest di circa 20 nodi, dopo che per giorni interi i sette team erano andati a cercare anche il minimo refolo di vento in più a poche miglia, se non a poche centinaia di metri dalla costa africana. Il team spagnolo di Mapfre, guidato da Iker Martìnez, è stato quello che si è avvicinato di più alla costa ma anche quello che ha ricevuto una “visita” piacevole quanto inaspettata da parte di una nave della marina spagnola, che ha inviato un gommone a salutare l'equipaggio iberico e gli altri team in gara. Il rischio di stare così vicini alla costa è, proprio quello di urtare oggetti galleggianti o di rimanere impigliati in reti, come successo ad Abu Dhabi, o a Team Brunel, che ha dovuto mandare un uomo in acqua per togliere un grosso pezzo di plastica dalla chiglia.



Team Sca…nella rete da pesca - L'equipaggio completamente femminile del Team Sca ha anche seguito un rotta irregolare causata da una rete da pesca impigliata nello scafo. Purtroppo questo ha rallentato la corsa delle veliste, che hanno perso ulteriore terreno. "Ad essere oneste, abbiamo avuto giorni migliori. Quando vedi le altre barche scappare via ti piange il cuore", ha scritto da bordo della barca fucsia la Onboard reporter Corinna Halloran. "E’ una tappa di 6.500 miglia quindi tutto può ancora accadere nelle prossime settimane".


Bolzan racconta la settimana di Alvimedica – Il Team sul quale viaggia l’unico italiano della competizione, Alberto Bolzan, Alvimedica, non è stato vittima di incidenti, ma le insidie del mare sono sempre tante.  “I primi giorni di questa Volvo per me sono stati stupendi, siamo ancora tutti attaccati come se invece di una tappa della Volvo Ocean Race stessimo affrontando una regata costiera di poche ore. Uscire dal Mediterraneo – spiega Bolzan - non è stato semplice, poco vento che saltava molto e gran corrente a Gibilterra, abbiamo fatto più cambi di vele che in una vita intera. Una volta usciti in Oceano abbiamo trovato vento fino a 35 nodi in bolina, subito per assaggiare cosa vuol dire stare nella flotta in ogni condizione. Poi vento in poppa attorno ai dieci nodi, da due giorni stiamo facendo una guerra di strambate usando ogni minimo salto di vento. La classifica viene stravolta di continuo, da primi a ultimi ci sono passati tutti. Con le barche tutte uguali è veramente bello, le prestazioni sono uguali e tutti sono qui a lottare per vincere, nessun inseguitore. La vita a bordo è buona, il morale alto e siamo determinati a fare bene".