Enzo Abbagnale in procura antidoping: "Ho poche speranze per Rio"

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Il canottiere azzurro, figlio del campione Giuseppe, rischia la squalifica per mancata reperibilità. Se l'accusa dovesse essere confermata, il 23enne potrebbe saltare la prossima Olimpiade: "Ho peccato di superficialità", ammette il capovoga della Nazionale

È terminata dopo circa due ore di colloquio l'audizione davanti alla procura antidoping Nado-Italia di Vincenzo Abbagnale. Il canottiere azzurro rischia l'accusa di violazione dell'articolo 2.4 delle Norme sportive antidoping ('mancata reperibilita"), con conseguente richiesta di una squalifica fino a due anni che potrebbe far sfumare la sua partecipazione a Rio 2016: "Io ho peccato sicuramente di superficialità - ha specificato all'uscita il 23enne capovoga dell'otto azzurro -, poi una serie di imprevisti non mi ha per niente aiutato. È stato un mix di cose che ha portato, seppur di poco, al mio ritardo al controllo. Spero ancora nelle Olimpiadi? Finché i giochi non sono chiusi mantengo vive le speranze, ma sono poche".

Autosospensione - "Negli ultimi tempi - ha ammesso Abbagnale - ho mollato molto la presa con gli allenamenti in Nazionale e sono tornato a casa. Mi sento frustrato, perché sono accusato di una cosa che non avrei mai immaginato, anche se non è un caso di doping". Appena saputo l'accaduto, il padre Giuseppe, presidente della Federazione italiana canottaggio e leggenda azzurra, ha provveduto immediatamente a farlo autosospendere in attesa di chiarimenti. "Nella duplice veste di presidente federale e padre, inizialmente è rimasto spiazzato come me perché non pensavamo potesse succedere una cosa simile. Ci fa molta rabbia tutta la faccenda", ha specificato l'azzurro, il cui pensiero va alla Nazionale che si sta preparando per la Coppa del Mondo: "Dovevo esserci anche io - conclude -, i miei compagni si stanno allenando senza di me e l'otto ha cambiato capovoga: farò il tifo per loro da casa".