Molfetta: "Studio da manager per il mio taekwondo"
Altri SportL'INTERVISTA. Il campione olimpico 2012 ha detto basta con l'agonismo. Lavora accanto alla Nazionale con l'obiettivo di diventarne il team manager e segue un corso di management sportivo alla Bocconi: "Ho deciso di smettere dopo la mancata qualificazione a Rio. La mia esperienza può aiutare la crescita del movimento". Allena in una palestra nel quartiere romano dell'Eur e sulle Olimpiadi 2024 dice: "Occasione persa per la Capitale, ma forse non è finita"
Lasciare qualcosa a cui si tiene, per la quale si è lottato parecchio, non è facile né indolore. Mai. Vale per lo sport come per ogni altra situazione del quotidiano. Piuttosto è probabile che tracce di quel "qualcosa" restino dentro, sempre, dando però anche lo stimolo a ripartire con una nuova idea, un nuovo obiettivo. È un po' quello che è successo a Carlo Molfetta, quando qualche settimana fa ha annunciato di lasciare il taekwondo, passione che nel 2012 lo ha portato a diventare campione olimpico. Oggi allena alla San Gabriel Gymnasium, nel quartiere romano dell'Eur, e ha già ben chiaro cosa fare nel suo futuro.
È la scelta definitiva?
"Sì, e lo dico senza esitazione. Non mi piacciono quelli che fanno passi indietro, si rendono poco credibili. La mia scelta non è stata improvvisa, ma è maturata un po’ alla volta. Mi sono preso del tempo per capire anche cosa fare in seguito".
Quando hai deciso che era arrivato il momento?
"Dopo la mancata qualificazione alle Olimpiadi di Rio. Non è stata la conseguenza per la delusione, sia chiaro. Quella mi ha aiutato a guardarmi allo specchio, a riflettere sugli infortuni. Ho ripensato soprattutto ai precedenti 18 anni in cui ho dato tutto e vinto tutto quello che potevo vincere. Mi sono confrontato con mia moglie e con la Federazione, poi ho deciso con serenità".
Forse quello non era nemmeno più il tuo taekwondo?
"No, infatti. Più tecnologico e meno potente. Ma non solo. Dicevo degli infortuni, i problemi alle ginocchia sono stati tanti. Troppi. Comunque non sono pentito, quando prendo una decisione poi non mi schiodo più. C'è un inizio e una fine. Fa parte dello sport anche questo".
E ora che si fa?
"Da dove comincio? Nuovi obiettivi ce ne sono, e per questo sto seguendo alla Bocconi di Milano un corso di management sportivo. Voglio formarmi da questo punto di vista per dare una mano alla Federazione del taekwondo. Intanto lavoro con la Nazionale, mettendo la mia esperienza a disposizoone del Maestro (Yoon Soon Cheul,) del preparatore atletico e dei ragazzi".
Il primo obiettivo da raggiungere?
"Diventare team manager della Nazionale italiana, gestire lo staff e far crescere il movimento".
Guardi anche ad altre Federazioni, quindi ad altri sport, o magari a un ruolo nel Coni?
"Per il futuro non chiudo a nessuna possibilità. Ma il taekwondo italiano al momento è la mia sola priorità".
E nel calcio? Sei un tifoso dell'Inter…
"Beh, non sarebbe affatto male. Ma al momento più che calcio questa ipotesi è fantacalcio. Certo, con la mia Inter sarebbe davvero bello".
La politica t'interessa?
“No, è una cosa a cui non ho mai pensato. E onestamente non mi immagino in nessun ruolo politico".
Però la politica, locale e romana, ha detto no a ciò che lo sport italiano considerava una grande occasione: Roma 2024. Qual è il tuo punto di vista?
"Confermo che sarebbe stata una grande occasione. Anzi, lo penso ancora".
Ci credi ancora?
"Sono uno di quelli che continua a sperare, che ritiene che qualcosa possa ancora cambiare".
E cioè?
"Ripeto, solo una speranza che si basa sull'idea che è un treno troppo importante da prendere. Ho letto il Dossier con il quale la Giunta ha provato ad argomentare il no e onestamente non mi ha convinto, perchési basa su vecchi studi. Hanno paura degli sprechi e di una gestione pericolosa? Ecco, hanno l’occasione per gestire questa macchina e garantire che tutto vada a buon fine e senza rischi. Sono molto rammaricato, ma chissà. Alla luce di quanto accaduto, credo che un tarlo su questa rigida posizione ora ci sia in loro".
Chi è il nuovo Molfetta? Se c’è…
"Qualche nome ce l’ho e, anche per non creare pressioni inutili e pericolose, lo tengo per me. Però non voglio fare paragoni. Ogni atleta ha le sue caratteristiche, e per questo sono certo che arriverà prima o poi uno più forte di me. Ci stiamo lavorando. Mi aspetto molto dalle donne del nostro movimento. Non aver partecipato alle ultime Olimpiadi, per quanto fastidioso, ci dà un vantaggio. I nostri atleti sono più freschi, forse anche più motivati. Lo dimostrano i risultati degli ultimi Open. Ci sono chiari segnali di crescita, sentirete parlare di noi".