Ogni giorno, durante le feste, un personale ricordo del 2016 da parte dei volti di Sky Sport. L'evento vissuto, raccontato oppure sentito più vicino
Una fotografia. La felicità. Eccolo, il 2016. L’immagine di un mondo che ride, per un solo attimo. Quell'attimo. Il momento in cui il tempo si ferma, l’istante esatto in cui non si deve andare né avanti né indietro. E’ sufficiente restare fermi e sapere che, comunque vada, è stato bello così.
Il mio eroe positivo dell’anno, nello sport, è stato Graziano Pellè. Il suo gol del 2-0 contro la Spagna, agli Europei, mi ha reso contento, e l’allegria all’improvviso è un regalo senza prezzo. Inaspettato, una pozione di Asterix 2.0. La bevi, ti senti più forte e, se non trovi i Galli, almeno passeggi (e festeggi) nel loro giardino. Lo stadio era quello di Parigi.
Buttato lì, con le cuffie in testa e il microfono davanti alla bocca, nella metà esatta fra il protagonista e i suoi tifosi, come un errore nella sceneggiatura, sembro il direttore involontario di un’orchestra risvegliata, con la voglia di fare finalmente rumore. Di seguire alla rinfusa uno spartito che poco prima neppure esisteva, quello del casino di chi ha appena scoperto di aver vinto. Ognuno di noi aveva una montagna da scalare, nell’attaccante dell’Italia abbiamo individuato il capocordata: è così che l’Everest si è fatto nano. Un salto e oplà, ci siamo ritrovati dalla parte giusta del burrone. Con le braccia al cielo, portandoci in trionfo da soli, perché non si può restare impassibili di fronte alla gioia. Siamo tutti allenatori, siamo tutti giocatori, in quel momento siamo stati tutti Pellè.
Lui corre, e strizza l’occhio all’infinito, proprio mentre noi lo strizziamo a lui. La collega al mio fianco resta seduta, con l’espressione un po’ così: è l’altra faccia della medaglia, il cinquanta per cento di un cielo per il resto azzurrissimo. La sua carta d’identità ci sussurra che è spagnola, il nostro miglior sogno è appena diventato il suo peggiore incubo. Ma non può esistere tempo per lei. Al limite, solo qualche pixel sfocato.
Quest’immagine me l’ha mandata Giovanni Minozzi che, a dire la verità, neppure conoscevo. Adesso, per me, è il miglior fotografo del mondo. E’ riuscito a imprigionare la felicità, a renderla visibile.
Poi, Graziano Pellè ha sbagliato il rigore contro la Germania, prendendo in giro il portiere Neuer prima di calciarlo. Poi, Graziano Pellè è stato cacciato dalla Nazionale per avere insultato il commissario tecnico Ventura dopo un cambio. Si giocava a Torino, curiosamente proprio contro la Spagna.
Ma due errori non cancellano una fotografia, almeno per me. Una fotografia dura per sempre, è l’onda lunga che accompagna un sorriso. Non si può fermare. Mai.