Un anno, un ricordo: il 2016 di Lia Capizzi

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Lia Capizzi

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Ogni giorno, durante le feste, un personale ricordo del 2016 da parte dei volti di Sky Sport. L'evento vissuto, raccontato oppure sentito più vicino

Eppure sarebbe semplice, a maggior ragione dopo la mia esperienza a Rio. Scegliere una singola medaglia e farne il simbolo di un anno intero. Vado controcorrente, preferisco chiudere il mio 2016 ricordando di quella volta che non ho fatto il mio lavoro di giornalista fino in fondo. E' il 16 luglio 2016, sono appena arrivata al Policlinico San Matteo, cerco un ragazzo di 24 anni che sta sbattendo il muso contro un sogno svanito. Cerco Gianmarco Tamberi che la sera prima in pedana a Montecarlo ha stabilito il nuovo record italiano di salto in alto, 2.39 metri. Cerco un campione del Mondo e d'Europa che sogna di superare il muro dei 2 metri e 40 e proprio per questo ha chiesto di alzare l'asticella a 2.41. Al secondo tentativo il destino però gli rifila una bastardata, la sua caviglia fa CRACK.

Lungo i viali del complesso ospedaliero di Pavia non c'è nessuno, individuo la palazzina giusta, chiedo alla mia troupe di restare fuori mentre scendo al secondo piano sotterraneo del Corpo A del padiglione DEA, reparto Radiologia e Radiodiagnostica. Mi ritrovo in una sala d'attesa con quattro persone, neanche fossi una parente. Passano pochi minuti e da una porta esce Marco Tamberi, papà-allenatore, il professor Francesco Benazzo (direttore della Clinica Ortopedica e Traumatologica) e poi Gimbo. Lesione del legamento deltoideo della caviglia sinistra, poche parole dal rumore assordante. Addio Rio, niente Olimpiade. Mi sento di troppo, da giornalista dovrei registrare la disperazione di quel momento. No. Il rispetto umano viene prima di qualsiasi notizia. Il mio microfono resta spento in borsa anche quando il gruppetto esce dall'ospedale. Tornerò in redazione senza aver raccolto la sua voce? Chissenefrega. Le immagini delle lacrime di Tamberi parlano da sole, almeno per me.

 

Passa un mese e lacrime simili le rivedo sul volto di Gimbo in tribuna a Rio, spettatore forzato, mentre osserva il canadese Derek Drouin conquistare l'oro olimpico a quota 2.38 metri. Passa un altro mese, alle Paralimpiadi il fuoriclasse Zanardi dedica a Tamberi il suo oro appena vinto nella cronometro. I due non si conoscono, non si sono mai parlati, ma nessuno come Alex conosce certe dinamiche: la dedica ad un ragazzo-campione-collega che non ha mai visto racchiude l'essenza dello sport e della vita.

 

Nel frattempo Tamberi si è rialzato, ha ripreso con tenacia a correre, nel 2017 tornerà pure a saltare. Sono in molti ad aspettarlo, io di certo. Con il microfono acceso, in mano, e non in borsa.
Buon 2017.
 

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