Leo, fenomeno del surf: "Ora batto gli alieni"

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Francesco Giambertone

Leonardo Fioravanti, 19 anni, da quando ne aveva 12 gira il mondo per diventare un surfista professionista (Foto Instagram)
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L'INTERVISTA. Viene da Roma, ha solo 19 anni e con una tavola da surf fa quello che vuole. Leonardo Fioravanti è il primo italiano della storia a qualificarsi per il World Tour: "Li guardavo su internet, ora li sfido per diventare campione del mondo". E ci racconta la sua vita pazzesca a caccia dell'onda perfetta

Leonardo Fioravanti, 19enne di Cerveteri, provincia di Roma, sarebbe quasi un ragazzo normale. Se non fosse che ancora teenager è già uno dei surfisti più forti del mondo. Il 2016 è stato il suo anno: in pochi mesi Leo “The Roman” ha vinto un titolo mondiale under 18, poi ha battuto Kelly Slater, il Valentino Rossi del surf, in due occasioni. Poteva essere abbastanza. E invece no: una settimana fa si è qualificato per il prossimo World Tour, il circuito dei migliori 32 professionisti del mondo. È il primo italiano della storia a riuscirci. C'è chi giura che presto sarà anche il primo a vincerlo.

Insomma, Leo: fai una vitaccia, sempre a caccia delle onde.
“Non la cambierei con niente al mondo. Ora sono alle Hawaii da novembre, da anni passo il Natale qui. Poi di solito torno in Europa per qualche settimana, poi volo in Australia e ci sto tre mesi. Da lì vado in Indonesia, alle Fiji e in altri posti.”

Com'è una tua giornata tipo?
“La mattina presto sto in coma, ma se le onde sono belle mi sveglio anche alle 6. Poi vado a cercare il punto migliore per surfare ed entro in acqua. A volte ci sto un'oretta, altre tutto il giorno. Oggi ho fatto una session di due ore e poi sono andato a giocare a golf. Sono le uniche due settimane in cui mi posso rilassare un po'.”

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Una foto pubblicata da Leonardo Fioravanti (@lfioravanti) in data:

Il 2017 sarà bello pieno di impegni: il tuo primo World Tour da professionista. Sensazioni?
“Qualificarmi è stato il momento migliore della mia vita. Sono felicissimo. Si comincia in Australia, poi Brasile, Fiji, Sudafrica, Tahiti, California. Sono 11 gare in tutto l'anno, 32 partecipanti, solo i migliori. Quest'anno ho avuto la fortuna di fare qualche tappa con loro, ma un tour intero sarà speciale: non vedo l'ora di iniziare.”

Chiudi un 2016 incredibile: campione del mondo under 18 e due vittorie contro la leggenda Kelly Slater, in Australia e in Francia. Non è che vuoi vincere subito il mondiale?
“Vincere per me è sempre fondamentale, ma quest'anno voglio divertirmi e mostrare al pubblico il mio livello, poi vediamo che succede. Però battere Kelly è stato pazzesco, non ci potevo credere. Lui è un alieno: anche solo poterlo sfidare è una fortuna. La seconda volta stavamo a Hossegor, a casa mia, davanti a tutti i miei amici, la mia famiglia. Un sogno!”

Ora però il gioco si fa duro. Su di te c'è anche un hashtag: “#TheArrival”, l'arrivo. Sei un predestinato.
“C'è tanta gente che ha grosse aspettative su di me. Nelle tappe che ho fatto coi pro (grazie a delle wild card, ndr) non avevo stress, non dovevo guardare i punti, pensavo solo al divertimento. Così sono andate bene. L'anno prossimo sarà tutto diverso. Ma sono ottimista, le onde nel circuito mondiale sono giuste per il mio stile di surf: sono grandi, perfette, tanti “tubi”. Però ho solo 19 anni, c'è una carriera intera davanti... Kelly Slater ha 43 anni e surfa ancora! Ma penso sia il suo ultimo anno...”

E quando si ritirerà Slater, Fioravanti avrà altri rivali?
“Avoja, ce n'è di gente da battere: su tutti Gabriel Medina e John John Florence, sono loro i più forti della nuova generazione.”

Che tipo è Leonardo Fioravanti?
“Penso più maturo della maggior parte dei miei coetanei. Giro il mondo da quando avevo 12 anni, non sono per niente timido, mi piace parlare con le persone, conoscere la loro lingua. Ne parlo 5: italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese. Le ho imparate tutte viaggiando.”

E la scuola?
“Sono partito dall'Italia che avevo 12 anni. Da ragazzino ho studiato 6 mesi in California, poi 5 in Australia. Dopo ho trovato una scuola online: i professori mi facevano lezione su Skype e alla fine dell'anno andavo a Roma a fare un esame da privatista. La maturità l'ho presa in un istituto americano.”

Un altro soprannome che ti hanno dato è “The Italian Stallion”: dicono che tu abbia ragazze in tutto il mondo...
“Eheh, vabbè quello fa parte del gioco. Ma il surf viene sempre prima di tutto. Certo, poi ci sono anche altre cose...”

Una vita da sogno. Non può davvero essere tutto così semplice.
“No, per niente. Lasciare casa mia a 12 anni, non vedere mio padre e mio fratello anche per cinque mesi è stata dura. Però ho capito sin da piccolo che l'unico modo per arrivare in alto era questo: stare all'estero, cambiare il mio stile di vita. In Italia si può fare surf ma non ci sono abbastanza onde per diventare un professionista.”

E poi la vita da surfista non è solo onde e birre al tramonto.
“Macché: 10 anni fa era molto diverso. Ora se non sei un atleta non vai da nessuna parte. Mi alleno tanto, faccio attenzione a cosa mangio, vado in palestra. Se non fai così non vinci.”

Little @gopro clip from a fun trip I did with my good friend @aritz_aranburu somewhere in Indo. Hope you enjoy! #GoPro

Un video pubblicato da Leonardo Fioravanti (@lfioravanti) in data:

Di te si parla da quando eri un bambino. Hai cominciato presto grazie a tuo fratello, surfista anche lui. Gli sponsor sono arrivati in fretta.
“I primi contratti li ho avuti a 11 anni: così ho potuto viaggiare con la mia famiglia che mi ha spinto tanto. Hanno creduto tutti in me. Sai, ci sono tanti ragazzini che da piccoli sono fenomeni, le marche investono tanto su di loro, poi spariscono nel nulla”.

Non è il tuo caso: quando hai capito che potevi sfondare?
“Alla prima gara in Australia della mia vita. Avevo 12 anni, sono andato lì da solo, ospite di una famiglia di surfisti del posto. Il livello era altissimo: non sapevo cosa aspettarmi. E ho vinto subito. Lì ho capito che il mio sogno si poteva realizzare. La conferma è arrivata quando a 15 anni ho vinto il circuito europeo under 21: la mia vita era questa.”

Ora ti ritrovi tra i 32 più forti del mondo. Come ti senti?
“Da piccolo guardavo i loro video su internet, mi sembrava venissero da un altro mondo. Stare tra loro è una sensazione indescrivibile. Adesso mi sono qualificato ma ci devo rimanere. Una cosa è certa: farò tutto il possibile ogni giorno per diventare campione del mondo”.

Nel 2020 il surf sarà anche disciplina olimpica: ci hai fatto un pensiero?
“Sì, certo. Immaginare di poter essere il primo italiano medaglia d'oro di surf mi fa venire la pelle d'oca solo a pensarci”.

In Italia forse non ancora, ma nel mondo sei già una star. Ti fa strano?
“Qualcuno comincia a riconoscermi, forse sto diventando un po' famoso, ma non mi interessa. Voglio solo portare il tricolore più in alto possibile. Io sogno che i bambini italiani mi guardino come un'ispirazione per avvicinarsi a questo sport. Il surf è un modo di vivere bellissimo: spero che tra 5 o 10 anni ci siano altri surfisti italiani con me nel circuito”. Potreste augurarvi di meglio?