Lubiana ha ricevuto in delirio i campioni di Eurobasket. Oltre a Doncic, Dragic e compagni, lo sport sloveno ha estratto dal cilindro negli ultimi anni grandi fenomeni: niente male per un Paese di poco più di 2 milioni di abitanti, indipendente solo dal 1991
Il 25 giugno del 1991, la Slovenia chiede l’indipendenza dalla Jugoslavia. Il 17 settembre 2017, Lubiana impazzisce per il successo sportivo più importante del Paese da quando si è staccato dalla Madre Serbia. Una vittoria arrivata, scherzo del destino, proprio contro i ragazzi di Belgrado. Se il sogno di Tito avesse resistito, avremmo avuto un quintetto base composto da Dragic, Doncic, Bogdanovic, Saric e Vucevic e probabilmente avremmo assistito a un Eurobasket in stile Olimpiadi 1992, con scarti medi di 30 punti e partite finite già all’intervallo. La Slovenia è stata la prima artefice in ordine temporale a causare la disgregazione della Jugoslavia, riuscendo però a scampare alla tragica Guerra dei Balcani, che ha invece falcidiato Serbia, Croazia e Bosnia. Lo sport è sempre stato in cima alle passioni di questo piccolo Paese confinante con l’Italia, poco più di 2 milioni di abitanti, ma un concentrato di talento mica da sottovalutare, anche eliminando gli estremi superiori come Doncic e Dragic, rientrati come dei re la scorsa notte a Lubiana, una città ai piedi (e nelle mani) dei due fenomeni della pallacanestro europea.
Tina, la regina delle nevi
Impossibile non cominciare da colei che ha reso la Slovenia famosa in tutto il mondo: Klementina detta Tina Maze. Debuttante nella Coppa del Mondo di sci alpino non ancora maggiorenne, la prima vittoria a 19 anni e la definitiva esplosione tra il 2010 e il 2015, la sciatrice di Slovenj Gradec ha fatto la storia del circo bianco. Quattro medaglie olimpiche, tra cui due ori a Sochi in discesa libera e slalom gigante, 9 medaglie iridate con quattro titoli (a Garmisch-Partenkirchen 2011, Schladming 2013 e Vail/Beaver Creek 2015), la Coppa del Mondo 2013 con 2414 punti e altre tre coppe di cristallo di specialità, 26 vittorie in cinque discipline diverse e 81 podi. Numeri a parte, Tina è stata un simbolo della Slovenia in giro per il mondo, riconosciuta anche per la sua naturale bellezza e simpatia. L’amore incondizionato dimostrato dal pubblico di casa nell’ultima discesa della carriera, lo scorso 7 gennaio a Maribor, è valso più di qualsiasi medaglia.
Ilka, l’erede di Tina
Se Doncic è l’erede di Dragic sul parquet, sulla neve gli sloveni hanno già trovato il rimpiazzo di Tina Maze. Si tratta di Ilka Štuhec, classe 1990, che in questa stagione ha conquistato i Mondiali di discesa libera a Saint Moritz. La concittadina di Maze è esplosa proprio contemporaneamente al suo ritiro: l’oro iridato in Svizzera è stato la logica conseguenza di un anno a dir poco da incorniciare: 7 vittorie in Coppa del Mondo, la seconda piazza nella classifica generale e due coppe di cristallo di specialità in discesa libera e combinata. Un’altra atleta poliedrica delle nevi, in pratica un clone di Tina "la regina delle nevi".
Si salta con i fratelli Prevc
La Coppa del Mondo di salto con gli sci è da un paio d’anni un affare di famiglia. Peter Prevc, classe 1992, è ormai una leggenda del salto: due medaglie olimpiche, cinque iridate, una Coppa del Mondo generale, tre Coppe del Mondo di volo e un Torneo dei quattro trampolini. Il fratellino Domen, classe 1999 come Doncic, sta battendo ogni record di precocità. Al momento, a 18 anni compiuti da pochi mesi, vanta già 5 vittorie e 11 podi e sembra pronto per raccogliere l’eredità del fratello, senza contare il terzo Prevc (Cene, classe 1996) e le due sorelline Nika ed Ema, che pare siano già fenomenali sui trampolini nonostante siano due bambine o poco più. Una dinastia che sogna di aggiungere alla Slovenia qualche medaglia olimpica alle 15 finora conquistate nei Giochi invernali. Sulle nevi, così come in acqua (ottima la scuola di canottaggio e vela, con 100 imbarcazioni presenti alla prossima Barcolana) e sul parquet, la Slovenia si sta trasformando in una potenza dello sport, simbolo di riscatto di un popolo che nell’inno si augura che “la discordia verrà sradicata dal mondo e ogni nostro connazionale sarà libero, in cui il vicino non è un diavolo, ma sarà un amico”. Grazie, anzi hvala.