Che Guevara, 50 anni fa la morte. Quanto amore per lo sport! Allenatore, rugbista, motociclista, idolo di Maradona

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Alberto Pontara

El Pibe de Oro, che si è tatuato il volto del Guerrillero Heroico sul braccio, amava ripetere di lui: “Ha detto quello che ha pensato e ha fatto quello che ha detto”. Oggi, su Sky Cinema Cult, un ciclo di tre pellicole che ripercorrono le tappe della vita del rivoluzionario argentino

Se dici “68” la mente corre all’anno che cambiò la storia del costume. Eppure il 68 deve molto al suo fratello maggiore, il 67. Uno dei più pop di sempre: a Sanremo muore Luigi Tenco, il cantautore ribelle; esce Sgt Pepper dei Beatles; il professor Barnard, effettua il primo trapianto di sempre; muore tragicamente l’asso granata Gigi Meroni.

E il 9 ottobre 1967, cinquant'anni fa viene ucciso a La Higuera, in Bolivia, il comandante Ernesto Che Guevara. Argentino di nascita, panamericano per vocazione, rivoluzionario a Cuba per scelta. Il “Che” incarnava l’ideale di eroe: giovane e bello, affascinante per le donne, sognatore e ribelle in una rivoluzione tropicale che aveva sprigionato  speranze tra gli esclusi del terzo mondo.

La foto “il guerrillero heroico” divenne subito il simbolo del Che. La scattò il cubano Alberto Korda , che la regalò a Giangiacomo Feltrinelli, l’editore milanese molto vicino a Fidel Castro e alla Cuba rivoluzionaria. Il giorno dopo la morte del Che, Feltrinelli fece tappezzare Milano con questa foto. Che da quel giorno divenne una delle icone globali più resistenti all’usura del tempo. Riprodotta su magliette, bandiere e murales in tutto il mondo. Persino tatuaggio scelto da calciatori e sportivi.

Del resto, lo sport ha rappresentato un elemento fondamentale per Ernesto Guevara Lynch de la Serna. A partire dal suo soprannome argentino: lo chiamavano Fuser (furibondo serna) quando giocava a rugby e si buttava nella mischia nonostante i  problemi di asma. Fu anche giornalista sportivo per una rivista che trattava di palla ovale, “tackle”. Poi il calcio. Il Che allenò una squadra di minatori cileni durante il viaggio attraverso il Sudamerica con Alberto Granado e giocò nella squadra di un lebbrosario. Attraversò a nuoto il Rio delle Amazzoni per scommessa (il nuoto fu il suo primo sport). Amò lo sport nazionale cubano, il baseball.  E la moto: quella che usava si chiamava La Poderosa.

Il Che ispirò la nazionale argentina al mondiale di rugby nel 2007. Il capitano Pichot disse infatti del Che: “C’è un legame tra la sua voglia di cambiamento e la nostra voglia di cambiamento”. Per la cronaca i Pumas arrivarono terzi a sorpresa. E poi c’è Diego Armando Maradona, il campione più guevarista nel mondo del calcio. Ama ripetere del Che: “Ha detto quello che ha pensato e ha fatto quello che ha detto”. Maradona si è persino tatuato il Che sul corpo.

Nell’anno in cui il Che se ne andò, il 1967, usciva il capolavoro del colombiano Gabriel Garcia Marquez. “Cent’anni di solitudine”:  la figura di Aureliano Buendia, rivoluzionario indomito, ricorda Guevara.  Era il “Che” quello che si ritrovava davanti a un plotone di esecuzione, la fine della sua storia coincideva con l’inizio di un romanzo da Nobel.

Cosa resta del mito del Che 50 anni dopo? Perché questa icona del 900 resiste ancora? Forse perché il Che rappresentò ideali di coerenza, di purezza e coraggio disinteressato, l’eroe senza macchia sconfitto solo dalla morte. Perché gli eroi sono giovani e belli, perché gli anni passano ma i sogni sono senza tempo.

L'APPUNTAMENTO SU SKY CINEMA CULT


CHE GUEVARA 50
Sky Cinema Cult, lunedì 9 ottobre dalle 18.50 alla seconda serata

Lunedì 9 ottobre, a 50 anni dalla morte di Ernesto “Che” Guevara, Sky Cinema Cult propone un percorso cinematografico che copre in ordine cronologico le tappe della sua vita con tre pellicole. L’omaggio inizia alle 18.50 con I DIARI DELLA MOTOCICLETTA, il ritratto giovanile del Che, interpretato da Gael García Bernal, che dopo la laurea in medicina partì per un avventuroso viaggio nel cuore dell'America Latina. Dalle 21.00 invece vanno in onda i due film firmati Steven Soderbergh - CHE - L'ARGENTINO e CHE – GUERRIGLIA - in cui Benicio del Toro, miglior attore a Cannes, dà vita al rivoluzionario da quando nel 1956 si unì a Fidel Castro per rovesciare il regime del dittatore Fulgencio Batista a Cuba, fino al tragico epilogo quando venne arrestato e ucciso in Bolivia.