La tappa finale della serie di Federico Buffa ci riporta a Roma, tra i protagonisti e gli episodi di un 1968 infuocato da rabbia, speranza, sangue e vittoria. L'ultima puntata di #SkyBuffaRacconta sarà disponibile da giovedì 10 maggio in esclusiva per i clienti Extra da più di 3 anni. Su Sky Sport 1, invece, prima visione alle 23.45 di sabato 12 maggio. Repliche di domenica 13: ore 18 e 00.30 su Sky Sport 1
Cosa sarebbe successo se nel tardo pomeriggio del 4 maggio del ’49 il cielo sopra Torino - come normale in un giorno di primavera - fosse stato terso e l’aereo che trasportava il grande Torino fosse regolarmente atterrato all’aeroporto di Caselle? L’Italia degli anni successivi avrebbe sicuramente vinto qualcosa in più. Ma quel pomeriggio il cielo era plumbeo e quell’aereo non atterrò mai.
Lo specchio in cui il calcio italiano si ammirava andò in mille pezzi. Si sarebbe ricomposto solo 19 anni più tardi, in un’altra primavera, che di essere normale proprio non aveva alcuna possibilità, perché in quelle stesse settimane stava scoppiando dappertutto un fenomeno chiamato 1968.
Nella quinta ed ultima puntata della miserie #SKYBUFFARACCONTA 1968 approdiamo a Roma, al ritiro della Nazionale azzurra all’Acqua Acetosa, il 9 giugno, alla vigilia della seconda finale contro la Jugoslavia per il titolo di campioni d’Europa del 1968. La prima, giocata la sera precedente, era finita 1-1 dopo i supplementari, il regolamento di allora non comprendeva la lotteria dei rigori e quindi, trattandosi di una finale, c’era una ripetizione. Fosse finita anche quella in parità si sarebbe andati all’ordalia del sorteggio, che già ci era stato propizio in semifinale.
Un divertente siparietto tutto “lùmbard” tra Giovanni Lodetti, mezz’ala del Milan titolare della nazionale italiana e Gigi Riva da Leggiuno, ala sinistra del Cagliari (che guiderà i sardi alla vittoria di uno storico scudetto nel ’70), dovuto al vizio del fumo del primo e al nervosismo del secondo per la partita dell’indomani, ci introduce ai temi e ai suggestivi personaggi di questa ultima tappa italiana del giro del mondo sessantottino, proveniente da Parigi, Berkeley, Città del Messico e Praga.
Il colorito storytelling di Federico Buffa, con immagini e canzoni d’epoca, attraversa un anno caldissimo anche per l’Italia, tra gli scontri di Valle Giulia dove c’è l’Università della Sapienza occupata e l’avventura calcistica che conduce al nostro ultimo oro agli Europei.
L'ultima puntata di #SkyBuffaRacconta sarà disponibile da giovedì 10 maggio in esclusiva per i clienti Extra da più di 3 anni. Su Sky Sport 1, invece, prima visione alle 23.45 di sabato 12 maggio. Repliche di domenica 13: ore 18 e 00.30 su Sky Sport 1
Oltre a calciatori e studenti, un protagonista della puntata è Pier Paolo Pasolini, intellettuale innamorato del pallone e critico attento della contestazione (“Avete facce da figli di papà…“ dirà il poeta friulano agli studenti. Mentre tra i poliziotti in assetto antisommossa c’è anche il giovane Michele Placido (che poi racconterà quel frangente storico nel suo film “Il Grande Sogno” del 2009 (facendosi interpretare da Riccardo Scamarcio).
Gli scontri di Roma si inserivano in un contesto ben più ampio a cui, di fatto, il mondo del calcio si rivelava per l’ennesima volta sostanzialmente impermeabile. Aristide Guarneri, con Picchi centrale difensivo della Grande Inter, non si fa nessun problema, nei giorni dei quarti di finale tra Italia e Bulgaria a dire che: “Questo Martin Luther King che è stato assassinato ieri a Memphis, io non l’ho mai sentito nominare”. E di problemi se ne fa ancora meno Mario Capanna, leader del movimento studentesco a Milano, nel luglio successivo, quando dice: “Io non lo sapevo nemmeno che ci fosse stato un Europeo in Italia, tanto meno che l’Italia l’avesse vinto”.
Il calcio non sembra materia per intellettuali, a parte rare eccezioni, tra cui Giovanni Arpino e Luciano Bianciardi. Ma il poeta-calciatore PPP è tutto un altro discorso: sarà uno dei pochissimi intellettuali italiani che continuerà a insistere che il fenomeno calcio è sottovalutato, mentre ha un valore sociale molto più importante di quello che viene detto qui in Italia.
Non restò indifferente ad un’intervista del 1969 fatta dal suo amico e anti-calciofilo Alberto Moraviaal Mago Herrera che - non dimentichiamo - era figlio di un anarchico spagnolo e sosteneva che in Italia il calcio era usato per distrarre gli studenti dalla contestazione e gli operai dalla revolución.
Pasolini non era d’accordo e non gliele mandò a dire al Mago, ma quello che lo scandalizzò, fu l’assenza di reazioni a sinistra. Ancora una volta, quella parte degli intellettuali italiani riteneva il calcio un fatto secondario e lui fino all’ultimo proverà a sostenere il contrario, fino all’ultima intervista del 1975, pubblicata postuma dal “Guerin Sportivo”.
Mai come in quel 1968 politica e arte pedatoria sono state così vicine nel nostro paese. Non a caso un giovane avvocato vicentino, Franco Campana, con un passato come calciatore professionista, pensa a qualcosa fino ad allora impensabile, ovvero un’associazione che tuteli i diritti dei calciatori.
Ha sentito dire che a Parigi durante il maggio del ‘68 qualcuno ha gridato: “Le foot (il calcio) aux footballeurs (ai calciatori)” e pensa che sia arrivato veramente il momento. Si informa e sa che i francesi un’associazione del genere ce l'hanno già, ed è pure bellicosa. Nel luglio del 1968, cinque dei giocatori che hanno partecipato all’Europeo del ’68, vale a dire: Rivera, Bulgarelli, Mazzola, De Sisti e Castano, insieme ad altri calciatori dell’epoca come Mupo e Corelli, fonderanno l'Assocalciatori.
Anche i calciatori, come gli operai otterranno quel che speravano, ovverosia l’abolizione del vincolo, e il loro obiettivo si concretizzerà nel 1981 con la legge 91, la prima a disciplinare realmente il rapporto professionale in campo sportivo e che è ancora oggi in vigore. Ma in quel mese di giugno del ’68 il mondo del pallone ha ben altro da mettere in scena. Da 30 anni gli Azzurri sono a secco di trofei internazionali.
In era repubblicana la nostra nazionale non è andata male, è andata malissimo. L’ultimo successo è Francia 1938. L’ascesa inattesa e irresistibile del team guidato da Valcareggi agli Europei occupa l’ultima parte della puntata in un appassionante crescendo di episodi e ritmo narrativo.
Il sacrificio di Rivera, le battute di Burgnich, la diplomazia di Facchetti, la prestanza di Domenghini, il jolly Mazzola, sono tasselli di un puzzle complesso e fortunato. La Storia - vedremo come - ci conduce in semifinale contro una fortissima Inghilterra, reduce da un mondiale vinto due anni prima, poi in finale contro una irripetibile Jugoslavia di “tutti artisti”, in un catino infuocato da 70 mila spettatori, pronti a impazzire per una vittoria cha ancora oggi non ha eguali in campo continentale.