In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Nelson Mandela e Gino Bartali, uniti dalle scelte: giuste. Lo Springbok Pienaar ricorda Madiba

Altri Sport

Il 18 luglio del 1918 nasceva l’Invictus, il politico, il premio Nobel per la pace, ma soprattutto l'uomo che ha lottato contro l'Apartheid. "Mandela capì subito l'imporanza del rugby", spiega oggi il capitano degli Springboks campioni del Mondo nel 1995". Madiba usò lo sport come strumento per unire un popolo, lo stesso fece Gino Bartali, nato lo stesso giorno, quattro anni prima. Due esempi distanti geograficamente, ma uniti dalle scelte

 MANDELA, IL LEADER CON LA PASSIONE PER LO SPORT

GIORNATA DELLA MEMORIA: 1938-LO SPORT ITALIANO CONTRO GLI EBREI

Condividi:

Oggi Nelson Mandela avrebbe compiuto 100 anni. E avrebbe festeggiato Siya Kolisi, primo capitano nero della nazionale di rugby del suo paese, il Sudafrica. Un evento storico, come storica è quella Coppa del Mondo del 1995, grazie alla quale un paese si ritrova unito, guidato dal suo leader politico e dal suo capitano in campo. Nelson Mandela, 27 anni di carcere sotto il regime dell'apartheid, una lotta instancabile e vittoriosa contro la discriminazione prima e per unire i sudafricani poi. Lo sport diventa strumento fondamentale per Madiba. Perché lo sport unisce. Come quel Mondiale di calcio del 2010 a ritmo di vuvuzela.

Ispira tutti: politici, cantanti, sportivi, segnando la fine del secolo breve, quel 900 contrassegnato da guerre e sangue, e dando avvio al terzo millennio, pieno di incognite, ma sempre con il suo sorriso carico di speranze e privo di vendetta.

18 luglio, lo stesso giorno, ma di quattro anni prima, nasce Gino Bartali. Persino Google oggi gli rende omaggio con un doodle dedicato. Lui, Giusto tra le Nazioni per aver salvato la vita, in silenzio, a centinaia di ebrei durante l'occupazione nazifascista. Lui che 70 anni fa, a pochi giorni dall'attentato a Togliatti, con la Nazione sull'orlo della guerra civile, si rende protagonista di una rimonta leggendaria  al Tour de France su Bobet. Conquista la maglia gialla e contribusce anche lui a unire il suo paese, l'Italia.

Esempi distanti geograficamente, ma uniti dalle scelte. Giuste.

Il capitano degli Springboks del 1995 ricorda Madiba. “Per la prima volta il Sudafrica unito era campione del Mondo”

François Pienaar era il capitano di quel Sudafrica che vinse la Coppa del Mondo che si disputò a Johannesburg nel 1995. Gli Springboks batterono in finale la Nuova Zelanda. “Ero convinto che avremmo vinto”, racconta oggi il rugbista nell'intervista esclusiva a Sky Sport24 in onda oggi alle 16.30 e alle 21.

Un evento sportivo che cambiò la storia di una nazione che solo un anno prima, nel 1994, aveva abolito l’apartheid. Decisivo, in questo processo di cambiamento, il contributo del leader Nelson Mandela.

“Mi tornano alla mente molte cose legate a quella finale e la gente che mi incontra oggi mi dice che ancora ricorda dove si trovava quel giorno. I neri sudafricani, che non avevano mai guardato il rugby, mi ricordavano le feste nei loro villaggi, i discorsi su Mandela e di come erano felici, che noi avessimo vinto quella Coppa del Mondo” spiega Pienaar. “Mandela era un leader incredibile, umile, forte, con visioni meravigliose: ha dato tutto per il suo paese. Voleva davvero che il Sudafrica fosse una grande nazione, la speranza è che i nostri leader seguano le sue impronte.

Ho incontrato Mandela dopo che è diventato Presidente, quel thè insieme a lui è stato incredibile: in quell’occasione non abbiamo mai parlato della Coppa del Mondo, ma lui aveva già intuito quanto il rugby fosse importante per i bianchi sudafricani. Mandela aveva capito che, se avesse abbracciato genuinamente quello sport, avrebbe potuto cominciare a parlare a quella gente nella maniera giusta. Non lo faceva per trarre un vantaggio politico, era un genuino. Lo vedi quando una persona è vera".