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La televisione italiana compie 65 anni

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Paolo Pagani

Il 3 gennaio 1954, esattamente 65 anni fa, si accendeva in Italia un nuovo oggetto. In bianco e nero, costava come una moto e segnò l'inizio di una nuova epoca

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Più che fratelli, tinelli d’Italia: fu in questi locali profumati di minestrone, 65 anni fa, che tutta la nazione guardava accendersi in bianco e nero un nuovo mastodontico oggetto, la tv. Coperta, di solito, da un centrino di pizzo. Il 3 gennaio 1954 era una domenica: alle 11 in punto del dì di festa nasceva la televisione italiana. Gli abbonati erano 90, un apparecchio costava l’equivalente di una moto, 160mila lire, ce n’erano 15mila in Italia, tutti concentrati fra Milano e Torino, il reddito medio pro capite annuo era di 258 mila lire. Comparve dalla sede di Milano la monumentale permanente di Fulvia Colombo, la prima annunciatrice, da allora in poi si sarebbero chiamate signorine buonasera: “LA RAI inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive, buon divertimento” disse. Zacchete. Un’epoca nuova cominciava. Non esistono registrazioni originali: era tutto in diretta. Sarà Ugo Zatterin, dieci anni dopo, a far recitare il palinsesto di quel fatidico giorno. Primi programmi: Arrivi e partenze condotto da Mike Bongiorno alle 14.30, che oggi sembra fatto apposta per pensare al Calciomercato. Il telegiornale andava in onda tre volte la settimana, lo dirigeva dal 1953 Vittorio Veltroni, il papà di Walter. Il primo canone? Venne fissato a 12.550 lire, il più alto d’Europa. Tanto per farci subito l’abitudine.