Alpinismo, K2: team nepalesi conquistano la cima per la prima volta in inverno

ALPINISMO
Lia Capizzi

Lia Capizzi

L’ultimo grande limite dell’alpinismo mondiale è stato superato. Per la prima volta in inverno raggiunta la cima a quota 8611 metri del K2, conosciuta anche come “la montagna degli italiani”. Un gioco di squadra di dieci alpinisti nepalesi, solo uno non ha utilizzato ossigeno. Il record è offuscato dalla morte del celebre spagnolo Sergi Mingote caduto mentre scendeva al campo base.

L’impossibile è diventato reale, il traguardo più grande nella storia dell’alpinismo, quello che era un’ossessione tra gli alpinisti più esperti del mondo, ora è stato raggiunto. Una data e un orario da fissare in una nuova pagina dei record. Alle 17 locali del 16 gennaio 2021 una cordata di dieci scalatori nepalesi ha raggiunto la vetta del K2, l’ultimo ottomila (8611 metri) che era rimasto fin qui inviolato nella stagione invernale. L’impresa è stata possibile grazie alla clemenza del vento e tramite uno straordinario gioco di squadra. I dieci fanno parte di tre diverse spedizioni: il team Nimsdai, il team Mingma G e il Team SST. Ciascuno dei tre gruppi ha completato separatamente l’ascesa, in base ai propri ritmi di salita, ma quando i primi quattro sono arrivati a 30 piedi dalla vetta si sono fermati, in un posto relativamente sicuro, per aspettare gli altri: hanno voluto tagliare il traguardo insieme, tutti e dieci, in segno di fratellanza, come fossero un'unica grande squadra. Nessuno di loro è stato individuato come il primo.

Abbiamo voluto formare un unico gruppo, siamo saliti nell’ultimo tratto insieme cantando l’inno nazionale nepalese”, conferma Nirmal Purja della spedizione Team Nimsdai, famoso per aver scalato tutti i 14 Ottomila nel tempo record di 189 giorni. L’identità nepalese è stata la forza trascinatrice di questo record. Per anni le prime vette degli 8000 metri sono state terreno di conquista di scalatori europei, sempre con il sostegno degli sherpa nepalesi e tibetani che però non sono mai stati riconosciuti a pieno titolo come alpinisti di livello mondiale. Questo storico raggiungimento, considerato prima d’ora irrealizzabile, deve quindi essere festeggiato come il successo di una intera nazione. Guidati da Mingma G e dal team Nimsdai gli sherpa nepalesi erano determinati a mostrare di essere i migliori del mondo, capaci di autofinanziarsi tramite GoFoundMe o di trovare sponsorizzazioni sui social media. “Siamo orgogliosi di aver dimostrato, proprio in un giorno così storico, che la collaborazione e il lavoro di squadra possono superare i limiti di ciò che riteniamo possibile”.

Il traguardo conquistato all'unisono è stato dunque un moto dell’orgoglio sherpa ma anche un gesto di gratitudine per la Montagna Selvaggia come viene soprannominato il K2, che si trova al confinte tra Pakistan e Cina: “Se la montagna ti lascia scalare, nessuna ti ferma”, il motto di Dawa David Sherpa a capo della spedizione Nimsdai.

Giornata offuscata dalla morte di Mingote

Purtroppo la storica giornata viene offuscata dal dolore per la morte di Sergi Mingote, il celebre alpinista spagnolo è scivolato durante una fase di discesa dal campo C1 (6650 metri) al campo base avanzato ABC a quota 5270 metri. Nella caduta si è fratturato le gambe e poco dopo ha perso conoscenza. Il maltempo e il sopraggiungere del buio (l’incidente è avvenuto alle ore 15:45 locali) non ha permesso alle squadre di soccorso di arrivare in tempo. Mingote aveva preparato l’impresa allenandosi sulle Alpi italiane, ai primi di dicembre era in Valle D’Aosta per effettuare gli ultimi test sull’equipaggiamento tecnico. Il 19 dicembre aveva raggiunto Islamabad come leader dell’unico team internazionale SST (Seven Summit Treks) che il  29 dicembre si era unito alle altre due squadre nepalesi al Campo Base. Figura carismatica dell’alpinismo mondiale, uno dei più grandi esperti di sempre degli 8000 metri,  Mingote era anche uno stimato politico della Comunità autonoma della Catalogna ed era stato sindaco del suo comune Parets del Vallès, 23 km a nord di Barcellona. “Sgomento per la notizia dell’incidente che ha messo fine alla vita di un magnifico atleta, ex sindaco socialista di Parets e amico personale”, scrive su Twitter il ministro della salute spagnolo Salvador Illa. Mingote era stato coinvolto nel progetto dall’amico Dawa Sherpa: “Appena mi ha parlato di questa sfida così emozionante e stimolante come il K2, ho subito sentito unl brivido lungo schiena. Conosco bene il K2, è una montagna incredibile, all’idea di affrontarla in inverno sono emozionato e al contempo rispettoso”, così raccontava lo scorso autunno lo spagnolo.

La "Montagna degli Italiani"

Il K2 si trova nella catena montuosa del Karakorum, è la seconda montagna più alta del pianeta dopo il Monte Everest (8848 m), la sua salita è considerata la più complessa e pericolosa al pari dell’Annapurna. E’ conosciuta anche come la “Montagna degli Italiani” grazie alla prima ascesa il 31 luglio 1954 che vide protagonisti Achille Compagnoni e Lino Lacedelli con il contributo fondamentale di Walter Bonatti. Non per niente la via più utilizzata per salire il K2 sul fianco meridionale porta il nome de “Lo Sperone degli Abruzzi”. Sono stati in totale 367 gli scalatori in grado di raggiungerne la vetta nelle stagioni estive, a fronte di un tragico bilancio di 85 alpinisti che hanno perso la vita. Mai nessuno prima di ora, però, era riuscito a domare la Montagna Selvaggia durante le rigide temperature dell’inverno, al contrario dell’Everest che divenne la prima vetta invernale nel 1980. A partire dal 1987 ci hanno provato molte squadre ma tutte senza successo. La stagione invernale aumenta il livello di pericolo, la salita del K2, di per sé tecnicamente impegnativa, diventa un ostacolo a causa del brutto tempo. I venti di vetta raggiungono la forza di un uragano. Ne sanno qualcosa i protagonisti dell’impresa di oggi, al Campo 2 l’intera squadra di alpinisti ha trovato le tende e le attrezzature spazzate via dal vento forte fino a 120 km/h. Senza contare che le temperature dell'aria sono ben al di sotto di -65 gradi e la bassa pressione barometrica dell'inverno significa ancora meno ossigeno, rendendo quasi inesistenti i margini di errore. Proprio in merito all’utilizzo di ossigeno in questa scalata storica, contrariamente alla volontà iniziale in nove hanno dovuto ricorrere all’ossigeno supplementare durante l’ascensione per attrezzare la salita a Mingma G, l’unico dunque dei dieci alpinisti nepalesi a raggiungere la vetta in inverno senza bombola di ossigeno. Ora che l’ultimo grande limite dell’alpinismo mondiale è stato superato meritano una menzione tutti i dieci alpinisti protagonisti dell’impresa storica di mettere piede sulla cima del K2 nel tanto temuto periodo invernale: Nirmal Purja, Mingma David Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Geljen Sherpa, Chiri Sherpa e Temba Sherpa (tutti del Team Nimsdai), Mingma G, Dawa Tenjin Sherpa e Kilu Pemba Sherpa (del Team Mingma G) e Sona Sherpa (della spedizione SST a cui apparteneva lo scomparso Mingote).