Ghazal, la medaglia dello stupore: il bronzo che vale oro per la Siria

Atletica

Lia Capizzi

Majd Eddin Ghazal, bronzo nel salto in alto ai Mondiali di Londra (Foto Getty)
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Sale sul podio e la sua reazione fa capire come questa medaglia valga quanto un oro per la Siria. L'emozione di un atleta che prima di saltare in alto deve saltare oltre mille ostacoli. Ecco la sua storia

La medaglia dello stupore, di certo una delle più emozionanti dei Mondiali di atletica di Londra. Fa tenerezza le reazione con la quale il siriano Majd Eddin Ghazal realizza di aver conquistato il bronzo nella finale del salto in alto. E’ solo la terza medaglia mondiale nella storia della Siria dopo l’oro vinto nell’heptathlon da Ghada Shouaa nel 1995 e il successivo bronzo nel 1999.

Certo, fa un effetto strano pensare che la misura non eccezionale di 2.29 metri possa valere un bronzo mondiale, il rammarico aumenta pensando sicuramente al nostro Tamberi e pure a Fassinotti. La vittoria se l’aggiudica in scioltezza il fuoriclasse  Mutaz Essa Barshim (Qatar) a quota 2.35, argento per Danil Lysenko (2.32m), uno dei 19 atleti russi ammessi a gareggiare senza bandiera.

La misura modesta (2.29) con la quale Ghazal  riesce a salire sul gradino più basso del podio non toglie un grammo al peso specifico della sua impresa. Nella lingua araba il suo nome Majd significa “gloria”. La gloria di chi prima di saltare in alto deve superare e saltare oltre mille ostacoli, dalle peripezie amministrative ai problemi logistici. Si allena in Siria a Damasco senza tanti mezzi, ha solo un allenatore (Imad Sarraj), non ha uno staff personale, non può contare su un massagiatore, su un fisioterapista. Si mantiene facendo l’insegnante di ginnastica. Ogni volta che deve partecipare ad un meeting o a una competizione è costretto ad affrontare una percorso tortuoso tra viaggi e burocrazia: oltrepassa il confine con il Libano, prende un volo internazionale da Beirut e poi staziona per ore e ore in fila negli uffici delle ambasciate per ottenere i documenti necessari, e capita che gli vengano negati. Ai Mondiali ha potuto gareggiare perchè è sbarcato a Londra grazie a un visto di 6 mesi rilasciatogli da un’ambasciata spagnola.

A 30 anni è un veterano, ha partecipato a 4 Mondiali e 3 Olimpiadi, portabandiera della Siria nell’edizione dei Giochi di Rio con il settimo posto nella finale dell’alto, suo miglior risultato prima dell’exploit qui a Londra. Meraviglioso lo stupore del siriano quando realizza di aver il bronzo in tasca dopo che in pedana il messicano Edagar Rivera fallisce il terzo tentativo a quota 2.32m. Le mani sul volto, si gratta le sopracciglia, incredulo come un bimbo, quasi a chiedere: e ora come festeggio? Si piega sulle ginocchia e bacia la pedana. Sul podio il bacio lo riserva poi alla medaglia, abbraccia sia Barshim sia Lysenko e si guarda intorno godendosi l’applauso dello stadio Olimpico di Londra.  Nell’ultima notte dei Mondiali di atletica, venata di malinconia per l’omaggio ufficiale della IAAF a Usain Bolt, gli occhi di Ghazal sono emozione pura.