Nasser Al Khelaifi indagato: patron Psg accusato di corruzione per i Mondiali di atletica

Atletica
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Il patron del Psg finisce sotto inchiesta: l'accusa è aver corrotto, con una tangete di 3.5 milioni di dollari, l'ex presidente della IAAF per far ospitare in Qatar i Mondiali di Atletica del 2017

LA PRECEDENTE INDAGINE SU AL KHELAIFI

Guai giudiziari per Nasser Al Khelaifi. Lo sceicco, patron del Psg, è finito sotto inchiesta per la sospetta assegnazione dei Mondiali di Atletica del 2017. L'accusa, anticipata da Le Parisien e confermata da fonti giudiziarie, è "corruzione attiva", ed è rivolta nell'ambito della stessa indagine anche a Yousef Al-Obaidly, CEO di Bein Sports e membro del consiglio di amministrazione del club parigino. Il giudice del tribunale di Parigi, Renaud Van Ruymbeke, sospetta che l'imprenditore qatariota abbia effettuato un doppio pagamento tra l'ottobre e il novembre 2011 - per un totale di 3.1 milioni di euro - a favore di Lamine Diack, ex presidente della Federazione Internazionale di Atletica (IAAF) e anche lui sotto accusa, perché fosse il Qatar a ospitare il Campionato del Mondo di Atletica del 2017, poi disputatosi a Londra e solo nel 2019 assegnato alla città di Doha. L’indagine, avviata nel 2015, coinvolge la società del fratello di Al Khelaifi, Khaled, la Oryx Qatar Sports Investments (QSI), da cui sarebbero partite le potenziali tangenti a favore di una società senegalese di proprietà di Massata Papa Diack, figlio di Lamine Diack: la Pamodzi Sports Marketing. L'avvocato del proprietario del Psg ha negato tutte le accuse al quotidiano francese. "Al Khelaifi non ha convalidato alcun tipo di pagamento in relazione ai fatti contestati - ha spiegato Francis Szpiner -. Al momento dei presunti pagamenti, il mio cliente non era né un azionista né un dirigente della società Oryx, guidata da suo fratello Khaled. Si scopre, inoltre, che il pagamento effettuato è in realtà perfettamente tracciato e garantisce che Lamine Diack non sia il beneficiario finale". Secondo quanto riportato dal legale dell'imprenditore 45enne, il denaro sarebbe passato attraverso la società di Massata Papa Diack, figlio di Lamine, e avrebbe avuto come destinatario finale la società giapponese Dentsu, azienda che gestiva i diritti di marketing della federazione.