Alex Schwazer, il giallo del dna. A Bolzano udienza chiave sulla perizia dei Ris di Parma

Atletica

Lia Capizzi

L'ex marciatore azzurro fu squalificato 8 anni per recidiva al doping nel 2016. Oggi al Tribunale di Bolzano sarà discussa la perizia dei Ris di Parma sul Dna dei campioni di urine, il cui esito recita 'dati non fisiologici' nelle provette. Aveva ragione Schwazer a urlare "Mi hanno incastrato?". Al Gip Pelino spetta ora una decisione

La sua ultima volta da atleta era stata all’interno di un bar angusto e chiassoso di Rio De Janeiro. Alex Schwazer è seduto, silenzioso, teso, lo sguardo nel vuoto. È la sera dell'11 agosto 2016, il giorno in cui il TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna, trasferito con una succursale in Brasile per tutto il periodo delle Olimpiadi, condanna Alex Schwazer a 8 anni di squalifica, di fatto decretandone la fine della carriera. Schwazer è recidivo, beccato per la seconda volta come disonesto, come dopato. È un secondo inferno, altro che buoni propositi, voglia di riscatto, l'essersi affidato come allenatore a Sandro Donati, colui che ha fatto dell'antidoping una filosofia di vita. Ma Schwazer non ci sta, reagisce, "sono innocente, è una porcata, è un complotto", urla al mondo la sua innocenza. Chiusa la vicenda sportiva viene aperta quella giudiziaria, è una prassi perché in Italia il doping è un reato penale, quindi l'inchiesta in corso al Tribunale di Bolzano deve stabilire l'esistenza di dolo, o meno, da parte di Schwazer. La vicenda però ha sempre avuto dei contorni non nitidi. Tante stranezze, che anche noi più di una volta vi abbiamo riportato a SkySport. Le provette non sono anonime, hanno la scritta Racines, comune di residenza del marciatore. Le provette, dopo il controllo effettuate il 1 gennaio 2016 a casa di Schwazer, restano ferme più di 22 ore a Stoccarda perché il laboratorio di destinazione, a Colonia, è chiuso per feste. Il Gip del Tribunale di Bolzano Walter Pelino chiede un campione delle urine. A Colonia nicchiano, prendono tempo, consegnano pure un campione che non è quello richiesto. Dopo mesi e mesi le urine di Schwazer arrivano finalmente in Italia, nel febbraio 2018 e vengo affidate ai Ris di Parma per una perizia sul Dna. Due campioni di urine: nel campione A il Dna di Schwazer è alto, nel campione B è altissimo. Com'è possibile? Si chiedono gli esperti genetisti dei Ris dei carabinieri. In teoria il Dna con il tempo degrada, diminuisce, stando ad uno studio statistico condotto dagli stessi Ris su un campione di 100 soggetti confrontati con Schwazer.
L'esito della perizia recita la presenza di "dati non fisiologici" nelle provette. Cosa vuol dire? Qual è la traduzione? C'è stata una manipolazione? Aveva ragione Schwazer ad urlare: "Mi hanno incastrato?". Il Comandante dei Ris, il colonnello Giampietro Lago, ha consegnato le 96 pagine della perizia alle parti, cioè alla difesa di Schwazer e all'accusa, rappresentata dalla WADA (Agenzia Mondiale Antidoping) e dalla IAAF (Federazione Internazionale di Atletica Leggera). Al Gip di Bolzano spetta ora una decisione.