Maratona, la missione di Kipchoge a Vienna: 'abbattere' il muro impossibile delle 2 ore

Atletica

Lia Capizzi

Il detentore del record mondiale della maratona, il keniano Eliud Kipchoge, è un uomo in missione. Sabato a Vienna alle ore 8.15 il tentativo di infrangere la mitologica barriera delle due ore. Si chiama 1:59 Ineos Challenge, dal nome dello sponsor che ha finanziato una operazione senza precedenti. Coinvolti anche 41 atleti, supercampioni, che avranno il ruolo di lepri per aiutare e dettare il ritmo a Kipchoge: "Sono pronto a fare la storia e a cambiare la vita delle persone"

Correre 42Km e 195 metri sotto le 2 ore sembra pura fantascienza, almeno fino ad oggi. Tra poche ore potrebbe invece diventare una impresa possibile. Eliud Kipchoge, uno dei più grandi runner di sempre, ci riprova a distanza di due anni e mezzo da quel tentativo effettuato all'autodromo di Monza e svanito per l'inezia di 26 secondi, era il 6 maggio 2017. Successivamente Kipchoge ha corso e vinto due Maratone di Londra e due Maratone di Berlino, l'ultima (2018) sbriciolando di oltre 1 minuto il precedente record del mondo e fissando il nuovo limite in 2h 1 minuto e 39 secondi.

A 34 anni Eliud non vuole più porsi limiti, supportato economicamente dalla Ineos, colosso mondiale nel settore della chimica. Si è preparato a casa sua, in Kenya, con il suo gruppo di lavoro - Sweet Elite Team - guidato dall'allenatore di sempre Patrich Sang (argento nei 3000 siepi alle Olimpiadi di Seul) agli oltre 2000 metri in quota della Rift Valley. Undici allenamenti ogni sette giorni per un totale di 210-230 km ogni settimana. Più che un tentativo è un esperimento, studiato nei minimi dettagli, dalla temperatura tra i 7 e i 9 gradi, all'alimentazione, dai valori fisiologici fino alla città prescelta, Vienna.

Nell’affascinante zona del Prater ecco il percorso veloce e piatto, ben protetto dagli alberi, un circuito di 9600 m da ripetere per quattro volte e mezza. Ad aiutare Kipchoge ci saranno 41 lepri ad alternarsi, a tenere il ritmo. Definirle lepri è fin troppo riduttivo, suona pure offensivo, perché trattasi di supercampioni. C’è il suo grande amico Bernard Lagat, americano nato in Kenya, oro mondiale e bronzo olimpico nei 1500 e oro mondiale nei 5000, Paul Chelimo, argento nei 5000 ai Giochi di Rio 2016, lo svizzero Julien Wanders, primatista europeo della mezza maratona, l'etiope Selemon Barega, argento nei 5000 agli ultimi Mondiali di Doha, i fratelli norvegesi Ingebrigtsen che in Europa sono i dominatori del mezzofondo veloce.

A precederli un raggio laser di colore verde proiettato da un’auto elettrica, è il ritmo da seguire per abbattere la mitologica barriera delle 2 ore. Kipchoge deve correre 422 volte i 100 metri in 17"08, coprire ogni 10mila metri in meno di 28'30", un ritmo di 2'50" al chilometro.

L'eventuale record, dovesse essere raggiunto, non sarà comunque omologato perché il ruolo intercambiabile delle lepri non è previsto dal regolamento. Ma allora, perché mettere in piedi un tentativo simile, che costa moltissimo, ha ovviamente un contorno commerciale e i connotati di un esperimento scientifico? L’obiettivo è dimostrare che nessun essere umano ha dei limiti. Ambizione all'ennesima potenza. Abbattere il muro delle 2 ore, in una maratona, più che un tentativo è una missione spaziale. Eliud Kipchoge dice di sentirsi come Neil Armstrong, un uomo pronto a sbarcare sulla luna... della corsa.