L’ugandese sgretola a Valencia il limite nei 10mila metri imposto 15 anni fa da Kenenisa Bekele: 26'11"00 il suo tempo; l’etiope demolisce in 14'06"65 il primato sui 5mila femminili stabilito 12 anni prima da Tirunesh Dibaba
Una data difficile da dimenticare, 7 ottobre 2020: a Valencia si riscrive un bel pezzo di storia dell'atletica. Due record del Mondo che hanno qualcosa di pazzesco. Quanto hanno influito le scarpe ipertecnologiche che dopo aver sbancato la strada adesso sono arrivate pure in pista? La querelle esiste, possiamo davvero chiamarlo “doping tecnologico”? Diventa inevitabile porsi la domanda nonostante la Federazione Internazionale (World Athletics) abbia autorizzato il nuovissimo modello Dragonfly Spikes della Nike che ricalca in versione chiodata le tanto chiacchierate Vaporfly dei maratoneti.
Nel 2005 quando Kenenisa Bekele stabilì a Bruxelles il nuovo primato del mondo dei 10.000 metri (26’17”53) tutti noi lo definimmo "mostruoso". A distanza di 15 anni siamo andati oltre, ciò che ha fatto Joshua Cheptegei è qualcosa di extraterrestre: 26’11”00. Ha sbriciolato di oltre 6 secondi il precedente primato. Lo voleva dannatamente, lo aveva sbandierato con quella sua sicurezza che sembra arroganza ma in realtà è una granitica consapevolezza. Predestinato già a 18 anni quando conquistò il titolo mondiale Under20 nei 10.000 a Eugene (2014). Un anno dopo ha incontrato il suo attuale allenatore Andy Ruiter che gli ha detto: "Ragazzo, non avere fretta". Ecco che Joshua ha continuato a studiare, si è laureato in Lingue e Letteratura, ha iniziato a lavorare come poliziotto tra un allenamento e l'altro lungo i percorsi saliscendi della sua Uganda. Con pazienza, mattoncino dopo mattoncino, ha fatto il botto in questo 2020 con ben 3 primati mondiali: 5Km su strada, 5000 e 10.000 metri. A Valencia la nuova impresa ha avuto l’aiuto di un led luminoso posizionato sul cordolo della pista, per Cheptegei un riferimento con il tempo da battere, ma c’entra pure la testa e la tecnica vale a dire la sua solidità mentale e uno stile di corsa fluido che in gergo viene definito "economico" cioè il massimo risultato con il minimo sforzo. In patria sta diventando il leader dei giovani ugandesi stanchi di un vivere in un Paese senza libertà di espressione, dilaniato da uccisioni illegali e continue violazioni dei diritti civili come recita l’ultimo rapporto di Amnesty International. Le doti da leader Joshua ce le ha così come le idee chiare per il suo futuro da atleta, vuole cimentarsi nella maratona: “può correrla sotto le due ore”, avvisa l’allenatore. Il re Kipchoge è già avvisato.
Gidey, regina mondiale dei 5.000
Arriva dall'Etiopia la 22enne Letesenbet Gidey che nella serata di Valencia ha anticipato la gara di Cheptegei dando vita ad un 5000 femminile da urlo. Una sinfonia in crescendo, ai 3mila metri saluta e ringrazia le lepri per inseguire la storia. Per rendere l'idea del crescendo della sua prestazione, corre 2'51"10 il primo chilometro e 2'47"48 l'ultimo. Un record da stropicciarsi gli occhi: 14’06”65. Migliora di quasi 5 secondi (4'53") il precedente primato stabilito 12 anni fa dalla connazionale tre volte campionessa olimpica Tirunes Dibaba (14’11”15, Oslo 2008). Pensare che da ragazzina odiava profondamente la corsa, a 13 anni fu addirittura espulsa da scuola per essersi rifiutata di partecipare alle lezioni di educazione fisica. Uno dei suoi tre fratelli l'ha convinta a cambiare idea. Per fortuna.