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L'inferno di Manyonga, campione di salto in lungo: "Mi drogavo e rubavo nelle case"

ATLETICA
©Ansa

L'ex campione del mondo di salto in lungo e argento olimpico ai Giochi di Rio racconta il suo dramma alla BBC:  "La morte di mia madre mi ha distrutto - rivela Manyonga - e mi drogavo per lenire il mio dolore. Rubavo, potevo morire. Ma ora voglio ritrovare me stesso". Squalificato nel 2021, il 31enne sudafricano potrà tornare a gareggiare nel 2024 

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Dall'altare alla polvere. L'argento olimpico a Rio 2016, il titolo iridato nel 2017 e poi la discesa agli inferi, vittima di una droga che gli ha distrutto progressivamente mente e corpo. Luvo Manyonga, 31 anni, era un fenomeno del salto in lungo, quando voleva... era il più forte. Già squalificato per 18 mesi nel 2012 a causa della positività alla metanfetamina, ci è ricascato nel 2021, sospeso dall'ente mondiale dell'atletica per aver infranto le regole dei test antidoping. In particolare, non ha rispettato quella del 'whereabouts', ovvero non ha fatto sapere dove si trovasse per poter essere sottoposto a eventuali controlli a sorpresa. "Dopo la morte di mia madre, nel 2020, le cose per me sono precipitate", ha raccontato il campione sudafricano alla BBC. "Mi drogavo per non sentire il dolore. Volevo solo addormentarmi e non sapere nemmeno che giorno fosse". Il 'tic' è una forma di crystal meth, tagliato con altre sostanze e venduto in cannucce. "Potevo morire - confessa Manyonga - facevo delle cose davvero folli e preferisco non raccontarle tutte... rubavo auto, rubavo nelle case".

Luvo Manyonga nel 2016 ai Giochi di Rio, argento nel salto in lungo - ©Ansa

Manyonga: "Grazie a dio sono ancora vivo"

Il fuoriclasse di Mbekweni (a nord di Paarl, circa 60 km da Città del Capo) potrà tornare a gareggiare nel dicembre del 2024, quando avrà scontato la squalifica che gli è stata inflitta dall'Athlets Integrity Unit. "Ora devo solo ritrovare Luvo. Non il campione del mondo, non il drogato: solo Luvo", spiega ancora al network britannico il lunghista, che ha fatto segnare il record di 8,65 nel 2017, quando si è aggiudicato anche la Diamond League nella sua specialità. "Dio mi ha protetto in quei momenti bui e sono felice di essere ancora vivo". 

Manyonga nel 2017 ai Mondiali di Londra, quando vinse il titolo iridato - ©Ansa
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