Collin Morikawa regala agli Usa il punto decisivo: dopo la sconfitta di Parigi nel 2018, la squadra capitanata da Steve Stricker si riprende il trofeo. E' il 28° trionfo per gli Stati Uniti, che con il 19-9 finale si portano a casa la coppa con il maggior scarto nell'era moderna
Le lacrime in diretta tv di Rory Mcilroy, sono solo una fotografia di uno dei 12 campioni feriti in un’edizione, la 43esima della Ryder Cup, dove l’Europa cede giorno dopo giorno alla supremazia devastante degli Stati Uniti. Una squadra, quella guidata da Steve Stricker, costruita dai migliori giocatori al mondo e da un Tiger Woods, che a distanza, ha lavorato per formare il team più unito e forte di sempre sapendolo ispirare come nessun altro grande campione sa fare. 6-2 dopo il venerdì. L’anticamera dell’inferno europeo. 11-5 alla fine dei match del sabato. 19 a 9 è la sentenza finale al termine degli scontri diretti della domenica che arriva dal campo, tra mille bunker, di Whistling Straits, Wisconsin. Gli Stati Uniti si riprendono la Rydercup dopo cinque anni grazie al contributo di tutti i dodici campioni a stelle strisce a partire da Dustin Johnson, 5 match vinti e 5 punti regalati al team, così come fece Chicco Molinari nella memorabile edizione di Ryder Cup a Parigi nel 2018. Il sigillo finale lo mette Collin Morikawa, due volte campione major, con un tap in per il birdie alla 17 che garantisce il mezzo punto che mette a tacere qualsiasi velletià europea. E’ la peggior sconfitta nella storia della Ryder Cup moderna. Evidente la crisi dei quattro giocatori inglesi, eccezion fatta forse per Ian Poulter che mantiene l’imbattibilità personale nei singoli. Gli spagnoli Rham e Garcia hanno provato a tenere testa agli avversari crollando poi nei match play. Il capitano Harrington ed i suoi avranno tutto il tempo per riflettere sulle ragioni di questa batosta. La Ryder Cup a Roma, tra due anni, si carica di un desiderio forte di rivincita che ci fa già fantasticare...su quella che sarà la prima Ryder Cup tutta italiana.