Scottie Scheffler dimostra che si può essere un gigante nel golf senza fare troppo rumore

“Ha dominato questa settimana. Ha dominato negli ultimi due anni. E’ l’asticella che cerchiamo tutti di superare. E’ un vincitore talentuoso ed è anche una bella persona. Penso sia un meraviglioso ambasciatore del nostro sport”. Così Rory McIlroy chiude la settimana al Royal Portrush, con l’umiltà di un talento unico che fa un passo indietro rispetto ad una forza che oggi non ha eguali, quella di Scottie Scheffler che si conferma non solo il numero uno della classifica mondiale ma anche il dominatore di questi anni nel golf. Con la vittoria nel 153esimo Open Championship, Scottie Scheffler dimostra un’impressionante superiorità. Capace di stare in campo con una lucidità che non ha paragoni con nessuno. Capace di fare sempre un colpo in meno rispetto a quello che serve. Impressionante sul gioco corto. Calmo fino a quando serve, per poi lasciarsi travolgere dalle emozioni sul green della 18 al Royal Portrush la domenica nell’abbraccio pieno di tenerezza con la moglie Meredith ed il piccolino in braccio. Scheffler sale a quota quattro vittorie nei major e dimostra di essere capace di vincere ‘quasi ovunque’ sui percorsi links, come quello del Royal Portrush che ha ospitato questo ultimo major della stagione del golf, sia sui percorsi parkland. Dimostrando assoluta completezza vincendo addirittura nei Giochi Olimpici. Manca ancora un tassello. L’unico major che gli manca ancora è lo Us Open. Il più ostico forse per come settano il campo, il major che forse richiede di più, con più variabili, come ci mostra il rendimento di un gigante come Phil Mickelson: sei volte secondo dal 1999 al 2013. Un dominio più freddo rispetto a quello a cui abbiamo assistito nell’era Tiger Woods, la tigre, il trascinatore di folle, ma questo non deve mettere in discussione il valore di questo talento americano capace di essere superiore a tutti, almeno negli ultimi quattro anni. Scottie dimostra che si può essere un gigante nel golf senza fare troppo rumore. Quando riesce ad avere un grande rendimento sul green diventa davvero ingiocabile. Dimostra di essere il migliore anche nella statistica dei ferri al green. Ora il nome di Scottie Scheffler è stato inciso sulla claret jug, il trofeo che rappresenta il major più antico del mondo con il titolo di Champion Golfer of the year come è stato per Francesco Molinari a Carnoustie nel 2018. Un anno incredibile per il campione americano con i trionfi al Pga Championship nel mese di maggio e all’Open Championship a luglio. Con questo risultato entra davvero nell’olimpo dei grandi. Negli ultimi tre anni nei quattro major tre su quattro se li sono portati a casa i giocatori americani. L’anno scorso addirittura quattro su quattro conquistati dagli americani e in questo 2025 a rompere l’egemonia americana è stato proprio Rory McIlroy con il Masters ad Augusta ad aprile. Certo è che il silenzio religioso con cui i commentatori Silvio Grappasonni e Massimo Scarpa hanno mantenuto durante la camminata di Rory McIlroy verso il green della 18 nella giornata finale era doveroso. Un talento cristallino di 36 anni ma allo stesso tempo capace di essere un faro ed un punto di riferimento per il golf europeo. Un’accoglienza così al Royal Portrush per Rory McIlroy era inevitabile, al di là del risultato finale del fine settimana. Chissà quanto farà emozionare vederlo in campo al Bethpage Black a New York alla fine di settembre per la Ryder Cup. Evento in diretta ed in esclusiva nella casa del golf: SkySportGolf.

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Scottie Scheffler dimostra che si può essere un gigante nel golf senza fare troppo rumore

Francesca Piantanida