La lettera di Giuseppe Giangrande, carabiniere paralizzato, a Manuel Bortuzzo

Nuoto

Il messaggio del carabiniere rimasto in sedia a rotelle dopo essere stato ferito nel 2013, davanti a Palazzo Chigi: "La strada è in salita, ma potrai fare quello che vorrai"

Era il 28 aprile del 2013 e il maresciallo dei carabinieri Giuseppe Giangrande era in servizio davanti a Palazzo Chigi nel giorno dell'insediamento del governo Letta, quando Luigi Preiti apre il fuoco. Giangrande venne colpito, riportò lesioni alla spina dorsale e da quel giorno è costretto a vivere su una sedia a rotelle. È lui, insieme alla figlia Martina, a voler rivolgere un pensiero a Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore ferito lo scorso 3 febbraio da un colpo di pistola. Anche lui resterà paralizzato per le lesioni causate da quel proiettile.

"Carissimo Manuel, ti starai chiedendo chi è che ti scrive questa lettera. Siamo Martina e Giuseppe Giangrande. La nostra è una famiglia un po’ sgangherata che è venuta a conoscenza della tua ingiusta vicenda. Non ti abbiamo mai incontrato di persona, ma per quanto ti possa sembrare incredibile noi ci conosciamo, perché fortuna e sfortuna hanno voluto che la tua e la nostra storia fossero legate da un solo filo conduttore: trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Giuseppe, mio padre, nel 2013 era un carabiniere, la mattina del 28 aprile si trovava a Roma a svolgere il suo servizio di servitore dello Stato davanti a Palazzo Chigi, nel giorno dell’insediamento del governo Letta. Un uomo all’improvviso si mise a sparare contro i carabinieri: colpì per primo mio padre al collo, poi continuò con gli altri. Da quel giorno la nostra vita è stata completamente stravolta. Abbiamo vissuto giorni di panico, poi sono arrivati mesi di speranza. Posso ritenermi fortunata perché mio padre è con noi: parliamo tanto e a volte litighiamo, anche se purtroppo da quel giorno è rimasto tetraplegico. Ma non importa, con la forza di volontà e la tenacia che ha avuto sin dall’inizio, da buon carabiniere, è riuscito a superare dei momenti durissimi che pochi possono comprendere. Sono certa che tu puoi capire a cosa ci riferiamo. Non siamo qui a chiederti o a insegnarti nulla, perché anche tu sin dall’inizio ti sei dimostrato un guerriero, non ti sei buttato giù più del consentito e sei riuscito a vedere il rovescio della medaglia: siamo estremamente contenti e fieri di questo tuo atteggiamento super positivo, ma da uno sportivo come te non potevamo aspettarci niente di diverso. La strada sarà indubbiamente lunga e anche tortuosa, ci saranno giorni belli e brutti, ma tutto servirà a far sì che tu possa rinascere come una fenice e ricominciare una vita nuova e forse anche più bella. Non pensare che lo sport non sarà più parte di te, crediamo che anche se in modo diverso troverai un’altra strada per far parte di quel mondo. Hai la fortuna di avere una famiglia splendida che ti starà sempre vicino, una famiglia che farà a sua volta sacrifici: per questo meritano un ringraziamento speciale. Noi abbiamo avuto il supporto dell’Arma che non ci ha mai lasciato soli e ci ha supportato in tutto e per tutto. Ricorda Manuel, potrai fare tutto quello che vorrai, perché le barriere ce le creiamo solamente noi nella nostra testa, ma possiamo fare tutto: basta volerlo ed essere sostenuti dalle persone che ci vogliono bene. Un abbraccio speciale".