Nuoto, Europei Glasgow: Carraro rana d’oro, Pellegrini d’argento

Nuoto
Lia Capizzi

Lia Capizzi

@deepbluemedia.eu/ Giorgio Scala e Andrea Staccioli
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L’Italia sempre più protagonista agli Europei di nuoto in vasca corta di Glasgow. Meravigliosa doppietta nei 100 rana, oro di Martina Carraro e argento di Arianna Castiglioni. Tra gli uomini Scozzoli è di bronzo. Federica Pellegrini è d’argento, non si accorge della rimonta della più giovane in gara nella finale dei 200 stile

La copertina se la merita Martina Carraro, quanto lo voleva e quanto lo merita questo benedetto oro. La nuova regina della rana non ce ne vorrà se iniziamo parlando di Federica Pellegrini che a Glasgow in questi giorni è pure la sua compagna di stanza nel ritiro azzurro. Perché Fede è Fede, a prescindere. Perché il suo argento nei 200 stile è comunque l’ultimo tassello che compone il mosaico unico della sua carriera. Da qui a Tokyo mancano sette mesi, da qui alle Olimpiadi ogni gara della Divina sarà un piccolo grande addio, al pari dei “Farewell Tour” che mettono in scena i grandi dell’Nba o della musica. Nella Scozia intrisa di leggende e folklore Federica nuota per l’ultima volta i 200 stile di un Europeo in vasca corta. Avrebbe voluto salutare con la medaglia d’oro, ha fatto di tutto per ottenerla, alla vigilia ha dato di stomaco(senza che ciò passi come una scusa) e in acqua si è dovuta arrendere alla grande incognita Freya Anderson. "Non mi ero accorda di lei, non l’ho proprio vista". La britannica non l’aveva considerata. Era difficile assegnare alla debuttante 19enne dai capelli rossi (1’52”77) un ruolo tra le favorite. La Anderson, altissima (1.91 metri), è una novità  ma non è una carneade. A livello giovanile ha vinto tutto, Mondiali e Europei Juniores, qui a Glasgow ha appena ottenuto il suo primo titolo senior nei 100 stile nuotati il giorno prima. A sorpresa fa pure doppietta nella doppia distanza, dalla corsia 6 quasi nascosta inizia la sua rimonta, vola negli ultimi 25 metri (in 27”31 contro i 28”41 della fuoriclasse azzurra) e tocca per prima. Federica è un decimo dietro, 1’52”88. C’è tutto un romanzo dietro a questo podio: sul gradino più alto c’è la più giovane, una britannica dal futuro lucente che ha 13 anni in meno della Pellegrini e 14  rispetto all’olandese Femke Heemskerk (classe 1998). E’ troppo presto per dire se abbiamo assistito ad un passaggio di testimone, aspettiamo la vasca lunga per formulare un giudizio. Con il passare dei minuti Federica inizia a simpatizzare con la medaglia d’argento che ha in mano. La sua testa vaga indietro nel tempo, al suo primo titolo europeo in corta, edizione 2005 a Trieste quando aveva appena 17 anni. Una vita fa. A 31 anni la Pellegrini riesce a mettersi al collo la sedicesima medaglia in vasca corta, la 52esima medaglia in assoluto. All’angolo c’è la vincitrice Freya Anderson che la scruta con devozione quasi a chiedersi:  riuscirò io a fare un decimo di quanto ha fatto nel nuoto Federica Pellegrini?

deepbluemedia.eu/ Giorgio Scala e Andrea Staccioli
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La rana d’oro della Carraro, argento della Castiglioni. Scozzoli di bronzo

Martina è finalmente regina. Negli ultimi cinque mesi la 26enne di Genova ha preso consapevolezza del suo status mondiale. Fondamentale è stata la medaglia di bronzo lo scorso luglio ai Mondiali di Gwangju, riuscire a condividere il podio con le star King (Usa) ed Efimova (Russia), a maggior ragione in vasca lunga cioè quella più importante che vale l’Olimpiade, è stato il turner point della sua carriera. Esplosa giovanissima, a 16 anni l’allora CT Alberto Castagnetti la convocò per i Mondiali di Roma 2009, ha poi alternato alti e bassi, ha lasciato la sua Genova per trasferirsi a Bologna sotto la guida di Fabrizio Bastelli, ha partecipato alla sua prima Olimpiade a Rio 2016 senza però brillare, poi nel 2018 ha deciso di resettare tutto, rischiando, ha posato le valigie ad Imola dove si allena con Cesare Casella e convive con Fabio Scozzoli. Sono innamoratissimi, lui più introverso mentre lei è solare, con quelle smorfie buffe che ricordano la Meg Ryan dei tempi d’oro, Fabio e Martina sono soprattutto due lavoratori meticolosi, ci compensano nel darsi consigli, si supportano. Coppia nella vita e coppia nella rana, la specialità più tecnica del nuoto. A Glasgow Fabio fa il bis, dopo quello nei 50 conquista il bronzo anche nei 100 rana (56”15) dietro all’oro Kamminga (56”06) e all’argento Shymanovich (56”42). L’ennesimo risultato di un campione esempio di tenacia, di resilienza e di sportività, con 29 medaglie tra mondiali ed europei. Martina questa volta lo ha superato, lui non potrebbe esserne più felice. Il sogno è quello di condividere una Olimpiade, insieme non ci sono ancora riusciti, Tokyo 2020 sembra calzare a pennello. La rana di Martina è sempre più efficace, è stata argento nei 50 rana appena vinti dalla baby Benedetta Pilato, ma è nei 100 che meditava il colpaccio (1'04''5) per la gioia di papà Francesco che ha cresciuto lei e la sorella minore Federica dopo la scomparsa della mamma nel 2001. La Carraro sa cosa vuol dire soffrire, non ha paura della fatica, pretende la giusta dose di leggerezza nella vita ma non transige sulla sincerità. Con Arianna Castiglioni, che ha 4 anni di meno,  c’è sempre stata una sana rivalità, da anni duellano  a chi arriva davanti all’altra. si rubano i primati italiani tra di loro. La 22enne di Busto Arsizio, allieva di Gianni Leoni alla Insubrika, ha fatto boom prima di lei a livello internazionale conquistando il bronzo nei 100 rana agli Europei in lunga di Berlino 2014, negli anni successivi ha però penato molto a causa di (molti) intoppi fisici. Hanno continuato a supportarsi, a tifare l’una per l’altra. Per la Castiglioni quest’ argento di Glasgow è il segnale della fiducia, il suo terzo tempo di sempre (1’05”01), il ritorno da guerriera. Martina la festeggia mentre lei, di contro, esulta per l’oro della Carraro. La regina e la vice-regina, che doppietta meravigliosa. Storie d’amore e di amicizia in una rana europea che parla sempre più italiano. Senza dimenticare Nicolò Martinenghi che è tornato ad alti livelli, ha chiuso quinto scendendo per la prima volta sotto i 57 secondi (56”70).