Bridi: "Il nuoto è una questione di cuore. E sarà sempre e comunque il mio grande amore"

Arianna Bridi ha tante cose da dire, tante emozioni da condividere. E non potrebbe essere altrimenti. La sua carriera si è interrotta sul più bello, nel maggio 2024, a pochissime settimane dalle prime Olimpiadi della carriera, dopo aver conquistato il pass per nuotare nella Senna nonostante due operazioni al cuore e quasi due anni di stop. Il suo palmarès racconta, tra gli altri, di un titolo di campionessa europea e di un argento ai Mondiali di Doha 2024 come ultimo trionfo - in squadra con il suo mito e grande amico Gregorio Paltrinieri - ma la sensazione è che, con un po' di fortuna in più, i titoli di Arianna sarebbero potuti essere molti di più. Poco importa. Oggi il nuoto rimane un meraviglioso veicolo per evadere, un mondo in cui sentirsi libera e scoprire nuove sfumature di se stessa: spunti che ritrova anche nell'amore per la lettura, una passione scoperta durante i mesi di stop forzato e che oggi porta sui social per raccontare il suo percorso. Perché Arianna ha tante cose da dire, tante emozioni da condividere ma soprattutto è molto di più di una semplice nuotatrice. Com’è stato il tuo primo approccio con il nuoto? “Ho iniziato a 6 anni. Me ne sono innamorata fin da subito al di là dei risultati, anche perché non è che fossi granché. A 11 mi sono buttata nel Lago di Caldonazzo per la mia prima quattro chilometri: quando sono uscita dall’acqua sapevo con esattezza cosa avrei fatto nella vita, avevo trovato la mia dimensione. Nuotare in acque libere era la cosa più bella che avessi mai fatto, e questo aspetto non è mai cambiato fino alla mia ultima gara. Ancora oggi è il luogo dove in assoluto mi sento più me stessa”. Che differenze ci sono con un nuotare ‘da piscina’? “La differenza maggiore è nella durata delle gare. In piscina la più lunga dura circa 15 minuti, che sono i 1500 metri. In acque libere la distanza più grande è 10km, ossia più di due ore, otto volte tanto. La preparazione è più incentrata sull’aspetto aerobico, quindi nella quantità di vasche a ogni seduta di allenamento. Per forza di cose un nuotatore di fondo passa molte più ore in vasca di un nuotatore da piscina”. E per le condizioni di gara? Nel mare la temperatura e le correnti dell’acqua cambiano di continuo, per non parlare delle punture di medusa… “Quando mi allenavo con il gruppo di Ostia capitava di ricreare le condizioni di gara, come le rotte verso le boe o il nuotare in gruppo. È evidente che non si può fare in tutte le stagioni. Una qualità fondamentale di chi nuota in acque libere è la capacità di adattarsi, perché le situazioni cambiano più volte in ogni gara. In piscina invece è più raro avere un imprevisto, perché dimensioni e temperatura della vasca sono regolamentate. Un atleta di fondo, se vuole essere forte, deve essere in grado di estraniarsi e di pensare solo alla competizione”. Settembre 2020, Capri-Napoli. Una gara da ricordare. “Quell’anno per colpa della pandemia tanti eventi erano stati cancellati. Con il mio allenatore decidemmo di tentare la Capri-Napoli, una delle poche gare importanti rimaste, con l’obiettivo di fare il record. Quando è uscita la lista di partenza abbiamo notato che avrebbe partecipato anche Ana Marcela Cunha, la più forte fondista degli ultimi 15 anni. Abbiamo capito subito che il vero obiettivo sarebbe stato battere lei. Ricordo Fabrizio Antonelli, il mio allenatore, che mi disse: “Fai tutto ciò che fa lei”. Nella mia testa c’era solo Ana Marcela. Solo a qualche chilometro dall’arrivo ho saputo che eravamo davanti a tutti, ma non l’ho realizzato fino al traguardo, quando dopo aver vinto in volata con Ana Marcela mi sono girata indietro e ho visto che non c’era nessuno. Solo dopo sono arrivati gli uomini. In quel momento ho realizzato che avevo fatto una piccola impresa, con tanto di record, sia femminile sia maschile”. Poco dopo però è iniziato un periodo complicato. “A inizio 2021. Subito dopo la Capri-Napoli. Durante un controllo al Coni mi trovarono dei valori fuori scala, eppure io mi sentivo benissimo. I dottori mi diedero un’idoneità sportiva di soli quattro mesi. In questo periodo gareggiai in Coppa del Mondo e ai campionati italiani, dove feci delle prestazioni terribili. Mi sottoposi a un’altra visita e il risultato fu che il numero di extrasistole era decisamente aumentato. Altra visita, stavolta approfondita: leggera miocardite. Quanto bastava per essere bloccata dai medici. Era maggio 2021, appena prima degli Europei”. E poi? “Inizialmente si parlava di uno stop di un mese. Poi sono diventati tre. Poi sei. Mi sono sottoposta a una prima operazione chirurgica, che ha dato buoni risultati ma non ancora ottimali per gli standard del Coni. Allora dopo qualche tempo mi sono sottoposta a un secondo intervento per riavere la mia idoneità agonistica. Alla fine prima di rientrare in vasca ho dovuto aspettare un anno e otto mesi, fino al dicembre 2022”. Il rientro com’è andato? “Fino a marzo non feci mai doppie sedute di allenamento, erano troppo pesanti. Poi Fabrizio, il mio allenatore, mi chiese se mi sentissi di fare la Coppa LEN: una 10km dopo appena tre mesi dal rientro. Ricordo che ne parlai con Gregorio Paltinieri, che mi diede un gran consiglio: “Se non ti importa del risultato e se vuoi goderti il ritorno in acqua, falla”. Pensai a quale fosse davvero la ragione del perché nuotassi, se i risultati o l’amore per lo sport. Tornai in acqua il mese successivo in Israele, per la Coppa Europa”. Ricordi le sensazioni? “Fu un’emozione bellissima e fortissima, mi sentivo come se non avessi mai abbandonato l’acqua. La stessa sensazione che provi quando ritorni a casa dopo un lungo viaggio. Arrivai settima o ottava, non lontana dal gruppo delle prime, nemmeno una brutta prestazione! Ma la cosa più importante è stata ripartire, avere come la sensazione di non essermi mai allontanata dal mio sport”. Nel 2024 però c’è un’altra svolta nella tua carriera. “A fine 2023 mi sono qualificata per rappresentare l’Italia ai Mondiali di Doha, dove c’erano in palio i pass per i Giochi. A febbraio 2024 gareggio ai Mondiali, arrivando ottava e conquistando la qualificazione per Parigi. Appena rientrata in Italia però ho affrontato delle visite di routine con il Coni, e la mia situazione di salute era leggermente peggiorata. Su suggerimento dei medici sono stata un paio di mesi senza allenarmi, per capire se i valori si erano alterati a causa dello stress. Un periodo che ho affrontato con molte difficoltà, considerando l’avvicinarsi dei Giochi. Passati i mesi di ‘de-training’ i parametri erano ancora identici, così il Coni ha deciso di fermarmi e di non concedermi l’idoneità per andare a Parigi”. Per Tokyo 2020 non ti eri qualificata, per Parigi 2024 hai dovuto rinunciare per problemi di salute. Qual è il tuo rapporto con le Olimpiadi? “Nel 2019, verso Tokyo, ero convinta di poter gareggiare per una medaglia. Non esserci arrivata è stato un mio errore di lucidità. Rimpiango molto di più quei Giochi, perché li ho mancati per un mio sbaglio, per mia inesperienza, perché non ho saputo mettere in acqua tutte le mie capacità. Verso Parigi invece ho giocato tutte le mie carte. Me l’ero guadagnata, stavolta godendomi anche tutto il percorso di avvicinamento. Poi per motivi di salute non ho potuto prendervi parte. Stavolta però avevo la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile, stavolta non era più dipeso da me. Infatti mi rammarico di più per Tokyo”. Le Olimpiadi sono una mancanza nella tua vita da atleta? “Parlando da atleta lo sono. Così come vedo altri buchi nel mio medagliere e nelle mie esperienze sportive: nel 2020 c’era la pandemia, nel 2021 e nel 2022 non ho potuto gareggiare per problemi di salute. La possibilità di mettermi in gioco e di lottare per altre medaglie è una cosa di cui sento la mancanza. Come atleta. Come persona invece, credo che questa mia ‘avventura’ mi abbia fatta crescere molto; lottare per superare le difficoltà degli ultimi anni mi ha reso umanamente ricca”. Qual è insomma il tuo rapporto con il nuoto oggi? “Il nuoto è ancora il mio grande amore. Quando sono stanca o nervosa mi butto in acqua con un paio di occhialini, faccio andare le braccia e tutto torna in equilibrio. Lo faccio anche per tenermi in forma, visto che i dottori mi hanno consigliato di non fare una vita sedentaria. Ho scoperto anche la bellezza di guardare le persone nuotare. Quando posso vado a Ostia e seguo gli allenamenti di Fabrizio Antonelli, vedere la grinta e la passione dei miei vecchi compagni ha il suo fascino. Anche se in acqua si sta comunque meglio”. Sul tuo profilo Instagram ci sono moltissime citazioni letterarie. Quanto i libri ti hanno aiutata nel tuo percorso? “Fino ai 20 anni non sono stata una grande lettrice, è una passione che ho scoperto durante la pandemia. I libri sono stati e sono tuttora un modo per evadere dalla realtà: amo scoprire questi mondi diversi e cercare di trovare una parte di me stessa in ogni romanzo per arricchirmi. Mi piace immedesimarmi nello scrittore, cercando di capire il ragionamento e il percorso che c’è dietro a ogni pagina”. Ce n’è uno in cui ti identifichi in modo particolare? “Uno in particolare no. Mi identifico più nelle citazioni, nelle frasi, che sono poi quelle che pubblico anche sui social. Perché mi hanno lasciato qualcosa, sia all’interno del libro sia in qualche frangente della mia vita. Per esempio quando ho letto ‘L'insostenibile leggerezza dell'essere’ di Milan Kundera mi sono ritrovata in molti passaggi. Ma leggo anche per il piacere di estraniarmi dalla realtà, in questo momento ho appena terminato un romanzo che parla di fisica, ‘Helgoland’ di Carlo Rovelli”. Il libro che hai sul comodino adesso? “Ho ‘L’amore ai tempi del colera’ di Gabriel García Marquez. Ma devo ancora iniziarlo, lo leggerò tra una gara e l’altra di questi Mondiali”. Abbiamo parlato dei social media. Quanto sono un mezzo importante per raccontare il tuo percorso? “Prima della miocardite li consideravo solo come un mezzo per le sponsorizzazioni. Poi, quando hanno cominciato a uscire i primi articoli sulla mia condizione di salute, ho iniziato a ricevere tanti messaggi di persone che condividevano la mia stessa situazione. Mi sono detta: “Magari posso essere di ispirazione per qualcuno”, e ho iniziato a raccontare il mio viaggio per i miei follower, nella speranza di dare loro un po’ di conforto. Perché esistono anche i momenti negativi e le brutte notizie, ma uno spiraglio di luce esiste sempre, bisogna solo capire come aggirare l’ostacolo”. Come sta Arianna oggi? “Sto bene. Ma non posso dire di essere mai stata particolarmente male, nel senso che la mia situazione è sì grave ma non mi ha mai provocato dolore, questa cosa di certo ha facilitato il mio percorso. Gli ultimi esami hanno dato esito positivo. Sono tranquilla, vivo in serenità. So di non poter più essere un’atleta agonista ma Arianna è tante altre cose, non solo una nuotatrice: ho i miei libri, i miei sogni, l’università. Soprattutto posso ancora nuotare. Finché posso buttarmi in acqua e fare qualche bracciata sono serena”. Tra le tante cose che fai c’è anche la commentatrice per Sky Sport. Che effetto ti farà vedere le gare dall’altra parte? “Mi sono presa questa prima settimana del Mondiale per rilassarmi durante la giornata e seguire al meglio le gare durante la notte. Vorrei vederne il più possibile in diretta. Cercherò di fare un commento che lasci trasparire anche le emozioni di chi è in acqua, essendoci passata. Punterò molto sul lato emotivo. Sarà difficile lo so, ma è una bella sfida. Oltre a un sogno che si realizza, è un mondo che mi affascina tantissimo”. In che modo ti sei preparata? “Inizialmente ho provato a simulare delle telecronache di precedenti eventi ma ero troppo rigida. Mi sono imposta di essere più naturale possibile e di far passare il mio amore per questo sport. Anche perché i ragazzi in acqua li conosco tutti benissimo: so a memoria sia tutta la parte tecnica sia quella umana. Spero di riuscire a fare un commento ‘da Arianna’, magari non troppo professionale ma sicuramente molto spontaneo”. Quale atleta, o gara, seguirai con particolare attenzione visto il tuo trascorso? “Penso di essere una delle più grandi fan di Gregorio Paltrinieri, nella mia cameretta a Trento ho ancora un articolo di giornale appeso sopra al letto della sua medaglia a Rio 2016. Greg è la persona che per me rappresenta di più questo sport, oltre ad avermi aiutato tanto nel mio percorso. Poi sono molto legata a Barbara Pozzobon, che oltre a essere una mia amica è stata una fonte di ispirazione in ogni allenamento. E poi anche Ginevra Taddeucci e Giulia Gabrielleschi, con cui sono cresciuta. Ma conosco abbastanza bene quasi tutti. Spero di riuscire a trasmettere quello che provano in quei momenti, a portare un minimo il pubblico nella loro testa. Sono super emozionata all’idea di vederli in gara”.

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Bridi: "Il nuoto è una questione di cuore. E sarà sempre e comunque il mio grande amore"

Simone Dagani